Capitolo 14

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CAPITOLO 14

Come immaginavo.
"Qualcuno potrebbe spiegarmi che diavolo sta succedendo?"
Sbraitó Robert, non l'avevo mai visto così, così.....confuso.

Lo ignorai e mi girai verso il resto dei ragazzi.
"Gli ha rotto il polso?"
Domandai senza nominarlo, annuirono.
"E non solo, ha fatto cagare sotto Stan"
"Piantala Richie!"

"Ha ferito Ben e ha...."
Alla ragazza tremó la voce e guardò uno dei suoi amici.
"...ci ha quasi uccisi"
Chiusi gli occhi e mi passai una mano sulla faccia.
"Merda..."
Sussurai.

"D'accordo, non fate più gli spavaldi e non vi azzardate a tornare a Neibolt Street"
Dissi severa sperando che mi ascoltassero.
"Ehi come fai a sapere che siamo stati lì?"
Chiese il ricciolo, lo fissai cercando di mantenere un espressione seria.
"Intuito"
"N-Non p-p-posso p-promettertelo, lui ha G-Georgie"
Disse Bill, cercai di reprimere la voglia di piangere, lui credeva che suo fratello fosse ancora vivo.
Mi si stringeva il cuore.

"Allora mi volete spiegare?!
Neibolt Street? Georgie? Di che diamine state parlando?!"
Gridò esasperato, solo allora mi ricordai della presenza di Robert.
Mi girai verso di lui.
"Robert, è...complicato"

"Un secondo, voi due state insieme?"
Il ricciolo si avvicinò a noi due.
"Cosa? Nooo, siamo-"
Venni interrotta.
"Solo usciti"
Terminò Robert fissando il ragazzino.
"Be' amico io ci penserei prima di fare cazzate, mai viste due così grosse"
Bisbiglió verso di lui, coprendo la bocca con una mano cercando di non farsi sentire da me.
Buttai gli occhi al cielo.

Mi avviai per tornare a casa e sentii dei passi veloci dietro di me.
"Ehi aspetta! E la nostra serata?"
"Non è il momento"
Dissi cercando di mantenere la calma.
Trovai al primo tentativo le chiavi di casa e aprii la porta, che venne richiusa con un gesto da Robert.

"Che c'è?"
Sbuffai esasperata, non volevo sembrare maleducata ma ero davvero stanca.
"Senti, ti precedo.
Sì, sono incinta e non te l'ho detto, come ha detto quella donna.
E come ha detto, sono una sgualdrina, tanto ormai lo credono tutti, non farai la differenza.
Quei ragazzini sono miei amici e siamo più legati di quanto tu potrai mai capire.
Stasera non uscirò con te, mi dispiace, ho migliaia di pensieri in testa e sento che impazziró se non inizio a risolvere i miei problemi"

Fu come una liberazione, certo non gridai e non piansi ma fu come liberarsi da un peso infinito.
Guardai male il suo braccio ancora piegato verso la porta.
"E adesso, vorrei entrare in casa mia"
Distolse lo sguardo dai miei occhi e spostò il braccio.

Entrai in casa e feci per chiudere la porta.
"Rose"
Mi chiamò Robert, lo disse supplicante, mi girai di nuovo verso di lui.
"Mi dispiace Robert, non te lo meriti"
Chiusi velocemente la porta mentre sentivo una grande sensazione di dispiacere dentro di me.

Utilizzando i piedi mi levai le scarpe e le lasciai sulla soglia della porta, mi sedetti sul divano passandomi le mani fra i capelli.

Li aveva quasi uccisi, aveva di nuovo quasi ucciso i miei amici.
Non potevo permetterlo, era ingiusto.

"Bambolina?"
Alzai lo sguardo ritrovandomi Pennywise nel centro del salotto.

"Non sei felice di vedermi?"
Chiese con un sorrisetto sulle labbra rosse.
Mi alzai dal divano, strinsi i pugni e passandogli accanto, andai in cucina.
Sentii i suoi passi seguirmi fino alla cucina, indifferente aprii il frigorifero e presi una bottiglia d'acqua.
"Mi stai ignorando?"
Chiese, con una nota di irritazione nella sua voce.

Non gli risposi e mi sporsi sulla credenza per prendere un bicchiere.
Lo posai sulla tavola e ci versai dentro un po' d'acqua.
"Non è divertente"
Continuò cercando di attirare inutilmente la mia attenzione.

