34. Pure heart.

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Ventiduesimo giorno

Miravo il vassoio ricolmo da un tempo indefinito perdendomi nei pensieri più recenti, ricercando una spiegazione a ciò che era accaduto.

Piegai le labbra in una linea dura, mentre il calore infusomi da James mi faceva destare. Scossi il capo ritrovando la sua mano ad avvolgere la mia lasciata libera sul tavolo della mensa.

«Hai sentito, Dely?» propose porgendomi un sorriso. Osservai i miei compagni con un cipiglio sul volto. Ero colpevole di essere assente.

«Cosa dicevate?» abbandonai la posata nel piatto allontanando il porta vivande con slancio. Non avevo più fame.

«Che nel pomeriggio tu e Kit lavorerete sulla tecnica. Max non si sente bene, quindi fino a che non si rimetterà sarà lui il tuo nuovo istruttore.» Christopher comunicò telegrafico scrutando nei paraggi. Abbassai lo sguardo intristita.

«È colpa mia...» farneticai sottraendomi alla presa di James.

«Maxfield è abbastanza grande da poter decidere per sé. Non ti sto difendendo, ma forse questa volta... sei stata più brava di quello che credevo.» JJ prese le mie parti dopo aver svogliatamente intercettato la conversazione.

Lake sopraggiunse alle mie spalle abbracciandomi. Era stata veloce come il vento e silenziosa come un ninja. «Incredibile! Lo avresti messo al tappetto se Kit non ti avesse disturbato!» Gli fece una linguaccia puntando nella sua direzione. Quel gesto infantile mi mise di buon umore. D'altro canto, il moro dagli occhi vispi scrollò le spalle.

«Chris ha scelto me come suo prossimo insegnante. Questo non lo avresti scommesso, nanetta?» Era molto più rilassato rispetto al giorno precedente. Sorrisi sommessa e dispiaciuta.

Il nostro ex caposquadra rinunciò all'ordine, assecondando i discorsi dei suoi sottoposti. «Come sarebbe andata a finire, Kit? La nostra nuova recluta aveva una chance contro Colton o ciò che ci avete raccontato era...?» lasciò sottintendere molto più ilarità di quanto avessi creduto.

L'atmosfera serena che respiravamo divenne immediatamente più pesante quando un'ombra comparve a oscurare il viso di Christopher. Con la coda dell'occhio notai la sagoma di colui che aveva dato inizio a tutto ciò.

«Avrebbe vinto Delaney» pronunciò giunto innanzi. Lake si mise in posizione proteggendomi con il suo corpicino, mentre James provava a seguire il filo dei nostri discorsi senza veramente capirci qualcosa.

Un sorrisino irriverente nacque sul volto di Chris, si umidificò le labbra non riuscendo a trattenere lo sgomento e l'eccitazione nell'affrontare nuovamente il rivale di una vita. Si levò in piedi poggiando i palmi sul freddo metallo. «Cosa ti porta qui, Colton? Da quello che ho saputo era stata dichiarata una tregua. L'avresti lasciata in pace. O vuoi forse rimangiarti la parola?» Il biondino si ergeva a scudo dell'intera squadra. Poteva avergli detratto il titolo, ma nessuno avrebbe potuto portagli via la fierezza e la passione.

Colton tirò su con il naso, irritato. Eppure, era diverso rispetto alle altre volte. Non vi era stata malizia nella voce, né alcuno sdegno. «Non potrei mai venir meno a un patto o il mio orgoglio da viaggiatore ne pagherebbe le conseguenze. Sai meglio di me cosa significhi.» Christopher annuì compiaciuto. I due si intendevano a causa dei ruoli che avevano dovuto ricoprire fin dalla giovane età.

«E allora?» tossì Kit richiamando l'attenzione. Con uno slancio si era affiancato al mio ignaro fratello, così come avevano fatto JJ e Sol. Non mi avrebbero abbandonata: ero ancora una di loro.

Colton si morse un labbro frustrato. Non sapeva spiegare neanche lui perché fosse al nostro cospetto, ma sentiva di doverlo fare. «Non ho idea di cosa sia successo la scorsa volta, ma sento che... anzi, ho la certezza che mi avresti battuto. Non so quali segreti tu nasconda, Delaney Holland, ma sappi che con me sono al sicuro.»

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