4. L'Agente Kane.

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«Mi sono scordato di aggiungere che Evans ha una lingua biforcuta, alla stregua di una serpe velenosa, Madison. Ma non si faccia intimorire da lui. È solo un fuoco di paglia.»

«Quante parole gentili mi riservi, David... Davvero troppe» replico, sorridendo anche a lui. Faccio qualche passo in avanti e tiro via una sedia dalla scrivania, trascinandola al centro tra la poltrona del signor Clint e quella di Kane. Mi siedo con un sospiro e intreccio le mani dietro al collo, mostrandomi palesemente annoiato. «Quindi... qual è l'argomento del giorno?»

Madison trova finalmente il coraggio di alzare gli occhi su di me. Ha ancora l'aspetto trafelato per via della figuraccia appena compiuta, e sembra tutto fuorché autoritaria. Non vedo proprio come una come lei possa gestire un'equipe di investigatori Celesti e farne anch'essa parte. Sembra una studentessa appena uscita dai cancelli del college... una di quelle che passa i sabati sera rinchiusa nella biblioteca a studiare o a piangere nel gabinetto perché la sua vita sociale cade a picco.

In ogni caso, dopo aver messo da parte la timidezza fuori luogo, mi tende la mano e mi sorride. Mi sorride gentilmente.

«Il mio nome è Madison Kane. Finalmente ci conosciamo, Jared» si presenta.

Le fisso la mano con le sopracciglia inarcate, poi sbuffo. «So già chi è, come lei sa già chi sono io. Direi che possiamo anche saltare questa parte noiosa.»

«Evans» si lamenta David, scuotendo la testa. «Mi dispiace molto, Madison. Jared è parecchio nervoso, in quest'ultimo periodo.»

«Lo so, immaginavo. Ma ha ragione lui... Ho affermato qualcosa di scontato» taglia corto l'agente, ritraendo la mano come se si fosse appena scottata «Non è da me. Non è affatto da me.»

È meglio che non ci giochi con il fuoco, ragazza maldestra, se hai paura di bruciarti.

«Non si preoccupi. Jared è un campione indiscusso nel destabilizzare gli equilibri delle persone» la consola David. Nelle sue parole ci leggo anche una minaccia concisa nei miei confronti. Gli mostro un sorriso divertito e chino la testa, in segno di un'educata forma di rispetto.

«Comunque, mi auguro che la nostra conoscenza parta con il piede giusto, Jared» riparte subito alla carica lei. Adesso ha uno sguardo più deciso e severo. Sembra aver trovato di nuovo la sicurezza in se stessa... sicurezza che però tende a perdere ogniqualvolta incontri i miei occhi fermi. È come se qualcosa in me la mettesse a disagio. «Visto che dovremo passare del tempo insieme, vorrei la massima collaborazione da parte tua. Ovviamente lo stesso discorso vale anche per il resto della Caserma. Più sarete esaustivi voi, e prima noi leveremo le tende dal vostro territorio.»

«Signorsì, signora» le rispondo, mimando il saluto militare.

Madison non sorride e non lo fa nemmeno David, che continua a fissarmi minaccioso.

«Insomma, perché siamo qui?» domando annoiato «Voglio dire, anche se non sono più l'Occhio dell'Esercito, posso ancora occuparmi di altre faccende, oltre a raccontare per la millesima volta la stessa, scarna versione dei fatti.»

L'agente Kane si schiarisce la voce e riprende in mano il suo blocco notes. Toglie il tappo alla penna e se lo poggia sulle gambe. «Ho già ascoltato alcune registrazioni che hai deposto ai miei colleghi e credo che tu sia stato sincero al riguardo. Per questo motivo vorrei farti delle domande diverse... vangare altri territori, diciamo» mi spiega, con un'espressione seria ma educata. In questo momento potrebbe benissimo ricoprire il ruolo di professoressa o di psicoterapeuta. Entrambe figure professionali che detesto.

«D'accordo. Sentiamo.» Mi metto comodo sulla poltrona e con una mano mi sorreggo il mento, palesemente tediato da questa routine quotidiana «Mi stupisca, agente Kane.»

Hybrid - Legami SpezzatiWhere stories live. Discover now