CAPITOLO 3

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Daniel

Quando siamo arrivati al ranch, Frank, il padre di Arleen non c'era e con Tom siamo rimasti fuori, mentre il fiato mi si mozzava in gola e sentivo il cuore spaccarsi a metà.

Questi posti, la sua casa, la sua infanzia, ogni cosa mi ricorda lei, e non ho ancora capito perché Tom mi abbia portato qui.

<<Ecco Frank.>> Avviso Tom, mentre vedo il vecchio uomo salire a fatica i gradini che portano all'ingresso della sua casa.

<<Aspetta.>> Mi ferma lui.

<<Perché mi hai portato qui, se non vuoi andare da lui?!>> Domando confuso, agitando le mani in aria.

<<Guarda e stai zitto.>> Sentenzia sbuffando.

Richiudo lo sportello e faccio come dice. Per la successiva mezz'ora non esce nessuno e non si vede nulla, nemmeno gli animali pascolare. E quando sono sul punto di mandare al diavolo Tom, vedo Frank che esce di casa con dei sacchetti in mano. Li carica sul suo vecchio pick-up, quello che Arleen guidava a tutta velocità per questi campi, divertendosi come un matta, e si immette nella strada che conduce al centro della piccola cittadina dove abita.

<<Tom, cosa stiamo facendo?>> Chiedo incredulo.

Non aspetto che mi risponda. <<Stiamo pedinando mio suocero?!>> Aggiungo ovvio.

Cambia marcia e si avvicina un po' di più al pick-up: <<Fidati di me e tappati quella bocca.>>

Non è entusiasmante passare per le vie della cittadina in cui Arleen è cresciuta, ogni vicolo, ogni angolo di questo maledetto posto mi ricorda di un noi che si è sgretolato come argilla, un noi che mai più potrà esserci. Eppure questa è anche la mia città, quella dove sono cresciuto, quella dove la incontrai per la prima volta, ma i ricordi belli, quelli di un'infanzia felice li ho cancellati dal mio cuore, perché questo posto mi ricorda solo lei.

Quando ci fermiamo vedo Frank che scende, e la mente ritorna alla realtà crudele che vivo.

<<Cosa sta facendo in un orfanotrofio?>> Mi volto verso Tom, che ha spento il motore dell'auto e sospira.

<<Da quando è morta Arleen si dedica al volontariato... non ha molto, ma quel poco lo condivide con gli altri, con chi è più sfortunato di noi. Un giorno ero venuto a trovare Arleen, e lo vidi davanti alla lapide di sua figlia.>> Cerca di spiegarmi.

<<Zitto Tom! Devi stare zitto.>> Tuono incazzato.

Mi passo una mano facendola perdere tra i capelli in un gesto nervoso, sento lo stomaco torcersi, sembra come se qualcuno me lo stesse tirando fuori, facendomi sentire un dolore atroce, il suo nome collegato ad una lapide mi fa impazzire.

<<No Daniel! Stai andando a pezzi, cazzo! Devi rialzarti e combattere, fatti aiutare, prendimi a pugni se ti farà stare bene, ma togli quel fottuto dolore che ti sta trascinando a fondo e reagisci!>> Urla nella mia direzione.

Sta cercando di aiutarmi, forse non vuole perdere il suo migliore amico, ma io sono insalvabile e non riuscirà a sorreggermi, perché sono già caduto e non ho né la voglia né l'intenzione di fare nulla per rialzarmi.

Apro lo sportello e scendo, non ho intenzione di stare ancora in questa macchina, l'aria mi manca e quel poco che è rimasta sembra volermi soffocare.

Non faccio in tempo ad allontanarmi di qualche passo che sento l'altro sportello aprirsi e sbattere con violenza.

<<Sei un vigliacco, un poveraccio che non ha il coraggio di reagire e preferisce scappare! Lei si vergognerebbe di te!>> Mi urla dietro.

Le sue parole mi fanno pulsare il sangue nelle vene in modo irrefrenabile, la mia lucidità va a farsi benedire. A grandi passi torno indietro, l'adrenalina fa chiudere le mie mani in due pugni serrati e uno lo colpisce in pieno volto.

UN AMORE IMPOSSIBILE CARTACEO  SENSAZIONI PERICOLOSE Where stories live. Discover now