N.E. 04 - Il Supremo (R)

22 3 0
                                    

Anno Domini 2517 - 454 della Nuova Era
Himalaia - Stazione di Ricerca Aerospaziale

-Camera di Lancio sigillata e sterile.-
La voce suonava un tantino ovattata ed un po' disturbata come da scariche statiche nell'abitacolo mentre i cinque uomini prendevano posizione alle rispettive postazioni.
-Squadra X pronta, Sala Controllo.- fu la risposta del soldato seduto al posto di comando dopo che ebbe verificato con una rapida occhiata dietro le proprie spalle che i compagni fossero effettivamente seduti con le cinghie di sicurezza saldamente fissate.
-Ricevuto, Comandante Squadra X!- rispose l'addetto alla Sala Controllo per poi rivolgersi ad un terzo interlocutore -Attendiamo il semaforo verde, Signore!-
Un momento di pausa durante il quale si udirono solo le solite deboli scariche statiche di sottofondo. Silenzio assoluto sulla linea. Poi un sospiro.
-Via libera, Sala Controllo.- un altro sospiro -Squadra X... buona fortuna, ragazzi! Contiamo su di voi!-
-Sì Signore, grazie Signore.- rispose l'uomo al comando del piccolo velivolo.
Edward Miller si lasciò andare contro lo schienale della poltrona chiudendo per un momento gli occhi: sapeva fin troppo bene che quello sarebbe stato l'ultimo momento di rilassamento che avrebbe potuto concedersi forse per diverse ore. Eccome, se lo sapeva! Ancora si domandava cosa lo avesse spinto ad accettare quella missione. Non gli avevano forse detto che si trattava di assegnazione rigorosamente su base volontaria? Era stata la prima informazione che aveva ricevuto, ed una delle poche in effetti almeno nella prima fase: si trattava di una missione estremamente rischiosa e dalle implicazioni assolutamente non prevedibili, e proprio per quel motivo vi avrebbero preso parte solo uomini motivati, che avessero scelto coscientemente di farlo. E lui l'aveva scelto coscientemente. O almeno così credeva. Inizialmente era stato tormentato dai dubbi: dopotutto non era forse vero che a casa ad attenderlo aveva una famiglia, la moglie più dolce e stupenda che si potesse desiderare? E non c'era forse anche la piccola Katherine da tenere in considerazione? Come avrebbe potuto pensare di lasciarle sole per un periodo indefinito, probabilmente molto lungo, quando già il mestiere di soldato li teneva separati per gran parte del tempo? Come avrebbe fatto ad abbandonarle ancora una volta, a sopportare i loro sguardi tristi mentre varcava la barriera dell'Area Riservata della Stazione Centrale di Transito della loro regione? Se solo avesse potuto parlarne con qualcuno..., confrontarsi... Ed invece gli era stato proibito. Quella era stata la seconda informazione: si trattava di una missione segreta con equipaggi inter-squadra, nessuno avrebbe saputo i nomi degli altri, nessuno tranne i vertici della Difesa, e le Squadre coinvolte sarebbero state sciolte a missione compiuta, ognuno sarebbe tornato alla propria assegnazione normale con l'ordine di non fare parola di quanto visto o di quanto accaduto. E così aveva dovuto affrontare da solo quel terribile dilemma, un dilemma che lo vedeva confrontarsi con due doveri contrapposti e per certi versi ugualmente pressanti. Quale dovere avrebbe prevalso, quale sarebbe dovuta essere la sua scelta? Chi veniva prima: la famiglia o la Patria? Qual era il suo primo e più importante ruolo: il marito e padre presente o il soldato votato al sacrificio? Non aveva potuto fare altro, alla fine, che ridursi ad un procedimento terribile: un semplice e freddo bilancio costi-benefici, nulla di più e nulla di meno. E forse, pensandoci ora, anche se al momento gli era sembrato un metodo assurdo di prendere una decisione così importante, in fin dei conti era stato quello migliore. Freddo, strettamente logico, privo di implicazioni sentimentali a vantaggio di ognuna delle due parti in causa. Ma poi... c'erano davvero due parti in causa? Non era forse tutto inestricabilmente legato? E così, alla fine, tutto si era ridotto ad un ragionamento elementare, puerile, se vogliamo: da una parte per restare con la sua famiglia avrebbe disatteso il suo dovere nei confronti della Difesa e in prospettiva dell'intera Comunità degli Insediamenti Umani; d'altro canto se invece avesse sacrificato ancora una volta la felicità della sua famiglia, il loro tempo insieme, non avrebbe forse adempiuto fino in fondo al suo dovere di soldato, di mettersi in ogni momento agli ordini del corpo di cui si fa parte, e non avrebbe forse contribuito a portare, in un futuro che tutti si auguravano non troppo lontano, una vita migliore a tutta la Comunità degli Insediamenti Umani e quindi anche alla sua famiglia, alla sua cara moglie ed al loro angioletto? E così, forse più per mettersi in pace con sé stesso che per una vera convinzione, si era costretto a convincersi che partire in missione avrebbe rappresentato la scelta migliore. E paradossalmente sua moglie, nel momento in cui veniva abbandonata ancora un'ennesima volta, sembrava aver capito le sue motivazioni come se ne avessero discusso per ore. Era proprio vero... tra loro c'era una sintonia impressionante, un legame tale che non avrebbe mai pensato di poter trovare con nessuna. "Lo sto facendo per voi, Samantha, Katherine", pensò sospirando prima di riaprire finalmente gli occhi.
