capitolo uno

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Questa storia è nata un anno e mezzo fa, o forse era dentro di noi anche da molto prima, ma non ha importanza. Lei, che ha anima e cuore, è frutto di un impegno non indifferente e di una soddisfazione personale che ci rende orgogliose, per quanto non sia assolutamente perfetta, è terribilmente nostra. Condividerla ora, dopo così tanto lavoro, per certi versi è spaventoso ma, senza dubbio, elettrizzante.

Questa storia segue l'esatto scorrere degli eventi, degli impegni, delle pubbliche apparizioni e di tutto ciò che al pubblico hanno voluto raccontare i nostri Larry. Quindi, a partire da maggio 2016, abbiamo creato una sorta di realtà parallela, dove ogni apparizione pubblica è palesata, e tutto il resto è implementato dalla nostra fantasia e dalla nostra visone delle cose (questo include qualche licenza poetica laddove ne abbiamo sentito il bisogno, ai fini del racconto).

L'inizio è lento, abbiamo dovuto gettare le basi per moltissime cose, ma speriamo possiate apprezzare questo tipo di narrazione e tutto il nostro impegno.

Lei non sa niente di questa citazione, ma dobbiamo molto del nostro coraggio nell'iniziare a scrivere tutto questo, a veneredirimmel, che con la sua A modern myth, ci ha dato tutte le albe di cui avevamo bisogno e ci ha aperte ad un mondo pieno di possibilità. Ci auguriamo, se mai dovesse leggerci, di riuscire a restituirle qualcosa in cambio.

Buon viaggio a chiunque deciderà di compierlo con noi.


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Londra.

Caotica, grigia, accogliente, immensamente verde Londra.

Appena uscito dalla stazione di St. Pancras, dopo aver messo piede sul suolo britannico, mi sentii subito meglio. Come se, dopo un periodo prolungato di apnea, fossi tornato finalmente a respirare.

All'inizio, Nolan mi aveva proposto di alloggiare nell'hotel a cinque stelle che avrebbe ospitato il cast per tutto il periodo di riprese a Dunkerque e io avevo accettato di buon grado, pensando che sarebbe stato un modo carino per conoscere quelli che, a tutti gli effetti, sarebbero diventati i miei colleghi nei mesi a venire.

Inoltre, in questo modo, avrei potuto sfruttare al meglio le pause tra una scena e l'altra, destreggiandomi tra allenamenti, studio del copione e un po' di riposo necessario per apparire al meglio delle forze.

Purtroppo, però, fin da subito le cose si erano fatte complicate.

Durante la prima settimana, ogni giorno di lavoro iniziava e terminava con un gruppo di fan - sempre diverso e piuttosto numeroso - che si presentavano davanti all'albergo sperando di riuscire a strapparmi una foto o un autografo. Solitamente, non era affatto un problema fermarsi e passare del tempo in loro compagnia ma, in quel contesto, lo rappresentava, in quanto non permetteva né a me né agli altri attori di potersi muovere e lavorare in tranquillità.

Così, avevo fatto la mia scelta, decidendo che affittare un appartamento a mezz'ora di distanza dal set sarebbe stata la cosa giusta, per quanto scomoda. Un piccolo compromesso, infondo, non mi costava nulla.

Quando poi mi ero reso conto che, per i primi tempi, le mie scene sarebbero state scarse e saltuarie e non sarebbe stato un problema poi così grande tornare a Londra, di tanto in tanto, per allenarmi nella mia palestra di fiducia, non ci avevo pensato due volte, iniziando a fare avanti e indietro tra Francia ed Inghilterra.

Certo, qualcuno mi aveva dato del pazzo – senza preoccuparsi di tenere certi pensieri per sé – ma a me non importava. Preferivo rinunciare a qualche ora di riposo da sfruttare in un posto che mi faceva sentire bene con me stesso, non poi così distante dal luogo in cui ero nato e cresciuto, piuttosto che mettere radici in terra straniera, sebbene per un periodo di tempo breve.

it is what it isDove le storie prendono vita. Scoprilo ora