1. Annichilimento.

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Faccio un passo avanti. Lo sto sfidando con occhi quasi spiritati. Gli occhi di una persona che ha perso l'essenza di se stessa e non ha più nulla da perdere. Gli occhi di una folle.

«E in che modo, stavolta? Forse con quelle minuscole pillole bianche? O con le torture fisiche? Ah, no... A quelle sto imparando a resistere» mi puntello il dito sulle labbra e mi fermo di fronte a lui. È più alto di me, ma la cosa non mi spaventa «O magari bruciandomi il cervello, come hai già provato a fare?»

«Attenta a quello che dici, ragazzina.»

«Puniscimi, Russell. Andiamo!» lo sprono, sventolandogli in faccia un sorriso freddo «So quanto ti piace farlo, ogni volta che te lo ordina mio padre. So quanto ci godi a stringermi quelle cinghie attorno ai polsi o a inumidirmi le tempie con la spugna bagnata, prima di attivare la scossa. Lo so benissimo, e questo fa di te una persona cattiva. Forse anche più di me.»

All'improvviso Russell fa una cosa inaspettata: alza una mano per aria e mi schiaffeggia in pieno volto, facendomi indietreggiare. Accuso il colpo in silenzio, senza nemmeno portarmi le dita sulla guancia, che inizia a bruciarmi. Invece sorrido e continuo a guardarlo negli occhi.

«Stasera prenderai le tue pillole senza cenare» m'informa con freddezza «Dose doppia. Riusciremo a non farti sentire più niente, Abby. Fidati di me.»

«Non diventerò mai il vostro burattino.»

Russell ridacchia a bassa voce. «Vedi, è qui che ti sbagli» rivela con una scrollata di spalle «Tu lo sei già. E se non collaborerai con noi, ti aspetteranno cose ben peggiori di queste.»

«Non ho paura di morire.»

«Molto bene. Perché tra poco inizierai ad avere paura di sopravvivere» mi fa l'occhiolino e appoggia una mano sulla maniglia della porta «Adesso riposati. Domani tuo padre vorrà vederti. E dovrai essere più mansueta di così» mi avvisa, prima aprire la porta e defilarsi.

Io lo guardo andarsene, poi, rimasta sola, volto i tacchi e torno a sedermi davanti alla scrivania, gli occhi persi nel vuoto.

Sono in gabbia.

***

Sento il suo sguardo bruciarmi addosso. Ho gli occhi chiusi, ma lo percepisco. Mi fissa furioso, come se volesse prendersela con me. Alla fine fa un passo avanti e si avvicina. I nostri corpi non hanno ombre. Stiamo camminando all'interno di una stanza interamente nera, dai pavimenti alle pareti. Io indosso ancora la mia camicia da notte beige sgualcita e macchiata di sangue; la stessa che mi cambiano una volta alla settimana, come se fossi una malata ricoverata in un ospedale di bassa categoria.

«Guarda come ti sei ridotta...» sibila amareggiato «Guarda come ti sei ridotta, per colpa tua.»

Io ricambio il suo sguardo in maniera impassibile. Continuo a farlo finché non lui non alza la mano e mi sfiora il mento, sollevandolo di qualche centimetro. Il suo tocco è gelido, marmoreo. Come ogni volta, aspetto di sentire qualcos'altro che però non arriva mai. È semplicemente uno sfiorarsi di pelle.

«Ho fatto la cosa giusta» ribatto atona. Stringo appena le palpebre. La sua vista mi fa stare male.

«Ti sei lasciata tutto alle spalle per ottenere... questo?» mi lancia un'occhiata scettica. I suoi occhi vagano lungo il mio corpo e si soffermano sui polsi, segnati da due righe porpora «Hai lasciato me per questo, Abs

Mi allontano di scatto dal suo tocco e faccio finta di non sentirmi turbata da quelle parole. «Non dovresti essere qui. Vattene.»

«È la tua mente che mi ci porta. Ne hai bisogno, per non impazzire del tutto.»

Hybrid - Legami SpezzatiWhere stories live. Discover now