-Tutto bene, Comandante?- gli domandò uno dei soldati alle sue spalle.
-Sì, certo, soldato!-
Il Comandante Miller si raddrizzò un momento sulla poltrona e riaprì la comunicazione.
-Ricevuto, Sala Controllo. Procedura di accensione avviata.- disse manovrando alcuni comandi sui pannelli di fronte a sé.
-Propulsori atmosferici pronti. Valvole di alimentazione... aperte. Collettori di scarico... aperti. Flusso di propellente regolare-
-Ricevuto, Navetta X. Avete il via libera quando volete.-
-Propulsori attivati. Spinta al 15%.-
La navetta si staccò con un lievissimo tremito dai sostegni ed in qualche secondo attraversò la Porta di Lancio che si era aperta in fondo alla Camera.
Tutti all'interno della navicella trattennero il fiato. Avevano già visto qualche volta la Superficie, naturalmente, ma mai da quella prospettiva. La base da cui erano appena partiti era situata all'interno di una delle montagne più alte del pianeta e la Camera di Lancio era abbastanza vicina alla vetta. Di fronte a loro, oltre settemila metri più in basso, si stendeva un paesaggio incredibile. Dovunque i soldati spostassero lo sguardo vedevano rilievi più o meno elevati che sotto la luce del sole assumevano gamme di colori impressionanti per varietà e mutevolezza dal bianco azzurrino delle sommità al grigio della roccia più in basso fino a degradare gradualmente lungo i pendii e nelle vallate in una miriade di sfumature di verde più o meno scuro cangianti a seconda dei riflessi che ne traeva la luce in quell'aria così innaturalmente tersa. Non c'era una nuvola nel cielo di un profondo color zaffiro e questo accentuava ancora di più il contrasto con il candore della neve e la luce accecante della palla di fuoco che ardeva al centro della volta celeste.
-Lo spazio intorno a noi risulta sgombro.- comunicò il Comandante Miller alla radio -Ci prepariamo per la salita.-
Impostati alcuni comandi osservò l'altimetro digitale dove i piccoli numeretti giallo acceso salivano gradualmente facendo fischiare a tutti le orecchie mentre il sistema di pressurizzazione adattava i parametri automaticamente.
Mentre la Navetta X prendeva quota il paesaggio in basso si faceva più confuso, i dettagli sempre meno distinti, le piante dai tronchi neri e le foglie grigiastre sempre più indistinte in un'unica uniforme macchia sfumata punteggiata di ghiacciai bianchi ed argentati sotto la luce del sole. Contemporaneamente il cielo in alto si tingeva di un blu sempre più intenso e profondo ed alcune stelle bianche iniziavano a comparire qua e là come minuscoli puntini su un tessuto del colore della notte.
-Abbiamo raggiunto l'alta atmosfera. Ci portiamo in posizione 0 e diamo il via ai rilevamenti.- comunicò via radio il Comandante Miller, e ricevuto il nulla osta manovrò la navicella in posizione mediana fra la Terra e la Luna. Ovunque intorno all'orbita del pianeta si vedevano relitti di antichi satelliti ormai in disuso che luccicavano come enormi schegge di ferro che riflettevano la luce solare.
