3. Shivers on my skin

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«Me l'ha data Jace come regalo di laurea.»

«Ma non lo sapeva» mi ricorda, socchiudendo gli occhi.

Sollevo le spalle e rivolgo le mie attenzioni al muro che separa il salotto dalla cucina. È così bianco. Davvero, davvero molto bello.

«Era sua, vero?» mi chiede, continuando a mangiare. «E te l'ha data perché avevi freddo spacciandola come regalo. Mica stupido.»

"Mayday, mayday. È troppo arguta."

Sollevo il lembo della sciarpa e le faccio vedere la targhetta di stoffa all'interno. Ieri sera non ho fatto in tempo ad accorgermene, ma è di un bel beige chiaro che si intona perfettamente al bianco avorio del tessuto.

«E ha anche risolto il problema del numero!» esclama, indicando il recapito telefonico stampato in caratteri eleganti. «Gli hai già scritto?»

«Solo per dirgli che sono tornata a casa sana e salva e solo perché mi ha detto lui di farlo. È stato imbarazzante.»

«Non ti ha accompagnata lui?»

La fisso perplessa. Si aspetta davvero che le risponda di sì? O meglio, si aspetta davvero che avrei lasciato volontariamente la mia macchina parcheggiata davanti allo Shaw's?

Intuisce i miei pensieri e torna ad ammirare la vaschetta di gelato ormai semivuota. Non ho idea di quello che le sta passando per la testa. So che sta zitta apposta per farmi dire di più, ma allo stesso tempo so che non potrei darle i dettagli che spera di ricevere. È senza speranza, anche se in senso positivo.

«Vy, è Jace. Non ti illudere» le dico, appoggiando la schiena al bracciolo del divanetto di tessuto color crema. «E poi sono stata io a insistere per farmi portare allo Shaw's. Se non l'avessi fatto, ora non sarei qui.»

«Saresti nel suo letto a mangiare la pizza di Gigi.»

Allungo il piede e le tiro un colpetto sullo stinco. «Assolutamente no!»

«No al letto o alla pizza?»

Mi copro le guance con le mani e scuoto la testa più e più volte, ritrovandomi le ciocche di capelli sul naso e sugli occhi. Le sistemo al loro posto – forse dovrei tagliarli un po' e comprare uno shampoo che risalti il colore – e mi stringo nelle spalle.

«No a entrambe le cose» ribatto, decisa.

Mi guarda con aria di sufficienza per qualche secondo e sembra starmi dicendo: "Povera piccola, quanto mi dispiace per lo psichiatra a cui verrà affidato il tuo caso", poi torna a ignorarmi. Credo sia delusa.

Non è che Jace non mi piaccia fisicamente... Voglio dire, è un bel ragazzo e chiunque dica il contrario dovrebbe andare da un oculista – uno di quelli bravi –, ma l'ho appena rincontrato dopo otto anni e nemmeno prima avevamo chissà quale rapporto. Certo, è cambiato molto e ieri sera me ne ha dato prova, ma resta il migliore amico di mio fratello e un mio conoscente.

«Non finirò come le sedicenni delle fanfiction su Wattpad» pronuncio ad alta voce, più a me stessa che a Violet.

Lei storce la bocca. «Jace è molto meglio di Cameron Dallas, Justin Bieber e Harry Styles messi insieme. Se dovessi finire come loro, di nuovo, non ti biasimerei.»

«Di nuovo?»

Sgrana gli occhi e mi punta il cucchiaio verso il viso. Una goccia di gelato cade nella vaschetta.

«A te Jace piaceva e io lo so. Ti eri presa una bella cotta per lui, quindi un ritorno di fiamma è inevitabile.»

Scoppio a ridere, le mie guance ormai sono paonazze e questa volta non è a causa dell'imbarazzo. Violet è sempre stata convinta di molte cose e spesso ha avuto ragione... Ma non su quello. Mai.

La tempesta nei tuoi occhiWhere stories live. Discover now