Capitolo 4

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"Lupus. Lupi. Lupo. Lupum. Lupe. Lupo."

Il professor Gilberston, docente di latino, aveva trascorso, quella prima ora di lezione, passeggiando avanti e indietro per l'aula, dichiarando declinazioni una dopo l'altra. Le compagne, assonnate e svogliate, ripetevano a pappagallo le parole del professore. "Ancora, prego signorine!" le esortava a continuare quella sorta di filastrocca. Emilie rimase in silenzio per tutto il tempo, cercando di trattenere le risate provocate da Connie, la quale, non solo ripeteva i sostantivi con lo stesso tono del professore, ma copiava, anche, la sua espressione burbera ed imbronciata.

Quella successiva, fu una lezione decisamente meno spiritosa. Il professore di trigonometria, il dottor McAlister, era un anziano dall'aspetto denutrito e arcigno. Continuava a pulirsi il naso aquilino, con un fazzoletto grigio, che tornava a colare l'attimo subito dopo. Emilie trovava quella scena alquanto disgustosa, ma divertente al tempo stesso. "Lo studio della trigonometria richiede assoluta precisione." Aveva proferito con un tono pomposo "Chiunque di voi signorine non consegni in tempo i compiti assegnati da me verrà penalizzato con un punto in meno sul voto finale." Connie strabuzzò gli occhi, condividendo con Emilie la propria espressione dispiaciuta. Giselle, dall'ultimo banco, emise una sorta di lamento. "E su questo terreno vi esorto a non mettermi alla prova.".

Per la terza lezione, quella di chimica, si spostarono tutte nel rispettivo laboratorio. Mr. Hensen era il docente di quella materia e, nonostante, fisicamente risultasse il più affabile, non appena aprì bocca, cambiò la prima impressione di Emilie. "Scegliete tre esperimenti di laboratorio da questa lista." Disse con voce ferma, consegnando tra i banchi, per ciascuna studentessa, un plico di dispense. "Portatemi una relazione su ciascuno. Ogni cinque settimane." Spiegò mentre controllava, accuratamente, che ognuna avesse ricevuto la lista. "Le prime venti domande, alla fine del primo capitolo, le voglio per domani!". Emilie abbassò il capo sul proprio banco, sentendosi, all'improvviso, con il fiato sul collo. Chimica era, praticamente, una materia che non aveva mai affrontato e, durante quelle prime tre ore, aveva già accumulato una serie di compiti e di studio, che l'avrebbero tenuta incollata ai libri per tutta la notte. Anche le sue compagne non erano da meno, ugualmente seccate per via di quella mole di lavoro, visibilmente aumentata rispetto all'anno passato.

Fortunatamente poteva sentirsi sollevata dalla consapevolezza, che, l'ultima lezione di quella mattinata, sarebbe stata storia dell'arte. Nessuna di loro aveva già avuto l'onore di conoscere la Signorina Watson, ma, durante la cerimonia, aveva fatto un'impressione, ad Emilie, più che positiva. L'arte costituiva parte del cuore di Emilie, alla quale era molto legata. Gli zii, all'apparenza tipi ordinari, erano in realtà personaggi abbastanza eccentrici e avevano infervorato, l'infanzia e l'adolescenza della nipote, con libri sull'arte e gite per le mostre, di artisti poco conosciuti. Emilie era sempre rimasta affascinata da quel mondo, alle volte etereo e alle volte crudo, sviluppando una conoscenza piuttosto vasta e personale.

La lezione d'arte si teneva in uno dei laboratori più grandi, i cui banchi erano distribuiti, come tribune di uno stadio; con vista su di un enorme telone bianco, per le proiezioni. Quasi non si accorsero dell'entrata della docente, la quale si sistemò alla cattedra, con il proprio proiettore mal ridotto, senza cercare di attenuare il caos provocato dalle proprie studentesse. Sembrava una di loro anche per l'aspetto, fresco e giovanile; decisamente alla mano. Il vociare si interruppe, gradualmente, in modo spontaneo, permettendo alla Watson di prendere parola. "Buongiorno!" salutò le giovani, unendosi la chioma in uno chignon, tenuto stretto da una matita. "Buongiorno!" rispose in coro la classe. "Grazie. Il nostro corso è 'Storia dell'arte primo livello'. Seguiremo il programma di studio del Dottor Standon. Avete qualche domanda?" .

Domandò cordiale e nel mentre estrasse un paio di mazzi di diapositive, dalla sua borsa di cuoio. "Il suo nome?" chiese Connie, incuriosita dalla nuova docente, la quale era, di per certo, differente da tutti gli altri insegnanti di Welton. "Perché non mi dice prima il suo?" rivolse uno scaltro sorriso a Connie, consegnando ad una delle alunne del primo banco, il proiettore e le diapositive, incaricandola di cambiarle al suo comando. "Connie Baker." La giovane si presentò immediatamente. "Kathrine Watson. Piacere di conoscerla."

My Dead PoetWhere stories live. Discover now