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"-Se hai qualcuno che ti ama, forse ti salvi.
-E se non ce l’ho?
-Ti salvi da sola.
-Nessuno si salva da solo."

Mario

"Quindi mi stai dicendo che quello stronzo aveva il coraggio di portarsi gente a casa vostra e scoparsela mentre tu lavoravi?"
Mario annuisce appena, sotto lo sguardo sconvolto e disgustato di Valentina.
"Che pezzo di merda!" Esclama l'amica, facendolo sorridere divertito.
Valentina è la sua migliore amica. La persona a cui deve tutto. La persona che lo ha aiutato, lo ha capito quando nessuno lo faceva. Quando i suoi genitori non riuscivano ad accettare che lui potesse amare un altro uomo. Valentina c'è sempre stata, è un po' la sua famiglia, la spalla su cui piangere, la persona con cui ridere. Chissà come farebbe se lei non ci fosse. Un brivido lo percuote a quel pensiero. Gli torna in mente Claudio. Claudio che il suo migliore amico lo ha perso. 

Chissà come sta adesso. Chissà se pensa anche lui di continuo alle nostre dita intrecciate. Chissà se anche i suoi sogni sono uguali ai miei. A quelli che mi tormentano ogni notte.

"E ora? Come stai?" Valentina gli afferra la mano preoccupata, risvegliandolo dai suoi pensieri.
E lui non ha difficoltà a dirlo. A dire ciò che gli viene automatico rispondere.
"Sto bene Vale!" esclama di getto, alzando le spalle.
Valentina lo osserva con un'espressione indecifrabile in volto.
"Stai bene? Sei stato tradito e stai bene?"
"Beh si, direi di sì." Si limita a rispondere, divertito dall'espressione dell'amica. Valentina annuisce con un piccolo sorriso in volto.
"Io te l'ho sempre detto... Che in fondo a te di quello non è mai fregato nulla. Ma tu continuavi a stare con quel coglione. Chissà perché poi."
Mario le sorride. Poi decide di parlargliene perché ne ha bisogno. Ha bisogno di parlarne con qualcuno o finirà per esplodere.
"La verità è che in questi giorni ho un casino in testa. Ti...ti ricordi dei miei sogni? Quelli in cui... Insomma..."
"Quelli in cui scopi con un tizio che hai conosciuto in discoteca anni fa?" Valentina e la sua schiettezza.
"Vale!" esclama divertito guardandosi intorno, visto che sono in un bar e c'è un sacco di gente intorno a loro. Fortunatamente nessuno sembra aver sentito.
"Beh comunque si...il ragazzo del sogno..." E sta per dirglielo mentre Valentina lo guarda attenta. Lo sta facendo ma il suono insistente del suo cellulare lo interrompe. E il nome su quel display gli fa sgranare gli occhi per la sorpresa. Il cuore comincia a martellargli in petto.
Claudio.
"Claudio?" risponde così, semplicemente pronunciando quel nome, sperando che l'altro non si accorga del tremore nella sua voce.
"Mario io...scusa se ti ho chiamato, lo so che oggi è il tuo giorno libero e che abbiamo appuntamento domani ma... Sono a casa e non sto bene. E di solito in questi casi chiamo Paolo ma abbiamo litigato e io..." si interrompe, ha la voce rotta, il respiro corto. E Mario sa che non dovrebbe. Che non lo dovrebbe fare. Che non è quello il suo lavoro. Ma lo fa.
"Dove abiti? " Afferra il telefono di Valentina per appuntarvi l'indirizzo, poi saluta di fretta e chiude la chiamata.
"Amò io devo andare!" Esclama, lasciando i soldi del caffè sul tavolo e un bacio affettuoso sulla fronte a Valentina, che lo guarda perplessa. Non le dà neppure il tempo di replicare.
"Ti racconto tutto dopo, promesso!"

