-3, in bilico sui tacchi a spillo

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Ci avviammo a piedi, poiché il luogo della serata era davvero vicino.
Il ristorante dove tutto era stato organizzato era una meravigliosa terrazza su un attico.
Quel posto era magnifico a tal punto che ancora oggi, ho un preciso ricordo dei leggeri brividi che mi trasmetteva. Quella serata, fu davvero magica e significativa, non solo per quello che successe allora, ma per tutto il resto della mia vita.
Fu la serata in cui successe quello che davvero non avrei mai immaginato sarebbe potuto accadere.

Ci facemmo strada tra la folla all'esterno del grattacielo, ed entrammo.
Arrivati sul tappeto rosso, tutti si girarono a guardarmi, come per domandarsi chi fossi. Avere gli occhi di tutti puntati addosso non mi metteva in imbarazzo, anzi, mi faceva sentire sempre più a mio agio, in quel sottile strato di mistero che sentivo di lasciare alle persone.
Poi, realizzai, come appena sveglia da un brutto sogno, che in realtà nessuno stava davvero guardando me, bensì Monica, la quale, con una disinvoltura che io avrei potuto soltanto sognare, stava sfilando verso un gruppo di modelle e modelli di un'altra nazionalità, i quali la stavano aspettando per delle foto.
A nessuno importava di me quella sera, e nulla era come avevo immaginato dai numerosissimi film davanti ai quali avevo sognato tantissime volte.
A nessuno importava di me quella sera, se non a Christian, che cogliendo l'occasione dell'allontanamento di Monica, mi prese in privato per poter finalmente conversare come ai vecchi tempi.
- Allora, finalmente un po' di tempo per parlare!
- Eh già!
Risposi non proprio convinta.
- Allora, cominciamo dalle cose basiche. Cosa combini qui in America, in particolare a Chicago?
- Beh... fino a ieri sera abitavo lì con io mio ex ragazzo Luca e lavoravo per una rivista. Sono una giornalista con la passione per la musica. Proprio come i bambini: adoro cantare, poiché tutto quello che canto e che interpreto automaticamente comincia a fare parte di me.
Stavo cercando di evitare di soffermarmi troppo sulla parte dove lascio il mio lavoro e il mio ragazzo e mi trasferisco di punto in bianco a New York. Oltre a risultare un po' irrealistica da credere, mi sembrava un po' troppo personale come prima conversazione dopo anni.
- Quindi canti? Che bello! Mi piace la musica, in particolare il soul, il blues e il pop.
- Che coincidenza, sono proprio i generi che piacciono a me!
- Sicuramente allora stiamo pensando alla stessa cantante...
- Inglese...
- Il quale nome inizia per A...
Scoppiammo a ridere. Erano risate sincere, come quello di amici secolari.
Mi piaceva l'intesa che si stava creando.
In qualche modo, provai a domandargli come era arrivato "All'alta società" se così si può dire.
- Ahah. Vedi Julia, questa domanda mi viene fatta davvero da tante persone. Da giornalisti, da ex compagni di scuola come te, da familiari, da attori famosi e anche da produttori importanti.
Tutti si chiedono, come abbia fatto io, apparentemente un sempliciotto, ad ottenere tutto quello che effettivamente ho: la fama, il potere, ma soprattutto il denaro. Chissà perché è solo quello che interessa alla gente. Eppure, è stato detto così tante volte che i soldi non fanno la felicità!
Ad ogni modo, ho semplicemente sfruttato qualcosa a cui nessuno aveva mai pensato.
Come io credo tu sappia, molte case di moda importanti, come anche Gucci o Burberry, hanno la loro sede in America, in Italia, o comunque in nazioni occidentali, ma la produzione dei loro capi avviene perlopiù in Asia o in Africa, dove tutti i costi sono ridotti. Beh, ai bassi costi di produzione però, come ragionai io tanti anni fa, si sommano tutti i costi di import e export, che non devono essere da nulla. Inoltre, i capi perdono una leggerissima percentuale del loro valore semplicemente per il fatto di non essere "Made in Italy" o "Made in USA."
Di conseguenza, ho pensato di poter iniziare un'attività di produzione di abbigliamento e accessori qui in America, riducendo il più possibile i costi e gli addetti. La mia idea, per quanto apparentemente banale, ha funzionato.  Adesso, come vedi, sono arrivato dove nessuno avrebbe mai pensato che sarei potuto arrivare. Ho creduto in me e nei miei sogni, niente di più.

Rimasi davvero affascinata dal suo discorso, in quanto, la sua idea semplice, risultava ai miei occhi geniale.
Nonostante nell'aspetto fisico non sia cambiato parecchio rispetto alle superiori, adesso è decisamente un tipo più maturo dal punto di vista del carattere.
D'altronde però, era sempre lui, il solito "Christian della seconda ora", come veniva chiamato dalla classe data la sua inclinazione naturale alla puntualità.
La nostra conversazione andò avanti per parecchi minuti, e parlammo di moltissime cose delle nostre rispettive vite.
Dopo un po' però, lui andò a parlare con altre persone, d'altronde, era un cocktail di lavoro per lui.
Ci salutammo con un veloce cenno, e lo vidi recarsi verso un gruppo di uomini, che dovevano essere colleghi di lavoro.
Per quella sera, fu l'ultima volta che vidi Christian, e in generale, fu l'ultima volta che lo vidi sorridere per un bel po' di tempo.
Quello che è successo?
Ve lo racconterò subito, ma prima, mettetevi comodi, perché è una lunga storia.









- suspense...











-ancora suspense...










- lo scoprirete nel prossimo capitolo😉

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