Omofobia: una grave malattia

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Un ragazzo che a scuola viene bullizzato, picchiato e deriso, giorno dopo giorno, non viene lasciato nemmeno a casa da questi insulti. Quando cammina per strada, anche con le cuffie nelle orecchie per non sentire niente di quello che dicono le persone, lui vede le persone ridere di sè, sente tutto anche con la musica a bomba perchè ormai gli insulti sono parte di se stesso, ormai è abitudine sentire tutte le calugne che le persone dicono sul suo conto, è abitudine, abitudine al cyberbulismo, al bullismo a scuola, al bullismo psicologico. Cose che un ragazzo non dovrebbe mai sopportare. Spesso e volentieri queste cose non vengono dette a nessuno se non a sè. I genitori non sempre sono amici dei propri figli. I bulli minacciano, se ti azzardi a denunciare l'accaduto il giorno dopo te le suonano peggio del giorno precedente, ti rubano i soldi della merenda, a volte la merenda per intero, non ti lasciano mai pace. A volte non servono i professori che ti ascoltano, non serve niente se non la forza che hai dentro di te. Come si sente un ragazzo gay che viene bullizzato per colpa dell'omofobia?
Si sente.. frustrato, inutile. Sentirsi dire ogni giorno, casa, scuola, mondo intero, contro di te, tutti a dire (anche sotto le cuffie, anche sottovoce) "ma sei inutile!", "guarda, lui è diverso, che schifo!" "mammoletta", "frocio di merda" e frasi del genere ti fanno abbassare la voglia di vivere, ti fanno pensare che, forse, è tutto vero quello che dicono, la forza che devi tirar fuori per andare avanti è indescrivibile, ti sembra tutto impossibile, ma poi, magari, ti svegli un giorno e ti guardi allo specchio, alzi lo sguardo sul tuo corpo e noti cosa hai fatto la sera prima sulle tue braccia, ai polsi, ma non ti ricordi, ti sforzi, ci pensi, ma niente, poi guardi meglio e capisci: ti sei ferito, ti sei tagliato o, per meglio dire, ti sei punito ma per che cosa?
Per le parole.
Le parole sono coltelli, coltelli che ti trapassano da una parte all'altra giorno dopo giorno, come vi sentireste voi, che negate la felicità di un ragazzo giovane, che lo trattate come uno zerbino se foste al suo posto?
Gli altri ridono con voi, ma... se ridessero DI voi?
Immaginatevi nella parte contraria a quella che siete, immaginatevi dalla parte che prende coltellate senza dire niente, colui che soffre senza mai piangere davanti a tutti voi... Prima di agire, pensate, pensate che un ragazzo arriva ad autopunirsi, a ferirsi e anche al suicidio per le vostre parole stupide, i vostri gesti inutili solo per puro divertimento. L'omofobia è un male e, come tale, va ridotta al minimo danno.
Ah, vogliamo parlare anche delle ragazze, delle lesbiche?
Bene. Loro sono donne, si sa che le ragazze sono spesso più deboli dei ragazzi, soffrono di più le parole.
Bene, arriviamo al "soffrire". Parole che sono pugnali dette e ridette giorno dopo giorno, ma le lesbiche sono più ben viste dal mondo, come mai?
Bhe, credo che la frase tipica sia "Sono eccitanti", pare che vedere due donne o più nello stesso letto che si scambiano baci sia "eccitante" per l'80% della popolazione italiana, quindi loro sono più ben viste agli occhi del mondo. Dobbiamo avere più benevolenza con loro quindi, che ve ne pare?
Sembra proprio così. Ma avete mai provato a mettere giù il telefono, avvicinarvi ad una ragazza e ad interessarvi a lei davvero?
Non dirle "parlami di te" e poi tirare fuori il telefono, annuire ogni tanto e poi andarsene, no!
Interessarsi della sua vita, conoscerla. Magari troverete una o più ragazze che vi confesseranno di essere lesbiche e voi che farete?
Le insulterete?
Le deriderete con il vostro gruppo di amichetti?
Spero proprio di no, altrimenti, se posso permettermi, vi dico che avete la sensibilità delle capre di montagna.
Le donne, così come ogni essere umano, vanno rispettate, vanno coccolate, se ne vedete una piangere, anche se non la conoscete, andate ad abbracciarla!
Le ragazze diverse, considerate diverse dalla società, diverse dal mondo, sono le più belle, sono quelle che vi faranno ridere di più.
