When Love Takes Over

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ELLIE'S POV

La verità è che non ho mai pensato molto alle conseguenze del mio continuo ficcanasare e solo ora mi rendo conto che, invece, avrei dovuto farlo.

Un'ulteriore cosa a cui avrei dovuto pensare è per quale motivo sono stata destinata a non avere mai un momento di piace: nell'essere sempre così indaffarata e nel mio obbligo di essere forte per due, non mi sono mai soffermata molto sulle notevoli sfortune che ho dovuto affrontare.

Poi penso a come sarebbe andata la mia vita se mia madre non fosse deceduta in quella condizione psicologica orribile, se non avessi mai conosciuto Allen, se non avessi avuto Alex e se non avessi incontrato Zack. Ma la verità è che questo mio arrovellarmi non cambierà la cose e non mi aiuterà a comprendere perché non vedo altro che bianco tutto intorno a me.

Non so se questo ambiente asettico che mi circonda sia presente da molto, non ho cognizioni spazio-tempo e mi sento particolarmente leggera, come se fluttuassi e non fossi un ente corporeo.

È una strana sensazione.

Ma è piacevole.

A volte mi sembra di cadere in un sonno profondo, poi mi risveglio e mi sento ancora meno appesantita.

Ho la sensazione di star dimenticando qualcosa, ma cosa? O meglio, chi?

Questo limbo mi dà pace. Mi sono appena svegliata e tutto appare più luminoso di quando mi sono addormentata. Sorrido, o almeno credo. Faccio un giro su me stessa, nulla. Resta tutto bianco e allora ritorno a pensare. Provo a riacchiappare quelle riflessioni che avevo già formulato, ma sono così lontane... è come se la mia mente stesse correndo per avvicinarsi ad esse, ma più essa si avvicina, più loro fuggono via.

Questa corsa mi mette stanchezza e gli angoli della mia bocca si abbassano istintivamente.

Sono triste e sola.

Il bianco non è più splendente come prima. È solo bianco. E immobile.

Quando ero piccola, adoravo stare nella mia camera, le quattro parenti parevano essere state costruite apposta per proteggermi e tenermi al riparo. Era il mio rifugio. Quando la mamma si ammalò, durante le sue crisi il papà mi gridava di andare nella mia stanza e io lo facevo, consapevole che lì sarei stata al sicuro.

Ma adesso, non ci sono nemmeno delle pareti, è tutto, solo, bianco.

Immagino di sedermi a terra, anche se non riesco a sentire la temperatura o a percepire la solidità della superficie.

Non sono nemmeno più leggera e felice. Il senso di tristezza che aveva iniziato a montare in me, si sta lentamente trasformando in paura.

Aiutatemi.

Sono in una prigione monotona.

Sono...già, chi sono?

Credo di dormire più a lungo, anche se non ho nessuna certezza. Sto perdendo sempre di più la voglia di guardarmi intorno, probabilmente perché ho capito che non c'è nulla che valga la pena di guardare. Eppure, una volta, qualcosa c'era.

Due occhioni azzurri mi balenano davanti. Un bambino? Mi è famigliare, chissà come si chiama. Poi scompare, troppo velocemente perché io possa cogliere altri dettagli del suo aspetto.

E mi ritrovo di nuovo sola.

Sono stanca. Non mi riferisco a una stanchezza fisica, ma mentale. Mi sono risvegliata perché è successo qualcosa: dopo quella che mi è parsa un'eternità, dietro alle mie palpebre serrate è comparso un lampo. È stato fugace, ma abbastanza per farmi rialzare. Comincio a risentirmi pesante, il bianco sta diventando grigio.

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