Capitolo 63 - Una vita per una vita

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PRIMA PARTE del Capitolo

Due giorni erano passati nel castello Della Roccia. Clizia trascorreva le ore nel silenzio, pensando all'incontro del suo antico amore. Era stato difficile separarsi un'altra volta, non ne poteva più delle percosse sia fisiche che mentali del suo aguzzino. L'educazione che l'Angelo le aveva posto non la risparmiava tra le preghiere della mattina e del pomeriggio, per poi passare con un casto digiuno. Inoltre era d'obbligo leggere i sacri testi della religione, La Bianca. Il Generale disprezzava e protestò gli abiti troppo scolati e i capelli non coperti da un velo lungo fino alle spalle.

Clizia continuò a pregare nel piccolo Tempio, mentre teneva in mano una candela. La giovane la posò davanti al tavolo di ferro e osservò la statua di un Angelo. Un velo rosso le copriva il capo e la schiena. La Nefilim posò le mani sull'addome e deglutì, il vestito che indossava le copriva il corpo, non lasciava trapelare nulla. Varsos le ripeteva sempre che un solo pezzo di pelle, a parte le mani e il volto, poteva indurla al peccato e alla dannazione nella Dimensione Deiouona. Clizia sapeva che non era così, Electre le aveva raccontato che i Nefilim e i mezzi-demoni potevano essere giudicati come qualsiasi altro umano. In base alla loro Essenza e al comportamento nella vita terrena. La giovane tornò indietro con la mente ricordando la saggezza e la gioia di quei venti giorni.

La fanciulla poteva ricordare il profumo del pasto vegetariano, il rumore delle spade durante gli allenamenti e le occhiate curiose degli Angeli più giovani. La giovane era seduta su una panca di legno, i suoi occhi osservarono con curiosità l'allenamento di due Cavalieri alati con indosso la loro luccicante armatura. La ragazza poteva notare un piccolo recinto, mentre attorno a lei c'erano le tende. Alla sua sinistra c'era Electre, la donna indossava una tunica lilla con una scolatura a V. L'Angelo dei Sacri Doni indicò alla giovane i punti deboli degli Angeli. Clizia annuì mentre posava timidamente le mani sulle ginocchia, i lunghi capelli castani scivolarono sulla spalla, mentre le labbra rosse accennarono un sorriso.

Electre – Una volta disarmato l'avversario, un Angelo può scegliere se ucciderlo o risparmiargli la vita.

Uno dei due Cavalieri cadde a terra mentre l'altro lo disarmò. Era un semplice allentamento.

Clizia – Ho sempre letto nei libri della La Bianca che è un onore risparmiare la vita. Ma... ho sentito anche che nemmeno gli Angeli sono buoni come molti sostengono. 

Electre si toccò il mento e inarcò la schiena, posando i gomiti sulle ginocchia. Osservò la fanciulla notando il suo abito color porpora e il corpetto a cuore.

Electre – Immagino che Rubellius ti abbia detto la parte peggiore di noi. Non posso biasimare le sue parole dopo quello che ha vissuto.

La giovane deglutì e abbassò lo sguardo, arrossendo per l'emozione.

Clizia – Beh... in parte sì. Sono stata educata a rispettare la vostra religione. Quando ero molto piccola il mio Sacerdote Benedetto mi disse che bisognava vivere di preghiere, digiuni e d'umiltà. Ogni giorno e in ogni ora. Ma... quando conobbi Rubellius, lui mi disse che non serviva a nulla. Crede che pensate solo a voi stessi.

Electre socchiuse gli occhi neri e accennò un sorriso, mosse le ali bianche e posò una mano sotto al mento.

Electre – Diciamo che ha detto una piccola verità.

La fanciulla spalancò gli occhi e la guardò.

Electre – Devi sapere che la religione La Bianca è stata fondata dai nostri Antenati per mostrare le pratiche, gli obblighi e doveri agli Angeli e ai Nefilim. Era un modo per staccarci dai peccati più oscuri. Inoltre le preghiere e la meditazione ci servivano per darci forza e pace. – Sorrise – Tuo padre preferiva la meditazione per schiarire la mente. Ma altri preferivano le preghiere.

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