Cap III "Il primo rivale"

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Osana è stata trovata morta.
<< Scusi, dev'esserci stato un errore. Giusto ieri io e Osana abbiamo passato il pomeriggio assieme>> dico, cercando di sembrare sconcertato. Sebbene la cosa non mi lasci del tutto indifferente non piangerò di certo dal dolore.
Genka Kunahito, la vicepreside, inforca gli occhiali rossi per leggere il rapporto della polizia << Osana Najimi, 15 anni, morta per avvelenamento. Omicidio o suicidio non confermato.>>
Avvelenamento. Questo riporta alla mia mente qualcosa.
<<Signorino Yamada>> mi parla il detective Steve << Può raccontarci nei dettagli la giornata di ieri. Qualsiasi indizio può esserci utile>> lo dice con un tono che non mi piace. Sospetta di me, ovviamente, ma per fortuna non ha ancora prove.
Cerco di mostrarmi collaborativo e mi dipingo sul volto un'espressione sconvolta. <<Certamente, qualsiasi cosa per Osana.>>
<<Bene, sono contento che voglia collaborare>>

<<Ieri siamo tornati a casa assieme, come è consuetudine, ma Osana ha insistito perchè andassi a casa sua, sa, siamo amici d'infanzia, e la madre mi è molto cara. Siamo andati in camera sua, aspettando che la signora ci portasse del thè quando...>> Cazzo, ecco perchè. Sgrano gli occhi.
<<Quando?>> ripete Steve confuso.
<<Quando lei si è dichiarata ed io l'ho rifiutata>> lo guardo dritto negli occhi <<Non mi dica che per questo Osana ha fatto... >>
Il detective sembra sorpreso quanto me e annuisce <<Potrebbe essere una delle spiegazioni plausibili, certamente.>> si gratta la barba pensieroso <<In ogni caso la sua versione coincide con quella della signora Najimi, quindi lei è quasi certamente escluso dai sospetti. Devo comunque chiederle dove si trovava ieri alle nove di sera.>>
Sul serio? Aveva ancora dei dubbi? <<Ero a cena con la mia famiglia, potete chiedere ai miei genitori.>>
<<Direi che con questo è...>>
<< Cosa succede??>> dice risoluta una voce alle mie spalle. E' Lei! Il mio cuore ritorna a battere.
<<Signorina Aishi, cosa ci fa fuori dalla classe?>> la riprende Signora Kunahito.
<<La professoressa Natsuki mi ha chiesto di riferirle cosa sta succendo e perchè uno dei suoi studenti è stato trattenuto proprio nel bel mezzo della sua lezione.>>
<<Mi scuso per l'interruzione, Yamada è libero di tornare alla sua lezione.>> e con un cenno del capo il detective Steve se ne va, non senza prima aver lanciato un'occhiataccia alla mia Ayano. Quell'uomo non mi piace. Chi si impiccia troppo scopre che era meglio farsi i fatti propri.
Lei osserva l'uomo e la scorta andarsene per poi rivolgere i suoi splendidi occhi verso di me. Ma c'è qualcosa di diverso. La vedo come fosse affaticata.
<<Tutto bene Aishi?>>
La vedo bloccarsi un attimo, per poi tornare a sorridere nuovamente. <<Certo, tutto bene. Puoi riferire alla classe l'accaduto? Altrimenti la professoressa Natsuki ti terrà il broncio per metà semestre.>>
<<Certamente>> la osservo attentamente, non mi ha chiesto nulla del caso <<Tu non vuoi sapere cos'è successo?>>
Lei sembra sorpresa, ma giusto un attimo <<Beh, lo sapremo tra poco, no?>> e sfoggia uno dei suoi grandi sorrisi che mi scioglie l'anima, se possibile.
<<S-si, andiamo.>>

In classe riferisco, misurando bene le parole, gli avvenimenti della scorsa notte, tralasciando ovviamente la dichiarazione di Osana. La quasi totalità dei miei compagni sembra sconvolta, tranne alcuni che parlottano tra loro, chiedendosi chi sia la ragazza. Ayano rimane composta al suo posto, annuendo ad alcune affermazioni della docente sulla faccenda: "Sono tempi difficili", "Se avete bisogno di aiuto parlatene subito con qualche docente, non lasciatevi sopraffare dal dolore"... eccetera, eccetera.
Le ore passano in modo strano, tutti i professori sono sconvolti e devo ripetere ad ognuno la storia. Odio essere così al centro dell'attenzione. Osana, anche da morta, riesce a mettermi sempre in situazioni sgradevoli.

Arriva finalmente la pausa pranzo, e con essa la mia occasione per parlare con Lei, ma non appena mi alzo dal banco mi rendo conto che c'è già qualcuno al suo fianco, che la sta invitando a pranzare insieme: è Geiju Tsuka, il presidente del club d'arte. Ha ancora una macchia di pittura sulla guancia, i capelli rossi tutti spettinati e guarda Ayano in un modo che non mi piace. Non è la prima volta che lui le si avvicina o le chiede di posare per qualche quadro, ma oggi sembra più nervoso del solito. Sento ribollire dentro di me quel sentimento al quale non sarò mai abituato: la gelosia più pura. Ho il respiro affannoso e cerco di controllare i miei istinti stringendo la prima cosa che mi capita a tiro, una matita. Immagino che sia il collo di Geiju e finisco per spezzarla.