Non appena la Squadra raggiunse la posizione prestabilita per iniziare i rilevamenti e la Luna venne inquadrata dagli strumenti di bordo un brivido attraversò la schiena del Comandante Miller. Sapevano tutti cosa si trovava sulla Luna, lo sapevano fin troppo bene, ma vederlo di persona era tutta un'altra cosa. L'unico satellite naturale della Terra non era più la sfera bianca ed affascinante che le letterature antiche tramandavano: al giorno d'oggi la faccia visibile della Luna era costellata dei riflessi metallici delle strutture costruite dai Lunari negli ultimi quattrocento anni. Era davvero una visione spaventosa, soprattutto se uno pensava a cosa si annidava all'interno di quelle costruzioni..
-Comandante, siamo stati inquadrati.- risuonò la voce di uno dei compagni di equipaggio alle sue spalle. L'addetto al radar trasmise sullo schermo del Comandante Miller le immagini che stava ricevendo. Si trattava di un ingrandimento della superficie lunare dove una sezione particolare sembrava essere stata messa maggiormente a fuoco rispetto alle altre. Una serie di cerchi rossi concentrici si muovevano dalla periferia verso il centro dello schermo riducendosi di diametro fino a scomparire attorno a quella che sembrava una specie di grande antenna parabolica. E accanto all'antenna due portelli si stavano aprendo lasciando uscire quelle che sembravano altrettante piccole astronavi.
-Siamo attaccati, Signore! Dobbiamo rientrare!- gridò un altro soldato mentre le piccole navicelle lunari indirizzavano verso la loro rapide raffiche di scariche energetiche bianco-azzurrine.
-Affermativo! Ci ritiriamo!- ordinò il Comandante per poi aprire freneticamente la comunicazione con la base -Controllo, qui Navetta X! Siamo stati intercettati da veicoli nemici che ci hanno ingaggiato senza preavviso! Ripeto, siamo attaccati! Rientriamo nell'atmosfera per organizzare la controffensiva!-
-Ricevuto, Navetta X! Tenete duro, cercheremo di mandarvi qualcosa in supporto. Comunicate le coordinate del punto di rientro appena possibile.- fu la risposta calma e misurata della Sala Controllo.
Il volo di ritorno fu parecchio frenetico, a quanto pare i mezzi dei Lunari disponevano di capacità di manovra di gran lunga superiori a quelle delle navicelle della Difesa, perché evitare le scariche di energia era ogni momento più difficile. Le due astronavi che li avevano aggrediti si stavano avvicinando sempre più, una da destra l'altra da sinistra in modo da impedire loro di attuare qualsiasi manovra evasiva: l'unica loro speranza era lanciare i propulsori della navetta al massimo e sperare che bastassero per tenere quei dannati cosi a distanza.
Purtroppo però non mancavano i colpi a segno ad opera delle navicelle lunari, colpi che squassavano lo scafo del velivolo della Difesa creando profondi segni sul rivestimento ceramico esterno.
-Accidenti! Ci stano riducendo a un dannato colabrodo!- stava gridando qualcuno alle spalle del Comandante Miller mentre questi cercava in tutti i modi di impostare e mantenere la rotta per l'angolo ottimale di penetrazione nell'atmosfera.
-Me ne sono accorto, grazie, soldato! Speriamo solo che questa cosa regga!- gridò di rimando, ed in quel momento un conto alla rovescia comparve sul suo schermo.
-Dieci secondi all'ingresso in atmosfera! Angolo di penetrazione ottimale in due secondi!- comunicò il Comandante sopra le esplosioni sempre più frequenti intorno a loro.
-Quei cosi continuano a seguirci! Stanno venendo giù con noi!-
-Speriamo che a loro manchi del tutto la schermatura!- ringhiò il Comandante -Sette secondi all'atmosfera!-
-Ce li abbiamo addosso, Comandante! Quattro secondi all'impatto e nemico in avvicinamento!-
-Tre secondi all'atmosfera! Prepararsi all'impatto... Ora!-
E tutto divenne nero.

The Resurgence Trilogy (Behind The Scenes)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora