3. Cornelius Morton.

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Cornelius sposta gli occhi su di me e stringe le palpebre, cercando di capire cosa stoni nella mia immagine. «Entrate» ci ordina poi.

Io faccio due passi avanti senza farmelo ripetere due volte, e Russell mi segue, richiudendosi la porta alle spalle.

«Perché non hai indossato il vestito che ti ho fatto portare, Abby?» domanda dopo qualche istante Cornelius. Il suo tono è cinereo ma estremamente interessato. Inizia a camminare in tondo per la stanza, massaggiandosi il mento con due dita.

«Non ne ho avuto il tempo» rispondo, senza alcuna remora.

«E per quale motivo non ne hai avuto il tempo?»

Rimango per un attimo in silenzio, non convinta su come proseguire la frase.

«Diglielo, forza» mi sprona Russell, senza però sfiorarmi. Forse ha paura della reazione che potrebbe avere mio padre.

«Perché sono stata disobbediente» sputo fuori alla fine, riducendo il tono di voce a un sospiro. Sbatto le palpebre e sento le guance andarmi a fuoco. Improvvisamente mi domando perché mi stia riducendo in questo stato... perché mi stia lasciando dominare così.

Cornelius solleva le labbra in un sorriso spento e avanza verso di me. Russell fa meccanicamente un passo indietro, concedendoci qualche metro di intimità.

«Lasciaci soli» gli ordina, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

«Come vuole, signore. Ma stia attento a questa stu...»

«Russell. Da soli, ho detto.»

«Sì, signore. Come vuole, signore» e dettò ciò, si sbriga a uscire dalla stanza.

Cornelius trae un sospiro di sollievo e aspetta che la porta di richiuda dietro al suo arrogante tirapiedi. Poi torna a concentrarsi su di me... sul mio volto inespressivo e tagliente.

«Non essere ostile verso di me, Abby. Non ne hai motivo» mi dice dolcemente, sfiorandomi il mento con un dito. Afferra una ciocca di capelli e la sposta dietro l'orecchio, in una mossa tanto impostata, quanto inquietante.

«Sono una prigioniera. Tutti i prigionieri hanno motivo di essere ostili nei confronti di chi li ha imprigionati» mi lascio sfuggire a denti stretti. Con gli occhi fisso un punto indefinito della stanza e mi obbligo a non farmi tradire dal nervosismo.

«Ma tu non sei una prigioniera, bambina. Tu sei una nostra ospite... a tempo indeterminato.»

«Gli ospiti non ricevono il mio stesso trattamento. Gli ospiti vengono trattati con riguardo

Cornelius lascia cadere la mano lungo i fianchi e rimane a osservarmi con curiosità. «I trattamenti di favore devono essere meritati, Abby. Credi di meritarlo, tu?»

Mi mordo le guance, colpita in pieno dalla sua accusa.

«Non merito di essere una prigioniera.»

Ma lui capisce subito il mio giochetto e mi afferra la mandibola con le dita, forzandola verso di lui. «Ho detto: pensi di meritare un trattamento di favore?»

«N-No» balbetto, presa alla sprovvista. I suoi occhi, gelidi e inquietanti, mi ghiacciano, pietrificandomi con un solo battito di ciglia.

«Esatto. Non te lo meriti» torna a sorridere e mi lascia andare «Perché hai disobbedito di nuovo? Perché continui a farlo ogni giorno?»

«Voglio andarmene...» Parlo piano, come se mi stessi confessando di fronte a un sacerdote.

«E dove vorresti andare, sentiamo? Forse tornare da quegli sporchi Guerrieri? Vorresti tornare a essere un loro burattino

Hybrid - Legami SpezzatiWhere stories live. Discover now