Afferrai il bicchiere e feci per portarlo alle mie labbra, ma la mano di Pennywise scattò in avanti colpendo la mia mano con il bicchiere, che cadde per terra.
Non guardai i pezzi di vetro che si erano dispersi e mantenni la mia espressione impassibile.
Strizzai leggermente gli occhi, quando afferrò lo scollo del vestito e mi spinse a indietreggiare fino a toccare con la schiena il muro freddo.

"NON IGNORARMI"
Disse minaccioso, mantenendo stretta la presa sul vestito.
Evitai di guardarlo negli occhi.
Non gli avrei dato la soddisfazione di avere paura, aveva detto che lui avrebbe sempre avuto il controllo? Che lui mi possedeva?
Bene, allora da adesso avrei preso io il controllo.

Mi stupii quando lo sentii ridere divertito, alzai lo sguardo e qualcosa luccicó nei suoi occhi.

"Ho ottenuto la tua attenzione?"
Ridacchió mentre mi accarezzava dolcemente il mento.
Fui tentata di chiudere gli occhi per qualche secondo, ma resistetti.

Lasciò la presa sullo scollo a cuore del vestito e mi mangió con gli occhi.
Il suo guanto bianco come il latte, accarezzó i bordi dello scollo, sottolineando le mie curve.
Non resistetti e chiusi leggermente gli occhi.
Ridacchió di nuovo.
"Ti piace quando ti tocco così?"

Tirai lentamente la testa all'indietro.
Fece scivolare la sua altra mano sulle mie gambe.
"Questo vestito è..."
Inizió ad accarezzarmi le gambe.

"Perfetto"
Di colpo, tolse entrambe le mani.
Raddrizzai la testa e lo guardai contrariata.
"Mi piace quando ti arrabbi"

"Vuoi che continui?"
Chiese poco dopo, non risposi ma sciolsi la mia espressione enigmatica.
Con calma mi avvicinai a lui e gli circondai il collo con le mie braccia.
Posai le mie labbra sulle sue, con dolcezza.
"Lo prendo per un sì"
Disse staccandosi per qualche secondo, gli sorrisi e continuai a baciarlo.

Fui un po' imbarazzata quando entrò per la prima volta nella mia camera, non l'aveva mai vista.
"Questa è la tua stanza?"
Annuì.

"Ti rappresenta molto"
Disse guardando attentamente in giro, arrossii alla sua affermazione ma non mi guardò, era troppo impegnato a farsi un immagine di me.
"Quindi.."
Mi schiarii la voce.
"Dormi con me, stanotte?"
Probabilmente i miei occhi stavano luccicando, ero così felice di riaverlo accanto.

Mi ero avvicinata al letto un po' a disagio, ma a lui non sembrava importare mentre spostava lo sguardo, fissando il mio corpo.
Un espressione confusa apparve sulla sua faccia.
"Non è solo paura" disse mentre si arrampicava su di me e la mia schiena cadeva dolcemente sul materasso.
Mi fissò intensamente, facendomi battere il cuore ma non sembrò sentire l'impeto di paura più forte di prima, era ancora lì, ma adesso era più una sensazione delicata.
La sua faccia improvvisamente cominciò ad avvicinarsi alla mia, mentre chiudevo gli occhi aspettando che le sue labbra si mettessero in posizione con le mie. Era cinico quello che sentivo, non era giusto e lo sapevo. Era sbagliato.

Lo fece, se non avessi avuto le sue labbra sopra le mie, avrei sorriso dalla felicità.
Le sue labbra lasciarono le mie e si ritrovarono sul mio collo.
Potevo sentirlo ringhiare involontariamente facendomi rabbrividire ancora più di quanto pensassi fosse possibile.
Ero in pericolo, e lo sapevo.
Poteva facilmente mordermi il collo e porre fin alla mia vita, poteva non riuscire a controllarsi e io potevo morire.
Tuttavia qualcosa mi spingeva a fidarmi, qualcosa nonostante la sua vera natura.

Sentivo che mi stavo innamorando di lui.

𝐓𝐀𝐆, 𝐘𝐎𝐔'𝐑𝐄 𝐈𝐓- Bill SkarsgårdOnde histórias criam vida. Descubra agora