Shintoismo

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Sessualità lesbica ritratta in uno Shunga risalente al periodo Edo.

Un rotolo raffigurante il Kami Hachiman (protettore dei Samurai) vestito da monaco buddista

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Un rotolo raffigurante il Kami Hachiman (protettore dei Samurai) vestito da monaco buddista.

Lo Shintoismo non è mai stato in opposizione all'omosessualità. I contemporanei del periodo Edo erano liberi di rappresentare il Kami (Dèi giapponesi) in atti sessuali comportanti la sodomia così come in tutte le altre forme. Durante lo shogunato Tokugawa molte divinità shintoiste, soprattutto Hachiman, Myoshin, Shinmei e Tenjin, sono state considerate come le divinità custodi di Nanshoku (l'amore tra uomini, vedi Nanshoku ōkagami).

Lo scrittore del tempo Ihara Saikaku ebbe ad affermare che dal momento che non ci furono donne nel corso delle prime tre generazioni della genealogia degli dei descritti nel Nihongi, gli dei dovevano necessariamente aver avuto relazioni omosessuali; questo evento venne considerato da Saikaku la vera origine di nanshoku.

E' pur vero che l'omosessualità giapponese è un comportamento individuale che deve essere tanto permesso quanto protetto, ma non dovrebbe intervenire nel dibattito sulle questioni pubbliche. Non v'è alcuna discussione in Giappone né sull'omofobia né sull'unione omosessuale. I matrimoni possono essere disposti per la facciata pubblica, per preservare l'immagine della famiglia. Lo Shinto è certamente conservatore ma mantiene uno sguardo sereno e molto discreto nei confronti dell'omosessualità.

« "l'amore omosessuale nello Shinto e all'interno del clero buddhista giapponese: i rapporti nanshoku all'interno dei monasteri erano rapporti di natura maestro-discepolo, storicamente associabili soprattutto alla pederastia; esso era strutturato in modo che il partner più giovane non venisse considerato come un maschio adulto. Il più anziano della coppia (un "amante" o "fan") era spesso un monaco, un sacerdote o un prete laico, mentre il più giovane era probabilmente un giovane aiutante (Chigo, 稚 児), un adolescente o un ragazzino nella fase di pre-pubertà[204]. I rapporti non erano più rilevanti dopo che i ragazzi erano diventati adulti (o quando lasciavano il monastero). Entrambi i partner sono stati incoraggiati a trattare il loro rapporto con serietà e portare con onore la propria reciproca fedeltà, come se fosse un voto scritto. Al di fuori dei monasteri i monaci sono stati spesso considerati per aver una particolare predilezione per la prostituzione maschile, che è stata oggetto di molte storie e racconti salaci". »

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