Capitolo quattro

556 45 65
                                    

Astrid aveva deciso di parlare con Jack quel giorno. Non avevano fatto altro che evitarsi, e tra cinque giorni sarebbero dovuti tornare alla normalità straziante, riportandosi sulle spalle i loro problemi. Voleva risolvere i disguidi per non portarsi altri pesi, ma soprattutto perché ne aveva bisogno. Avevano da poco finito la colazione, ed il ragazzo continuava ad ignorarla. Nonostante Astrid avesse un orgoglio indistruttibile, aveva deciso di compiere lei la prima mossa.

-Jack.
Il ragazzo non la guardò nemmeno, limitandosi ad un lamento stanco come risposta.

-Jack, porca Umbridge, guardami.

-Che vuoi ?

-Che voglio ? Dio, ti senti quando parli ? Sono giorni che mi ignori. Potremmo smetterla con queste cazzate e parlare da persone mature ?

Jack le rivolse un sorriso ironico privo di divertimento.

-Ti definisci persona matura, sul serio ? Non sai neanche accettare i tuoi sbagli.

Lo disse con voce sprezzante e per un attimo Astrid si dimenticò degli anni trascorsi con quel ragazzo che ora la dispreggiava inutilmente.

-Ah, sarei io l'immatura quindi? Mi rendo conto solo ora di aver speso questi anni con te non vivendo appieno la mia fottuta vita.

-Che c'è? Sono troppo poco per te ? Non sono abbastanza ricco ?

-Cosa ? Credo che sia stata con te soltanto per i tuoi soldi ? Non mi hai mai capita, Jack. Sei soltanto uno sporco verme. Come ti viene solamente in mente una cosa del genere ? Pensavo fossi più sveglio. Sai, le relazioni iniziano e terminano.

-Mi stai lasciando così? Non hai nessun rispetto.

-Io non avrei nessun rispetto ? Sono stata trattata come fossi una sottomessa per anni senza mai fare nulla per cambiare la situazione ed adesso ti domandi cosa mi spinge a lasciarti ?

-Ti ho trattato come fossi una regina, lurida stronza !
Il viso pallido del ragazzo divenne rosso dalla rabbia, cosa che gli fece serrare i pugni facendo diventare bianche le nocche. Astrid lo guardava senza quasi mostrare emozioni, soltanto una maschera d'indifferenza mentre ascoltava le parole piene d'odio di colui che avrebbe dovuto "amarla".

-Dimmi la verità, mi tradisci. È per questo che mi stai lasciando vero ? È più bravo di me a letto ? Eh, troia?
Astrid spalancò la bocca ascoltandolo urlare.

-Cazzo Jack, sei un fottuto idiota. Ti sto lasciando perché non c'è chimica tra noi, ti sto lasciando perché non c'è proprio un cazzo tra noi.

-Perché? Perché mi stai facendo questo ?  Tu mi ami!

-Un tempo. Non più ormai. Non c'è più niente per noi. Accettalo. Non possiamo restare insieme se non riesco ad essere me stessa con te. Non parliamo mai Jack, questo non va bene. Non c'è amicizia tra di noi.

-Amicizia ? Vuoi amicizia ? Pensavo che ti bastasse scopare, non è questo che riesci a fare meglio, stronza? 

Jack le si avvicinò lentamente tenendo i pugni serrati. Le afferrò il retro del collo, attirandola a sé.

-Che stai facendo ? Lasciami immediatamente.

Quando sentì la presa sul collo diventare più forte, lo spinse, non avendo però risultati. Gli diede un calcio, facendolo lamentare dal dolore. Lo schiaffeggiò con forza.

-Ma sei impazzito o cosa ?
-Se non posso averti io, non ti avrà nessuno.

Si poteva leggere la pazzia e la rabbia negli occhi azzurri del ragazzo, che con forza le lasciava un pugno, nello stomaco, spingendola poi per terra. Astrid lo guardò mentre si slacciava velocemente la cintura dei jeans, il terrore si impossessava di lei. Gridò quando Jack iniziò a toccarla ovunque con forza. Le diede un pugno sul viso, spaccandole il labbro.

-Urla quanto vuoi troia, so che ti piace.

Stava per sfilarle i pantaloni, quando una forza lo spinse all'indietro. Hiccup gli assestò un calcio nell'inguine che lo fece piegare in due dal dolore, dandogli poi una gomitata sulla nuca. Salendo a cavalcioni su di lui, scagliò senza pietà pugni che probabilmente ruppero il naso del ragazzo dai capelli bianchi, ormai svenuto.

-Hiccup...
Il ragazzo si girò nella sua direzione. Gli occhi rossi, celavano la rabbia immensa. Hiccup assestò un calcio nelle costole di Jack, quasi come fosse diventato una furia.

-Hiccup, ti prego, fermati.
Astrid gli prese il braccio, facendolo girare nella sua direzione e guardandolo con paura. Il respiro affannato di Hiccup le arrivava in faccia e i suoi occhi sembravano bruciare. Hiccup spostò la mano della bionda dalla sua spalla, girandosi per continuare a massacrare il corpo dell' "amico".

-Hiccup, basta. Questo non sei tu, ti prego. Non diventare il mostro che temi di essere.

Astrid singhiozzò, trattenendo a stento le lacrime. Hiccup rilasciò in respiro tremante, stringendola tra le sue braccia. Le passò un dito sul labbro spaccato, asciugando il sangue rimasto. Gli occhi tornarono del naturale verde foresta che Astrid amava, facendola diventare per un attimo più tranquilla. Strinse la maglia del ragazzo tra le dita, affondando il capo nell'incavo della sua spalla, tenendosi stretta a lui. Hiccup le accarezzò la schiena dolcemente, mentre la sentiva singhiozzare contro la sua spalla.

-Mi dispiace Astrid.

Astrid scosse la testa, rimanendo tra le sue braccia. Quando si scostò, Hiccup le asciugò paziente le ultime lacrime, lasciandole un bacio sulla fronte, in automatico.

-Va tutto bene. Non permetterò che ti faccia del male. Non permetterò più a nessun'altro di farti del male.


Angolo autrice
Vengo in pace, non uccidetemi, per favore :c
Uccidete Jack :D

Therapy Where stories live. Discover now