07. Travellers.

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«Siete sicuri che sia stata proprio io e non qualcun altro?» confidai.

«L'unica capace di farlo sarebbe Jezebel, ma lei non è così forte: non è mai riuscita a bloccare qualcuno di non umano.» Sbuffò come se nella sua mente avesse appena evocato le immagini dello scontro. «La parte ironica di tutta questa storia è che tu eri quella che doveva essere salvata, la testarda ragazzina che si era buttata a capofitto nel pericolo, ma poi...» mimò un'esplosione con le mani «...poi ci hai salvato tutti. Se non fosse stato per te, non so che sarebbe successo. È dal profondo del mio cuore che ti ringrazio per aver salvato la mia, anzi, la nostra squadra, Delaney Holland.» Rimasi senza parole.

I miei occhi persero la loro lucidità, mentre bloccavo il respiro. Ero stata davvero capace di ciò?
Le mie gote andarono a fuoco.

«Mi dispiace che il tuo risveglio non sia stato più piacevole. Scommetto che ti starà scoppiando la testa. Ti lascio riposare. Parleremo dopo se avrai qualche domanda da pormi.» Il ragazzo balzò sul pavimento mettendo qualche passo in direzione della porta. Mi sporsi di scatto arrestandolo per il polso prima che potesse scappare via.

«Sono stanca di vedere la gente andare via senza sapere se riuscirò a rivederle. Perciò ti chiedo di rimanere perché è ciò di cui ho bisogno. Se vuoi ringraziarmi fallo dicendo la verità che nessuno ha avuto il coraggio di dirmi...» Rilassai la mia mano intorno al suo polso fino a lasciare completamente la presa. Si era irrigidito, non volevo spaventarlo «... Per favore» sussurrai timidamente.

Il biondo roteò gli occhi al cielo prima di leccarsi un labbro. Sembrava combattuto. «Certo che non sai mai quando arrenderti? Devo ammettere che è una qualità interessante. Cosa vuoi sapere, esattamente?» ribatté spostandosi verso la finestra e sedendosi sul davanzale con un plateale balzo. Stava mettendo distanza tra di noi?

«Tutto e dall'inizio. Perché siete qui, come mi avete trovata, cosa sono questi poteri, chi siete voi e perché è successo tutto ciò.» Avevo la lista preparata da qualche giorno e finalmente avrei avuto tutte le mie risposte. Abbassai lo sguardo verso le mie mani intrecciate in attesa di una risposta.

«Iniziamo con ordine, allora. Che cosa siamo? Noi siamo travellers. Viaggiatori dello spazio-tempo capaci di arrivare in qualsiasi punto della storia e in ogni dove. E con siamo intendo anche te.» Quella risposta non mi destabilizzò più di tanto. Avevo capito di far parte di un circolo di persone non comuni.

«Quindi sono vere le teorie in cui è possibile manipolare la realtà... Come ci si riesce? E cosa fate di preciso? Cioè facciamo?» riproposi a raffica. Mi morsi l'interno guancia a seguito dello sguardo trafilato di Chris.

«Sì, possiamo manipolare lo spazio-tempo in ogni sua forma, ma ognuno ci riesce a modo suo. Dipende tutto da una mutazione genetica che ha permesso ai primi viaggiatori di scoprire un "mondo" in cui solo loro erano capace di accedere. Solo figli di altri viaggiatori sono dotati di poteri, ma ne sono infiniti e differenti. Ognuno ha una capacità quasi unica, che accresce con la pratica. Esistono tre categorie di poteri: tu rientri insieme a JJ nella prima.»

«La prima?» ero sorpresa e orgogliosa di quella scoperta. Mi allungai in avanti tenendo la tra mani il lenzuolo.

«Sì, quella dei manipolatori del tempo. Lo bloccate a vostro piacimento. La seconda è la classe dei viaggiatori nello spazio. Lake e Max fanno parte di questa categoria.» Lo guardai torva. Maxfield era capace di teletrasportarsi, ma Lake... Che fossero quelli i suoi famosi salti nel vuoto?

«Infine, c'è la classe più rara, quella i cui poteri non rientrano nella classificazione precedente. Alcuni sono addirittura una combinazione dei primi due e sono conosciuti come i più completi dei viaggiatori. Ma ti ripeto che è una categoria variegata e non sempre è un bene. Io per esempio faccio parte di quest'ultima, ma non sono capace di viaggiare né nel tempo, né nello spazio.» Abbassò lo sguardo incastrando un pugno nella mano.

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