WALL

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                                                                               15 anni dopo... 

Il cielo prometteva pioggia, come ogni giorno in quella stagione. Il sole era tramontato da almeno tre ore, le lanterne appese fuori dalle case illuminavano quel poco che bastava per capire dove mettere i piedi senza inciampare tra il fango e il guamo degli animali da soma.

La notte si prospettava fredda, e la luna piena avrebbe illuminato la città come se fosse stata fatta di sale.

C'era silenzio per strada, si sentivano solo le voci sommesse degli uomini all'interno dei lupanari e nelle taverne, qualche cavallo che nitriva stufo nella stalla e forse qualche ubriacone che cercava di ricordarsi la via di casa. 

Camminava verso casa svogliato, sbadigliando, grattandosi la testa rasata e sudata. Trascinava i piedi a terra, prima di incamminarsi aveva bevuto un paio di pinte di faask che iniziavano a fare effetto, i suoi occhi piccoli e troppo vicini tra loro iniziavano ad essere ludici dall'alcool. Ruttò un paio di volte e sputò catarro sul ciglio della strada. Barcollò fino alla porta di casa che quasi sfondò inciampandoci contro mentre cercava di aprirla. La  trovò in completo silenzio, al buio, cosa insolita dato che a quell'ora la moglie lo aspettava con la cena pronta, e la figlia rammendava pezzi di stracci cercando di ricavarne dei vestiti per la stagione a venire.

-Miranda! – gracchiò la voce roca dell'uomo, rimbombando nella stanza. Il fuoco era spento, si sentiva odore di cenere bagnata – Donna! Dove diavolo sei, ho fame!- urlò di nuovo, accompagnando il tutto con un verso rantolante e spazientito, mentre si grattava la pancia gonfia di birra. Grugnì seccato, si chiuse la porta alle spalle abbassando il battente di sicurezza in legno. L'uomo iniziò a togliersi la casacca sudata, rimanendo in canotta. Il suo odore fetido impregnò la stanza. Allungò il piede con l'intento di andare a cercare la moglie, quando sentì lo schiocco di un fiammifero e subito dopo vide crepitare nel camino un nuovo ciocco di legno secco a cui iniziava ad attecchite un fiamma che procedeva a schiatire la sala. Si bloccò sul posto, un po' spaventato, un po' l'alcool gli impediva di capire lucidamente cosa stava succedendo. Una sagoma era seduta sulla sedia dove di solito sedeva lui; Comodamente appoggiata allo schienale, con una gamba che penzolava pigramente sul bracciolo in legno: un uomo incappucciato sembrava aspettarlo.

Appoggiato al fianco della sedia c'era una Labrys, un'ascia a doppia lama con l'impugnatura abbastanza lunga per essere tenuta a doppia mano, il metallo era finemente decorato notò l'uomo, nonostante la vista iniziava a diventare sempre più sfocata.

Appoggiato al fianco della sedia c'era una Labrys, un'ascia a doppia lama con l'impugnatura abbastanza lunga per essere tenuta a doppia mano, il metallo era finemente decorato notò l'uomo, nonostante la vista iniziava a diventare sempre più sfocata

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Non gli chiese come fosse entrato, semplice: c'era solo una via di entrata e una di uscita, sua moglie e sua figlia non avrebbero potuto respingere nessuno che cercava di entrare con la forza in casa, erano troppo deboli. Senza il battente abbassato qualunque dimora in città era di libera entrata.

- Hai sbagliato casa. – comunicò il proprietario cercando di raddrizzare la schiena per sembrare il più intimidatorio possibile. La figura seduta giocherellava annoiata con un Chakram, lo faceva girare intorno al dito, la lama affilata rifletteva il colore del fuoco.

- Lo Scaligero D'orato -Where stories live. Discover now