Li seguo per tutta la pausa pranzo, lui cerca di spesso di prenderle la mano, ma lei ogni volta riesce prontamente a schivarlo. Che impertinente. Dovrebbe rendersi conto di quanto sia indesiderato. "Lei non sarà mai tua, perchè è destinata a me."
Ad un certo punto si fermano, proprio vicino alla fontana dove mi piace passare la pausa.
<< Ecco... Ayano.>> COME CAZZO SI E' PERMESSO. L'HA CHIAMATA PER NOME. <<Tu... Mi piaci da moltissimo tempo. Penso tu lo abbia capito da tutte le volte che ti ho chiesto di uscire. So che non sono il ragazzo perfetto: sono taciturno, asociale, timido. Ma i miei sentimenti per te sono puri. Te lo chiedo un'altra volta, e sai che non mi arrenderò mai.>> Mai. <<Vorresti uscire con me?>> Sono nascosto dietro un albero, probabilmente per quello che sto provando in questo momento riuscirei a sradicarlo e piantarglielo nel cuore.
<<Ecco... Non penso che dovremmo uscire insieme>> a quelle dolci parole il mio cuore si calma un poco, sapendo che Ayano non desidera quel cretino. << Mi dispiace, ci vediamo in giro, eh?>> E detto ciò se ne va, lasciandolo solo a compiangersi.
Improvvisamente sento qualcosa dentro di me. Non è più rabbia cieca, ma qualcosa di diverso. Consapevolezza. Mi avvicino lentamente al ragazzo, poggiandogli una mano sulla spalla.
<<Tsuka, è tutto a posto?>> cerco di sembrare dispiaciuto quando dentro sto esultando dalla gioia. <<Se vuoi possiamo parlarne davanti ad una bella cioccolata calda, ti va?>> Il ragazzo annuisce senza dire una parola. E' davvero sconvolto. Perfetto. Posso dare il via al mio piano.

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Quel pomeriggio io e Tsuka ci incontriamo davanti al bar affianco alla scuola, ancora non si è ripreso dal rifiuto, molto bene.
Ci sediamo al tavolo più appartato e parliamo un pò, lo faccio sfogare annuendo e consigliandolo, finchè non mi offro di andare a prendere le cioccolate. Mentre le porto al tavolo, "accidentalmente" mi cade il vassoio e si sporca la camicia bianca.
<<Oddio, scusami, andiamo in bagno, ti do una mano a pulirlo!>> cerco di sembrare convincente.
<<Tranquillo, posso fare anche da solo>> sembra un po' scocciato, ma vedendo l'espressione sul mio volto mi sorride. << Peccato, tra poco sarei dovuto andare al club. Dovrò tornare prima a casa e farò tardi a lezione>>
<<No, davvero, andiamo, ho combinato io questo pasticcio. Facciamo cambio, puoi metterti la mia maglia.>>
<<Sul serio?>> mi guarda adorante <<Grazie, sei davvero gentile>>
Gli faccio cenno di precedermi in bagno e lo seguo, con un ghigno stampato sul volto. E' proprio un fesso. Non appena entra in bagno chiudo la porta a chiave. Noto la sua espressione confusa e mi affretto a spiegargli che se dobbiamo spogliarci sarebbe strano farsi vedere da qualcuno. Sembra soddisfatto della mia risposta e si toglie la maglia, poggiandola sul lavandino.
<< Scusami, mi vergogno un po'>> gli dico, così si gira dall'altra parte, scusandosi per la sfacciataggine.
Ho le mani che mi tremano e sono tutto sudato. E' arrivato. E' il momento giusto. Oggi muore la mia innocenza e rinasco per la mia Ayano. Non l'ho mai fatto prima e rischio di combinare un pasticcio, ma infilo alla svelta i guanti mentre tremo dalla testa ai piedi. E' in quel momento che sfilo il coltello dai pantaloni e lo pianto nella sua schiena. Rimango per un po' così, con le mie mani che premono insistentemente sull'elsa. Vedo il sangue colare, sento il ragazzo avere dei conati di vomito. L'odore metallico pervade tutto il mio essere mentre infliggo la seconda ferita, stavolta un po' più in alto. Lo sento gemere di dolore e tutto ciò che posso fare è ridere, ridere come un folle. Sono uno psicopatico, ma l'amore è folle, non è razionale, non devo esserlo. Sfilo il coltello e il ragazzo si accascia a terra, sulla ginocchia. Nel voltarmi noto il mio riflesso allo specchio e sono spaventato da quello che vedo. Ho i capelli scompigliati e il volto... Non è il mio. Gli occhi sono iniettati di sangue e cerchiati di nero, ed ho schizzi rossi su tutto il corpo. Avrei dovuto prevedere una cosa simile.
Mi porto davanti a lui e gli alzo la testa, per far si che mi guardi dritto negli occhi.

<<Scusami se non sono stato bravo, sei la mia prima volta.>> il suo sguardo è completamente terrorizzato e sento che sta per perdere i sensi una volta per tutte. << Questo è per Ayano.>> e con un movimento rapido gli ficco il coltello nel collo, ponendo una volta per tutte fine alla sue sofferenze.

~Hello guys! Sapete, è stato difficile descrivere la scena dell'omicidio. Per fortuna non so cosa si prova, ma ho cercato di immaginarlo, di immedesimarmi in lui, quindi se diventerò una pazza omicida sapete le cause. Spero vi sia piaciuto, al prossimo capitolo. Bye byeeee~

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