Apriamo gli occhi al mondo, apriamo il cuore alla diversità del genere umano. Una mente chiusa comporta solo problemi. Ascoltare e comprendere le idee, le opinioni, ed OSSERVARE il mondo senza un'idea fissa di quello che dovete vedere porterà soddisfazioni. L'uomo è nato diverso, perchè rinnegare ciò che ci offre madre natura?
Siamo così, ce lo ripetiamo ogni giorno!
Il bello dell'essere diversi, anche nei gusti, è che non ci veniamo mai a noia.
Quindi, cosa è l'omofobia?
Le definizioni di omofobia esistenti possono essere sintetizzate in tre principali prospettive: accezione pregiudiziale, accezione discriminatoria e accezione psicopatologica:
L'accezione pregiudiziale considera come omofobia qualsiasi giudizio negativo nei confronti dell'omosessualità. In questa definizione vengono considerate manifestazioni di omofobia anche tutte le convinzioni personali e sociali contrarie all'omosessualità come ad esempio: la convinzione che l'omosessualità sia patologica, immorale, contronatura, socialmente pericolosa, invalidante; la non condivisione dei comportamenti omosessuali e delle rivendicazioni sociali e giuridiche delle persone omosessuali. Non rientra in questa accezione la conversione in agito violento o persecutorio nei confronti delle persone omosessuali.
L'accezione discriminatoria considera come omofobia tutti quei comportamenti riconducibili al che ledono i diritti e la dignità delle persone omosessuali sulla base del loro orientamento sessuale. Rientrano in questa definizione le discriminazioni sul posto di lavoro, nelle istituzioni, nella cultura, gli atti di violenza fisica e psicologica (percosse, insulti, maltrattamenti). Questa definizione-che comprende anche l' del sentimento discriminatorio-può essere considerata più pertinente al costrutto di omofobia in senso ristretto.
L'accezione psicopatologica considera l'omofobia come una , cioè una irrazionale e persistente paura e repulsione nei confronti delle persone omosessuali che compromette il funzionamento psicologico della persona che ne presenta i sintomi. Tale valutazione diagnostica includerebbe quindi l'omofobia all'interno della categoria diagnostica dei disturbi d'ansia e rientrerebbe all'interno dell'etichetta di . A differenza delle prime due accezioni, l'omofobia come fobia specifica non è frutto di un consapevole pregiudizio negativo nei confronti dell'omosessualità quanto piuttosto di una dinamica irrazionale legata ai vissuti personali del soggetto. Quest'ultima definizione, per quanto più attinente alla radice etimologica del termine, ad oggi non è sostenuta da una letteratura sufficiente da farla inserire nei principali manuali psicodiagnostici.
Omofobia deriva dal ὁμός [homos] (stesso, medesimo) e φόβος [fobos]. Letteralmente quindi significa "paura dello stesso", tuttavia il termine "omo" è qui usato come abbreviazione di "omosessuale".
L'omofobia non è inserita in alcun manuale di diagnostica psicologica come patologia, è quindi errato pensare che sia medicalmente una malattia, come invece il nome potrebbe portare a credere. L'omofobia non è legata a una credenza politica o a un livello culturale, ma piuttosto al livello di equilibrio del singolo individuo. È stato infatti riscontrato dagli studiosi il fatto che tendano all'omofobia le "personalità autoritarie", rigide, insicure, che si sentono minacciate dal "diverso da sé" (ovviamente non solo omosessuale). Alti livelli di omofobia sono stati riscontrati anche in persone in lotta con una forte omosessualità latente o repressa.
In questo secondo senso l'omofobia può trarre nutrimento e soprattutto legittimazione da condanne ideologiche, religiose o politiche.
L'omofobia consiste nel giustificare, condonare o scusare atti di violenza o di marginalizzazione e di persecuzione perpetrati contro una persona in ragione della sua reale o presunta omosessualità (si pensi ai soggetti bisessuali o anche semplicemente a persone che hanno un atteggiamento o un aspetto che non rientra nel comune stereotipo di sessuale.)
Le ricerche psicosociali evidenziano come l'omofobia sia maggiormente legata a caratteristiche personali quali: anzianità, basso livello di istruzione, avere idee religiose fondamentaliste, non avere contatti personali con gay o lesbiche, essere autoritari, provare sensi di colpa nei confronti del sesso, avere atteggiamenti tradizionalisti rispetto ai ruoli di genere (mascolinità, etc.)
La paura di venire considerati omosessuali
Probabilmente l'omofobia è correlata al timore di essere considerati omosessuali. Questo timore, è più frequente negli uomini che nelle donne, perché dal punto di vista culturale il maschio omosessuale viene considerato una "femminuccia".
