CAPITOLO 27

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CHRISTIAN

"Mi manca"

Mi fa male dappertutto. La perdita mi sta consumando. Non posso credere di averla costretta a scappare da me, di nuovo. E adesso lei è in un'altra casa, in un altro letto.. e chissà, forse tra le braccia di un altro uomo. "No, porca puttana". Mi fermo, col fiatone, poggiando le mani sulle ginocchia. Pump It dei Black Eyed Peas suona attraverso le cuffie. Sto correndo da più mezz'ora, senza fermarmi. I polmoni mi fanno male per lo sforzo e il dolore riempie il buco che ho dentro. Non so se tutto questo è causato dalla gelosia che provo nei confronti di Anastasia... in realtà non so nemmeno perchè la provo. Sono un coglione confuso che non fa altro che ferirla. Anastasia si merita qualcuno che non abbia paura di amarla. Ha bisogno di qualche stronzo che si godi il suo sorriso quando si sveglia al mattino, che la fa ridere, che la protegga, che faccia l'amore con lei. Ed io non posso darle tutto questo, e per quanto voglia spaccare la faccia ad ogni uomo che osi solo ammiccare verso di lei, non lo farò. Mi passo una mano sul viso, toccandomi le labbra con le dita. Le stesse labbra che qualche giorno fa baciavano le sue... se solo potessi baciarla un'altra volta. Una sola...

ANASTASIA

"Mio Dio, è troppo stretta"

E' la stessa gonna che ho messo qualche giorno fa, eppure oggi mi pare più stretta delle altre volte. Il bottone. Oh, quell'assurdo bottone sotto l'ombelico è così fastidioso. Basta, ci rinuncio. Mi siedo, esausta, sulla sedia accanto alla scrivania della mia vecchia stanza. Il letto è pieno di vestiti, che ho messo e tolto nel giro di cinque minuti. Sembra strano, ma tutto ciò che indosso non mi sta bene o mi sta stretto. Il chè è assurdo. Giorno dopo giorno il mio corpo cambia, e ingrassa. Non faccio altro che mangiare visto che adesso la nausea è diminuita. Di questo passo..

<<Ana!>> la voce di Kate arriva dall'altra stanza.
Sono tornata nel mio appartamento da tre giorni e già ho voglia di fuggire via.
<<Ana!>> apre la porta, ed entra con una mano al fianco. <<Ancora non sei pronta? E' tardi. Io devo andare al lavoro, e devo ancora portarti al tuo di lavoro>>

<<Ti ho detto che posso tranquillamente prendere un taxi>> replico, seccata.

<<Non prenderai un taxi, Ana. Ti ho detto che ti avrei dato un passaggio e lo farò. Ma sei uscita dalla doccia un'ora e mezza fa. Perchè sei ancora in questo stato?>>

Indica il mio corpo coperto solo da un reggiseno di pizzo beige e la gonna bianca. Sbuffo ed alzo gli occhi al cielo.

<<Non ho niente da mettermi. Mi sta tutto stretto. Sono ingrassata!>> dico a voce alta.

<<Ingrassata? Hai solo due tette enormi. Per il resto sei talmente magra che se ti mettessi contro luce potrei farti una radiografia>> sbotta, e poi scoppia a ridere. Cerco di resistere ma alla fine mi unisco alla sua risata. <<Dai, ti aiuto>>

Alla fine ho indossato il vestito color prugna che tempo fa Kate stessa mi aveva regalato. E' stretto, ma non abbastanza, e fortunatamente non ha cerniere, cuciture, o bottoni che possano infastidirmi. Kate mi ha detto che sono fissata perchè non sono per niente ingrassata, neppure di poco. La mia pancia è sempre la stessa. E' dura, ma sempre piatta. Però non posso farci niente. Non riesco a sopportare di averla stretta in un indumento. Non sarò l'unica gravida con queste fissazioni no?

Il telefono vibra, ed io mi affretto a tirarlo fuori dalla borsa. Mi manca l'aria. "Christian". Mi ha chiamata tutti i giorni a tutte le ore di questi tre giorni, da quando me ne sono andata quella sera dall'Escala. Tutte le volte ho rifiutato la chiamata e dopo un po' era il telefono di Elliot a squillare. Gli chiedeva di me, della mia salute, e se mi servisse una qualsiasi cosa. Elliot gli ha sempre risposto in modo molto freddo e indifferente. E' chiaro che non ha gradito il comportamento del fratello, come tutti del resto.

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