2. The sky kissed the soil

Start from the beginning
                                    

«E me lo dici solo ora?» sbotta, spalancando la bocca. «Com'è? È diventato più bello? Situazione muscoli? Barba? Che poi ha solo un anno in più di noi, vero? Perché è tornato solo ora?»

«Non mi mancava per niente farmi tartassare dalle tue domande...» pronuncio, non del tutto ironica. «Calmati, Vy. Una domanda alla volta.»

Lei mi guarda male, ma dopo aver bevuto un sorso di birra fa come le ho detto. «Okay. Perché è tornato solo ora, quindi?»

«Non lo so, e poi non è detto che sia tornato da poco. Io non ero quasi mai a casa quando c'era anche Jordan, è possibile che sia rientrato a Washington già dall'anno scorso.»

«E tuo fratello non te l'avrebbe detto? Non scherziamo.»

Le sorrido. «Evidentemente no, dato che non ne sapevo niente.»

La mia migliore amica resta in silenzio per almeno un minuto e mezzo – un'infinità, considerando che il silenzio non mi piaccia per nulla. Si guarda attorno con fare sospetto, sul suo volto riesco a leggere tutta la sua curiosità anche se non ne comprendo bene il motivo. Non è che abbia mai avuto un rapporto chissà quanto stretto con Jace, così come io non l'ho mai considerato più di un conoscente. Un leader, certo, ma con cui parlavo appena.

«E cosa ti ha detto?» mi chiede, tornando a fissarmi. «Jace, intendo.»

Arriccio il naso. «Che sono cambiata.»

«Grazie al cazzo, sono passati otto anni.»

Scoppio a ridere e mi copro la bocca con la mano. Violet mi guarda come se fossi un alieno appena atterrato nel parcheggio dello Shaw's con una navicella a forma di carretto dei gelati.

«Che c'è? È vero!»

Scuoto la testa e fingo di asciugarmi una lacrima. «Lo so, lo so, tranquilla. È solo che mi ha fatto ridere il modo in cui l'hai detto.»

«A me non fa ridere» sbuffa, incrociando le braccia sotto al seno. «Ti ha davvero detto una cosa così ovvia? Non si è impegnato nemmeno un po'?»

In pochi istanti torno seria. Un po' la capisco – del resto, si sta facendo le stesse domande che mi sono posta io –, ma allo stesso tempo non riesco a biasimare Jace. È sempre stato un tipo più... fisico, ecco.

«Non è detto che avesse qualcosa da dirmi. Nemmeno io sapevo cosa fare» le rispondo, dando una veloce occhiata allo schermo del telefono. «Jordan è qui fuori, andiamo?»

Mi alzo non appena mi fa un cenno di assenso e recupero la giacca. Infilo il telefono in tasca dopo aver digitato una risposta veloce a mio fratello, poi controllo di avere le chiavi della macchina e il portafoglio nella borsa. Già una volta mi è capitato di dimenticarmi cose così importanti in un locale, vorrei evitare succedesse di nuovo.

La calca di persone sembra essersi triplicata, eppure è passata soltanto un'ora e mezza da quando siamo entrate nel pub. Credevo che durante le serate primaverili la maggior parte della gente preferisse divertirsi in altro modo, ma evidentemente mi sbagliavo. D'altronde, perché dovrebbero volere qualcosa di diverso da me? Alla fine qui c'è tutto quello di cui si potrebbe avere bisogno.

Chiedo scusa a un ragazzo dopo averlo urtato e mi affretto a uscire dal locale, temendo che questo fosse già ubriaco o facilmente irritabile. Una volta varcata la porta mi guardo dietro per assicurarmi di non essere stata seguita.

Violet, accanto a me, mi tira la manica della giacca. «Oh, cazzo» mormora.

La fisso, interrogativa, e seguo la direzione del suo sguardo fino a quando non raggiungo la meta predestinata. Vorrei tanto, tanto tornare dentro e farmi prendere a calci da quel tipo.

La tempesta nei tuoi occhiWhere stories live. Discover now