<<Se un ragazzo viene definito "femminuccia", si sente bollato e umiliato dal gruppo. Se una ragazza è invece definita un "maschiaccio", a ciò non si accompagna uguale disapprovazione, anzi, spesso diventa motivo di orgoglio. Così la "femminuccia" è un codardo, un mammone, mentre la "maschiaccia" è una ragazza coraggiosa, capace di tener testa a un ragazzo. Probabilmente questi giudizi di valore vengono sussunti nell'atteggiamento che in seguito si sviluppa nei confronti dell'omosessualità nei due sessi.>>
<<Il terrore di essere considerati omosessuali domina le menti dei "normali eterosessuali", perché proprio questo terrore costituisce la mente di un "normale eterosessuale". È esattamente questo orrore per le "abiette" passioni omosessuali, che crea e fa perdurare le mentalità dei "normali eterosessuali" in quanto tali e che governa l'istituzione della "normativa etero". L'omofobia comporta non solo la paura di coloro che sono spregevolmente identificati ma anche la paura di essere a propria volta spregevolmente riconosciuti: la paura, come dal significato letterale della parola, di essere "uguali a". Quest'ultima paura è una componente considerevolmente più forte nell'omofobia che nel o nel , perché il maschio sessista o il bianco razzista corrono molto meno il "pericolo" di essere scambiati per una donna o un non-bianco, rispetto a un "normale eterosessuale" di essere "scambiato" per un omosessuale...>>
LUna protesta di un gruppo religioso identificato come "Omofobico virulento". Il cartello recita (in inglese): "Dio odia i froci".
L'omofobia interiorizzata consiste nell'accettazione da parte di gay e lesbiche di pregiudizi, etichette negative e atteggiamenti discriminatori verso l'omosessualità. Questa interiorizzazione del pregiudizio è per lo più inconsapevole e può portare a vivere con difficoltà il proprio orientamento sessuale, a contrastarlo, a o addirittura a nutrire sentimenti discriminatori nei confronti degli omosessuali.
L'omofobia può diventare causa di episodi di bullismo, di violenza o mobbing nei confronti delle persone LGBT. Secondo l'Agenzia per i diritti Fondamentali (FRA) dell' l'omofobia nel 2009 danneggia la salute e la carriera di quasi 4 milioni di persone in Europa. L'Italia è il paese dell'Unione Europea con il maggior tasso di omofobia sociale, politica ed istituzionale. Secondo i dati del Dipartimento di Salute Pubblica i suicidi della popolazione gay, legati alla discriminazione omofoba in modo più o meno diretto, costituirebbero il 30% di tutti i suicidi adolescenziali.
Da altri studi in merito è emerso con chiarezza che gli adolescenti LGBT sono maggiormente a rischio di ideazione suicidaria rispetto ai coetanei eterosessuali. In aggiunta a ciò, una review di Haas e colleghi del 2011 sulla letteratura pubblicata in merito, suggerisce che i giovani LGBT siano dalle 2 alle 7 volte più a rischio, rispetto ai coetanei eterosessuali, di suicidio.
Sono anche stati riportati dei contesti in cui studenti LGBT hanno lamentato: la presenza di atti di discriminazione, come la negazione di servizi finanziari e sanitari, l'affibiazione di etichette verbali ingiuriose, tentativi di conversione e timore di atti di violenza sessuale ai loro danni. Tale situazione ha determinato il nascondimento della loro identità, l'evitamento di alcuni corsi, la prematura cessazione degli studi ed anche la messa in pratica di tentativi di suicidio.

A seguito dell'elevato rischio di ideazioni suicidarie e di tentativi di suicidio tra le cosiddette minoranze sessuali, i ricercatori hanno tentato di identificare i fattori che potessero spiegare tali marcate differenze. Le teorie sullo stress e lo stigma da minoranza hanno permesso di evidenziare il ruolo portante che i contesti sociali e strutturali, così come le pratiche e le politiche istituzionali, possono giocare nel contribuire a generare simili disparità nella salute mentale degli individui. In accordo con queste teorie, infatti, gli adulti LGBT che risiedono in stati con poche politiche sociali di tipo protettivo hanno un maggior tasso di disordini psichiatrici e di abuso di sostanze rispetto a persone che vivono in stati con politiche protettive mirate. In linea con questi risultati si pone anche un lavoro del 2014 di Hatzenbuehler e colleghi che ha indicato che giovani LGBT sono meno a rischio di sviluppare ideazioni suicidarie quando sono all'interno di strutture scolastiche che hanno adottato misure protettive verso le minoranze sessuali. L'ambiente sociale, inoltre, può esercitare delle influenze anche in maniera meno diretta. Uno studio condotto su una popolazione di circa 4098 maschi che hanno rapporti sessuali con altri maschi (MSM, Men who have sex with men) sieronegativi per HIV ha evidenziato, ad esempio, che un più basso livello di stigma sociale contro le persone LGBT è legato ad una diminuzione del rischio di rapporti anali non protetti, maggior consapevolezza riguardante la profilassi anti-HIV post esposizione, maggior utilizzo della profilassi anti-HIV post esposizione e di quella pre esposizione ed un maggior livello di tranquillità nel discutere di sesso tra maschi con operatori sanitari.
