L' intervento

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Premessa
Questo sarà l'ultimo capitolo non incentrato sui nostri due innamorati, ma si chiuderà il discorso sul padre e la sua malattia.
Dal prossimo non ci saranno più compromessi o interruzioni alla storia di Kol e Irine.

Era quasi capodanno, io e Kol continuammo a frequentarci, ma si vedeva che tra noi c'era tensione.
Klaus continuava a informarsi se ci fosse un modo per farmi perdere la memoria, anche a costo di farmi dimenticare chi sono e tutti miei anni di vita, ma a quanto pare non aveva ancora trovato niente.

28 Dicembre, Oggi mio padre aveva l'intervento per togliere il tumore, sperando che andasse bene.
Mi svegliai all'alba per prepararmi, mia madre aveva passato la notte in ospedale, lo avrei fatto anch'io se non mi avesse obbligato ad andare a casa.

Kol mi sarebbe passato a prendere per portarmi lì.
Ero agitata, avevamo combattuto tanto insieme a lui per tutto questo tempo,  nonostante tutti i problemi che si erano creati, adesso era tutto su un filo sospeso sopra un burrone.
Cosa sarebbe accaduto se le cose non dovessero andare come previsto?
Cacciai quel pensiero con un gesto della mano.
Le cose dovevano andare come previsto.
Senti il rumore della macchina e uscì di casa.
Io ero agita, e non parlammo molto.
Arrivati in ospedale corsi giu dall'auto, superai di corsa le infermiere all'ingresso e raggiunsi i miei.
"Giusto in tempo tesoro..."e iniziò a tossire.
"PAPÀ!"
In quel momento arrivarono i medici, una gli attaccò qualcosa al braccio mentre gli altri staccavano il lettino dal letto per portarlo via.
Io lo segui mentre lo portavano in sala operatoria.
Gli tenevo la mano.
Avevo la gola bloccata dalle lacrime che non riuscì a parlare.
Ma parlò lui per me.
"Non ti preoccupare, andrà tutto bene, non vi libererete di me tanto facilmente"
Riuscì a sorride.
Poi mi dissero di lasciarlo perché non potevo continuare.
Si avvicino a me la mamma.
Mi mi mise le sue braccia e attorno alle spalle e disse "non ti preoccupare, tuo padre è forte, se la caverà"
L'intervento sarebbe dovuto durare solo un paio d'ore, così ci mettemmo comodi ad aspettare.
Mi madre aveva portato un libro e si mise a leggere.
Io invece ero troppo tesa anche solo per starmene seduta.
Iniziai a guardarmi intorno, non mi piaceva l'ospedale, non mi è mai piaciuto.
Mi misi a camminare avanti e indietro fino a che Kol, che intanto aveva parcheggiato l'auto e ci aveva raggiunto, disse che lo stavo innervosendo e facendo venire il mal di testa, così mi misi seduta, o meglio, ci ho provato.
Era calma piatta, poi le cose si agitarono, e non capì più nulla.
Non ricordo i particolari di quello che successe.
C'erano infermiere...e dottori che venivano chiamati... le infermiere che portavano ossigeno o chissà cos'altro in sala.
Anche la mamma inizio ad agitarsi gridando che voleva sapere cosa sta succedendo, che era suo marito e aveva il diritto di sapere.
Cercava di avanzare, di entrare per chiedere spiegazioni ma Kol la tratteneva.
Io mi guardavo intorno spaesata incapace di muovermi.
Poi il buoi.

"Irine? Svegliati, devi alzarti."
"Papà? Dove siamo?"
"Sulla spiaggia, ma tu ti devi svegliare, non puoi stare qui"
"Cosa? No.... no.... tu.... tu devi venire con me"
"Tesoro ma non posso, avanti... apri gli occhi"

Mi svegliai distesa sul letto di una stanza di ospedale, mia madre seduta su una poltrona che piangeva, Kol in piedi davanti a lei che gli passava i fazzoletti.
"Che è successo" chiesi mettendomi a sedere.
Mamma alzo lo sguardo su di me, tentò di parlare ma scoppio in lacrime.
"Kol?"
Mi guardo disperato come se non trovasse le parole per dire quello che doveva dire, e avesse paura che scoppiassi a piangere anch'io.
Poi un'idea assurda e orribile iniziò a farsi strada nella mia testa.
"Papa?! Dov'è papà?"
Un'infermiera entrò nella stanza.
"Ti sei sveglia, bene, prima se svenuta e...."
Ma non gli diedi il tempo di finire la frase.
"DOV'È MIO PADRE??" Stavo scoppiando a piangere.
Tutti mi guardavano senza dire niente, e la cosa non fece che innervosirmi.
Corsi fuori dalla stanza, fermai un paio di dottori per farmi dire dove fosse mio padre finché non lo trovai da sola.
Entrai in una stanza, la sua stanza, ma quel che vidi, non potevo credere che fosse reale.
La stanza era singola, chiusa, una sola finestra.
Papà era disteso sul letto.
Solo che non era, beh.... in se.
Era pieno di fili... e tubi che gli usciva da tutto il corpo, e sembrava... beh...
sembrava morto.

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