Polaris

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Polaris è un sistema stellare triplo situato nella costellazione dell'Orsa Minore ed è la stella più luminosa e più brillante vicina al polo nord celeste, motivo per il quale è anche conosciuta come stella polare o stella del nord.
E' apparentemente ferma nel cielo, mentre tutte le altre stelle dell'emisfero boreale sembrano ruotarle attorno. È, così, un ottimo punto di riferimento per la navigazione celeste nell'emisfero nord della Terra. I marinai, la usarono per secoli per orientarsi nelle notti più buie, prima che l'avvento della bussola ne rendesse l'uso obsoleto.

Ricordo ancora la prima volta in cui ne scoprii l'esistenza. Era una notte di metà giugno, una brezza leggera rinfrescava l'aria resa pesante dal caldo torbido della giornata appena trascorsa. Avevo circa dieci anni, se ben ricordo.
Io e Lui, abbiamo sempre avuto un rito tutto nostro, ogni domenica, da quando ho l'età per ricordarmelo, mi ha sempre portata fuori città a vedere il cielo notturno. Prima di quella notte mi aveva solo descritto le stelle in generale, mi aveva raccontato di come nascevano, della loro composizione e della Via Lattea.
Lo avrei ascoltato parlare per ore e ore. Spesso inventava delle storie tutte sue sui quei piccoli puntini luminosi. Rimanevo completamente estasiata e rapita da quei racconti. Non era un astronomo e sospetto che spesso inventasse, ma a me non è mai importato molto, era un'attività tutta nostra che lui aveva escogitato per poter passare del tempo con me e solo ora, mi rendo conto di quanto sia un gesto di amore immenso, ne abbiamo così poco a disposizione che quando decidiamo di donarne un po', può voler solo dire che stiamo decidendo di dedicare un pezzo di noi stessi a qualcuno di importante .

Quella notte mi guardò orgoglioso e mi disse che ormai ero grande ed ero pronta a conoscere la Mia prima stella. Ricordo l'emozione, la gioia nel vedere quello che era solo un segno luminoso lontano nel cielo, ma che per me rappresentava una nuova scoperta.
Distese sul prato un plaid che avevamo portato con noi sul quale ci sdraiammo e ci perdemmo ad osservare l'immensità di quel cielo.
Se chiudo gli occhi, posso ancora ritornare con la memoria a quel momento. 

Mi stavo quasi per addormentare quando mi strinse un po' di più la mano <<Sai perché la stella polare è così importante?>> mi domandò. Ci pensai un secondo per poi scuotere la testa sconfitta. Lo guardai con sete di conoscenza, lui sorrise divertito dalla mia espressione concentrata, diceva sempre che mi si formava una rughetta al centro della fronte quando mi sforzavo per pensare.

<<La stella polare è fondamentale perché quando perdi la strada di casa, e non hai altri mezzi per ritrovarla, lei te la indica>> mi accarezzò appena la guancia sinistra con il palmo della mano.

<<Tu sei la nostra stella polare, Fay. Senza di te, noi siamo persi. Ricordatelo sempre>>

Il vento leggero che entra dalla finestra, davanti alla quale è posizionata la mia scrivania mi procura diversi brividi lungo tutta la colonna vertebrale.
Guardo il libro di Anatomia con quella che sono sicura, vista dall'esterno, risulti un'aria assente. Sono ormai ferma sulla stessa riga da più di venti minuti.
Il tempo è grigio e con lui questa stanza. Non si tratta di colori, quelli ci sono. Quando ristrutturammo la casa mi permisero di dipingere e ammobiliare la camera come meglio credevo. I mobili sono rossi e le pareti sono tutte bianche tranne quella dietro il letto, quella ha una tonalità sfumata dello stesso colore, lì, delle lucine, simili a quelle Natalizie, illuminano delle polaroid che immortalano alcuni dei momenti più importanti della mia vita.
Dopo aver trascorso altro tempo ferma a rileggere lo stesso paragrafo infruttuosamente, mi alzo allungando le braccia per stiracchiarmi.
Chiudo la finestra. Ormai l'aria autunnale si sta facendo troppo pungente per poter lasciare aperto tutto il giorno.
Prima di uscire dalla stanza mi fermo davanti allo specchio, osservo la mia immagine riflessa; i lunghi capelli neri mi raggiungono la vita, lisci come la seta. La mia pelle è bianca, ma non un bianco normale, sembro un ectoplasma. Le persone che desiderano morire mi chiamano Biancaneve. Questa mia carnagione proprio non me la spiego, dovrei essere scura, dato il colore della pelle di chi mi ha dato la vita, ma nulla, madre natura mi ha "regalato" l'effetto cadavere.
I miei occhi sono verdi, ecco, loro li amo. Sono magra, secondo altre persone che desiderano anch'esse porre fine anticipatamente la propria esistenza, troppo. Non dipende da me, io mangio e anche in modo esagerato talvolta.
Con passo delicato, cercando di fare meno rumore possibile, raggiungo il salone. Disteso sul divano, un uomo di trentotto anni riposa esausto. Si è addormentato con la calcolatrice in mano e dei fogli sul petto. Mi si stringe il cuore a vederlo così, a pezzi. Un'espressione sofferente gli dipinge il viso ancora bello nonostante alcune rughe inizino a segnarlo. I capelli neri, come i miei, gli ricadono in un ciuffo scomposto sulla fronte.
Mi avvicino silenziosamente, prendo la coperta posizionata ai piedi del divano e lo copro. Non riesco a non accarezzargli il viso, è più forte di me. Così esile ma così forte.
E' una roccia il mio papà. Peccato che anche le rocce vengono scalfite sotto l'azione di pioggia e venti continui.
Mi inginocchio per poterlo sentire più vicino. Sono stanca e lo è anche lui, forse più di me e non sto parlando di stanchezza fisica, quella si supera con qualche ora di sonno, mi riferisco alla stanchezza che deriva dal dolore. Anche Spettro, il mio cane dal lungo pelo bianco che gli ha fatto guadagnare questo nome un po' lugubre, solitamente gioioso e pieno di vita, riposa quieto in un angolo, come se percepisse le nostre emozioni. Casa nostra è sempre stato un luogo pieno di vita, dove la musica non mancava mai e le risate rimbombavano allegre. Ora non guardiamo neanche più la televisione perché il volume non è mai abbastanza basso e di momenti in cui ridere ce ne sono sempre meno. Appoggio la guancia, sfinita, sul petto di mio padre, per poterne sentire il profumo e cercare un po' di calore umano. Una mano si posa sulla parte di viso esposto, spostandomi i capelli dietro l'orecchio, mi accarezza dolcemente, lentamente. Rimaniamo così, per non so quanto tempo. So che si sta sforzando di non cedere, so che sta cercando di essere forte per me, per noi. Lo so, bene e mi spezzo sotto il peso di questa consapevolezza.

Senza TempoWhere stories live. Discover now