L'appartamento di Claudio, così come il bar in cui lavora, è a pochi passi dal suo studio. E Mario si ritrova a pensare a quanto sia strano. Lo ha avuto per tutto quel tempo a pochi passi, lo ha sognato ogni notte, eppure fino a qualche settimana fa non lo aveva mai incontrato neppure di sfuggita. Il portone di ingresso del vecchio palazzo è aperto, così si ritrova a salire quelle scale, con l'odore forte della polvere intorno a lui, e a leggere ciascun nome sotto ogni campanello fino al terzo piano. È lì che trova inciso su una piccola targhetta il suo nome. Prende un respiro profondo, prima di premere sul campanello. Si trova a battere nervoso il piede per terra, in attesa. Ha paura. Di ciò che troverà oltre quella porta. Di ciò che potrebbe succedere. Di Claudio. Dei suoi occhi. Ha paura eppure non vede l'ora di vederli quegli occhi. E passano solo pochi secondi prima che li veda sul serio.
Claudio è spento, fragile come cristallo di fronte a lui. Lo osserva con gli occhi rossi e gonfi, colmi di lacrime intrappolate lì, che non ne vogliono sapere di scendere. Ha i capelli scompigliati, il respiro irregolare, la tuta che gli va larga. Ed è bellissimo. Mario non può proprio fare a meno di pensarlo.
Sta per parlare ma l'altro lo interrompe, posandogli leggero le dita sulle labbra. E Mario sente il vuoto allo stomaco, il vento caldo, le farfalle, il groppo in gola. Deglutisce e rabbrividisce per quel contatto, per quella pelle calda e morbida sulle sue labbra. E resta fermo, immobile, in silenzio, in balia di tutte quelle emozioni, incapace di fare altro che non sia puntare gli occhi nel verde. In quello sguardo spento eppure così pieno di luce.
"Non chiedermi come sto. Ti prego, almeno per oggi non farlo."
Mario non può fare altro che annuire a quella richiesta, mentre Claudio sposta le dita tremanti dalle labbra, al collo, per farle scivolare poi sul petto, fino al braccio. Fino ad incontrare la mano di Mario. E Mario non può fare a meno di stringerla quella mano, lasciandosi trascinare dentro. Si guarda intorno, in quella casa troppo piccola. Troppo disordinata. Troppo fredda e vuota. Un brivido lo pervade perché quella casa rappresenta fin troppo bene il malessere di Claudio. La sua sofferenza. Prende finalmente l'iniziativa e si siede sull'unico divano presente nella stanza. Claudio fa lo stesso. Ma questo divano non è come quello del suo studio. È molto meno spazioso, troppo poco per due persone, così si ritrova il corpo di Claudio praticamente attaccato al suo. Ma l'altro non sembra farci caso. Lui invece non riesce a restare indifferente. Si muove nervoso su quel piccolo divano, con quel corpo caldo a toccargli la pelle scoperta del braccio.
"Scusa se ti ho disturbato nel tuo giorno libero." gli sussurra Claudio, con gli occhi incatenati ai suoi. Talmente vicino da sentire il suo respiro irregolare infrangersi sul viso.
"Non importa." riesce solo a sussurrare Mario in risposta. E non sa proprio cosa dire. O cosa fare. È paralizzato. Non ricorda più il suo ruolo. Non ricorda più cosa sia giusto dire e cosa no. C'è solo Claudio, i suoi occhi stanchi e spaventati, quella casa troppo piccola. C'è il profumo di Claudio. Si percepisce in ogni angolo.
"È solo che... Sai, quando abbiamo parlato... Mi sono sentito bene. Per la prima volta dopo tanto tempo. Tu... La tua vicinanza... Mi fa stare bene." sussurra appena. Ma Mario sente tutto. Ogni sospiro tra una pausa e l'altra. Percepisce ogni più piccolo tremore nella voce.
"Claudio..." Cerca di dire, venendo subito interrotto dall'altro.
"Lo so! So che non ti dovrei dire queste cose. Ma volevo dirtele."
Poi succede tutto in fretta. La mano di Claudio che torna sulla sua e la stringe per poi sollevarla in un contatto palmo a palmo, un gesto che forse è stato già di altri ma che da oggi è solo loro, la mano di Claudio che sale sul braccio, in una carezza morbida e calda, su fino al collo. Si ferma sulla nuca di Mario e la accarezza con estrema delicatezza. Mario lascia andare un sospiro quando quella stessa mano afferra la sua nuca con decisione. Claudio lo avvicina a sé, portando il viso di Mario a pochi millimetri dal suo. Fronte contro fronte. Mario si perde nel verde, ma è tanto, troppo. Chiude gli occhi, perdendosi nel tocco delicato di Claudio, che ora ha preso ad accarezzargli la guancia. Non apre gli occhi neppure quando il naso di Claudio sfiora leggero la sua barba, neppure quando Claudio respira forte sulla sua pelle. Si perde in tutte quelle sensazioni, nelle emozioni di quei tocchi delicati. Si perde nelle labbra morbide di Claudio che gli baciano con lentezza l'angolo della bocca e che poi si spostano, sfiorando appena le sue labbra. Il fiato caldo di Claudio su di lui. Le sue labbra che sfiorano le sue, che stanno per assaporare le sue. E poi un attimo di lucidità.

Che cazzo sto facendo?

Si allontana come scottato. Si allontana come se si fosse appena svegliato da uno di quei sogni in cui Claudio gli morde le labbra e gli graffia la schiena. Si allontana con la voglia di non farlo, trovando la forza in chissà quale angolo nascosto di sé. Si allontana con la speranza che Claudio lo capisca.
"Ci vediamo domani allo studio, Claudio." sussurra con voce tremante, raccogliendo le poche forze che gli restano per andare via. Lo guarda un' ultima volta. Quel verde in cui si sente sprofondare, annegare. Quel verde in cui vorrebbe perdersi, perdersi e basta. Poi va via. Per la prima volta è lui a scappare. Anche se vorrebbe solo restare ancora un po', ancora un altro minuto, per lasciarsi accarezzare da quelle mani grandi e forti che è sicuro lo tormenteranno anche questa notte.

Sarò quel vento che ti porti dentroМесто, где живут истории. Откройте их для себя