Va, tuttavia, segnalato che sussiste anche la possibilità che il grado d'influenza esercitato dallo stigma da minoranza e da eventuali interventi di tipo protettivo o di supporto vari anche a seconda dell'etnia delle persone prese in considerazione.
L'importanza del contesto socioculturale che circonda le persone LGBT è stata evidenziata anche da un lavoro di Duncan e Hatzenbuehler del 2014 riguardante i cosiddetti definiti come "condotte illegali, violente, distruttive o minacciose il perpetratore delle quali viene motivato dal pregiudizio contro il supposto gruppo sociale della vittima". Già altri studi in passato avevano evidenziato che le minoranze sessuali vengono colpiti da tali crimini e, secondo l'FBI, il 17,4% dgli 88.463 crimini d'odio registrati tra il 1995 ed il 2008 hanno coinvolto tali minoranze.
Quindi ragazzi, dopo la lunghissima spiegazione di che cosa sia l'omofobia, vi dico la mia. Lo so che ve l'ho già anticipata, ma se riuscissi vorrei approfondire un minimo.
Io la chiamo "Malattia", e cosa mi da il diritto di chiamarla così?
Niente, ma non sono l'unica che la considerarla tale, siamo in molti, ed è una malattia nel senso che la mentalità chiusa delle persone è una malattia da non sottovalutare, a volte nemmeno da prendere in considerazione, ma non è facile lasciar correre ed io lo capisco. Chiunque si trovi in difficoltà va aiutato ed i ragazzi e le ragazze che ogni giorno soffrono a causa delle persone stronze e senza un minimo di senno, con la testa vuota, vanno aiutate. Non si deve negare la felicità a nessuno!
Se noi etero possiamo essere felici perchè abbiamo il marito, la moglie, il fidanzato e la fidanzata, perchè loro non possono?
Ragazzi, pensateci e pensiamoci tutti prima di sparare stronzate, perchè agli altri le parole dette a caso fanno male. Usate la regola della "P":
Pensa
Prima di
Parlare
Perchè
Parole
Poco
Pensate
Potrebbero
Produrre
Parecchie
Puttanate.
Quindi ragazzi, per favore, rispettate tutti.
Se voi volete essere rispettati, prima dovete rispettare gli altri.
Combattiamo l'omofobia perchè negare la felicità è reato.
*Per chi non sapesse LGBT è l'abbreviazione di Lesbiche, Gay, Bisex e Transgender (Transessuali).*

Ho le opinioni di ben 3 persone, 2 ragazze ed 1 ragazzo (il mio).
Le 2 ragazze sono Yvonne e Benedetta, la pensano tutte e 2 allo stesso modo: "Perchè negare la felicità ad un'essere vivente? La felicità è sacra, come noi pretendiamo di essere felici, anche loro ne hanno diritto." e niente, le amo.
Il mio ragazzo, che dovrebbe sforzarsi di capire le mie scelte, rispettarmi e tutto il resto, si comporta come un mostro dalla mente più chiusa di una cantina. Infatti il suo misero pensiero è: "Loro non dovrebbero potersi sposare, non dovrebbero poter adottare figli. Ai bambini fa male non avere una famiglia normale!" e niente... Come faccio a passarci la vita con lui, ancora non mi è ben chiaro. A volte mi viene voglia di spaccargli un piatto in testa e magari mandarlo in ospedale, altre spero che, se avremo un figlio\a, sia gay\lesbica\transgender\bisex\chi più ne ha più ne metta, giusto per vedere se gli vorrebbe bene ugualmente o lo ripudiasse e lo cacciasse di casa... Delle volte lo sogno proprio, ma solo il futuro ci dirà come andrà a finire.

Ragazzi, spero di aver almeno un po' sensibilizzato i vostri cuori e le vostre menti.

Grazie della lettura e, mi raccomando, il rispetto.

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