A quel punto, mentre pensava che Louis fosse davvero l'unica cosa che gli era rimasta, quest'ultimo lo chiamò. 
Harry si asciugò in fretta le lacrime e prima di rispondere fece un profondo respiro. Non voleva che Louis capisse che aveva pianto.
"Lou?" Rispose. Il ragazzo dall'altra parte del telefono, stette in silenzio per qualche secondo,  ed Harry potè immaginarlo accigliarsi.
"Perchè stai piangendo?"

Harry sorrise, perché nonostante gli sforzi fatti, Louis l'aveva capito comunque.
"Non sto piangendo" mentì. 
"Quindi non posso venire lì a consolarti con due pizze e le mie braccia?"

"Oh invece puoi, devi farlo adesso! Ti prego vieni qui" ammise allora Harry, con un tono quasi lamentoso. Il riccio pensò che Louis potesse venire a casa sua, perché i suoi genitori erano partiti e per almeno due settimane non ci sarebbero stati, mentre sua sorella Gemma studiava ad Oxford. La cameriera non avrebbe dato fastidio.

Louis ridacchiò appena, "Mi dici dove abiti che non l'ho ancora capito, poi vado in pizzeria". Harry gli spiegò dove fosse casa sua di preciso, poi si salutarono ed il riccio cominciò ad aspettare.

Harry sentì la porta aprirsi al piano di sotto, e corse lì pensando che fosse Louis -anche se quest'ultimo non aveva le chiavi. Quando raggiunse l'ingresso vide Annah, la domestica, con due buste in mano.
Le fece cenno di dargliele e contro le proteste della donna, le prese e le portò sul tavolo della cucina. Annah sospirò seguendolo, "Grazie tesoro", gli disse con un sorriso.
"Prego...", Harry stava per uscire dalla stanza quando gli venne un'idea, "Annah, fai una cosa:  prenditi la serata libera, okay?"

"Ma, Harold..." cercò di protestare, ma il ragazzo le puntò l'indice e alzò le sopracciglia. "Fallo e basta, te lo meriti. Va dai tuoi figli, salutami i tuoi nipoti..." Harry le sorrise uscendo dalla camera. Aveva saputo che la figlia di Annah aveva avuto ben due gemelli. Harry aveva uno strano amore per i bambini.

"Grazie mille!" Esclamò la donna, e dopo sì e no venti minuti era andata via.
Harry non aveva visto il grembiule di Annah appeso vicino alla dispensa per così tanto tempo, che adesso sembrava qualcosa fuori posto.

Louis non era ancora venuto, fortunatamente. Anche se Harry sapeva che Annah sarebbe stata dalla sua parte, preferiva tenere la sua relazione con Louis ancora segreta per un bel -bel, bel, bel, bel- po'.
Harry andò ad aprire quando qualcuno suonò alla porta, e si ritrovò di fronte a Louis, con due cartoni della pizza impilati sulla mano. Il suo cuore si sciolse per lo sguardo di Louis, e prese le pizze in mano, spostandosi poi per farlo entrare.
"Quanto ti amo!" Esclamò, annusando il buon odore che proveniva da quei cartoni.

"Perchè sono venuto a piedi da Trafalgar fin qui?"
"Per un sacco di motivi... e la moto?" Chiese stranito.
"Il mio gioiellino è rotto" Disse Louis facendo qualche passo dentro.
"E la BMW?"
"Ma quella non è mia", disse Louis facendo preoccupare il suo ragazzo, "È di Zayn".
"Ah" mormorò solo Harry un po' sorpreso. "Ma tu hai la patente per l'auto vero?"
"No" ammise Louis, guardando Harry negli occhi senza nessuna vergogna. Rimasero a guardarsi, Harry quasi sconvolto. "Ma..."
"La scuola guida per l'auto costa troppo, che vuoi?"
"Non è normale, questo lo sai vero?"
"Io non sono normale, questo lo sai vero?" Harry non seppe rispondergli.

Louis ridacchiò mentre chiudeva la porta, ed Harry vide che stava per parlare ma si interruppe. Si stava guardando intorno, camminando lentamente per il grande salone.
"Mamma mia..." mormorò. Harry sorrise appena senza rispondergli, e andò verso le scale a chiocciola lasciando che Louis lo seguisse. Al piano di sopra c'erano tutte le camere da letto, ed ogni volta che Harry voleva andare in camera sua, doveva percorrere un primo, lungo, corridoio e svoltare a destra; lo fece anche quella volta, guadagnandosi un "A saperlo, avrei portato un gomitolo" di Louis.

"E a che ti sarebbe servito un gomitolo?" Chiese Harry entrando nella camera e chiudendo la porta.
"Ad uscire di qui."
"Vuoi uscire?"
"No."
"E allora non vedo il problema!" Harry ridacchiò sedendosi sul letto con una gamba sotto il sedere. Louis si guardò attorno ancora una volta e fu stranito dal fatto che Harry volesse mangiare sul letto. Si sedette di fronte a lui ugualmente.
"Mangi sul letto?" Gli chiese.
"Di regola mangio in sala da pranzo" rispose Harry passando a Louis la sua pizza, il quale la prese, "Però il letto è più comodo".

Entrambi cominciarono a mangiare, poi, contemporaneamente, chiesero: "Allora, perché piangevi?"
"Allora, perché mi hai chiamato?"
Si guardarono male, prima di dire all'unisono: "Prima tu." E poi: "No, prima tu."
Sospirarono allo stesso momento.
"SMETTILA" Esclamò Harry ridendo. Anche Louis ridacchiò, "Ti avevo chiamato senza un motivo preciso. Perché piangevi?"
"Senza un motivo preciso" rispose Harry abbassando lo sguardo.

"Stai mentendo" disse Louis, guardandolo così intensamente da costringerlo a ricambiare lo sguardo. "Non- non è vero."
"Non sei bravo a mentire, piccolo" insistette il maggiore, suonando apprensivo.
"Ma non sto mentendo Lou, smettila!" Esclamò, quindi, Harry.
Non voleva dare spiegazioni sul perché era triste, non lo faceva mai con nessuno -o meglio, lo faceva solo con Niall. Non voleva dire a Louis che la gente pensava che lui fosse un poco di buono -sapeva che Louis già lo sapesse, ma non voleva aumentare la dose.

Vide Louis abbassare lo sguardo, quasi disarmato da quella sua reazione. "E vabene, se non vuoi dirmelo non farlo, non sarò io a  costringerti a confidarti con me" mormorò.
Harry si morse forte il labbro. Louis si era aperto con lui, e adesso lui stava nascondendo a Louis una cosa così "piccola"? Sospirò. 

"Lou" lo richiamò, senza andare avanti perché ancora indeciso su cosa dire.
"Mh?" Fece Louis masticando un boccone. "Ho semplicemente litigato con il mio migliore amico" ammise il riccio.
"Non è 'semplice' se ti ha fatto piangere" rispose il maggiore, alzando lo sguardo su Harry.

Questi si morse il labbro, "Credevo..." sussurrò, poi si rese conto che se avesse continuato avrebbe pianto di nuovo, per questo non lo fece.
"Posso... sapere qual è stata la causa?" Chiese Louis sottovoce, un po' titubante.
Harry scosse la testa. "No" disse, poi però quando lo vide rimanerci un po' male, sussurrò: "Non perché non voglia dirlo a te. Semplicemente non voglio parlarne, e non voglio pensarci. Adesso ci sei tu qui". Con l'ultima frase Harry intendeva qualcosa come adesso ci sei tu qui, e quindi ogni problema tende a scomparire. Ma non seppe notare se Louis l'avesse capito.

Il castano però, si tolse le scarpe e gattonò sul letto fino a trovarsi al fianco di Harry. Avvolse un braccio attorno alla sua spalla e, attirandolo a sè, sussurrò: "Sì, ci sono io qui", schioccandogli un bacio tra i capelli.

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Opposites Attract {L.S.}Where stories live. Discover now