Di serial killer e vecchietti con le protesi

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New York, luglio 2012.
Due settimane dopo.



Alec stava per finire la sua solita corsa mattutina quando il telefono - che giaceva dimenticato nella tasca dei suoi pantaloncini - prese a squillare.
Il ragazzo pigiò il tasto laterale delle cuffiette auricolari << pronto? >> ripose trafelato.
<< Non puoi minimamente immaginare chi ho incontrato dieci minuti fa in centro! >> tuonò una voce maschile lievemente familiare.

Alec non la sentiva da circa due settimane.
Nonostante questo, aveva impiegato non più di qualche secondo a riconoscerla.
Ci aveva fantasticato sopra più volte di quanto volesse ammettere, senza mai trovare il coraggio necessario per telefonargli.
Non contava neanche più tutte le volte che aveva lasciato il pollice in sospeso sullo schermo del cellulare prima di sospirare rassegnato - succedeva ogni dannatissima volta - ed abbandonare tutti i buoni propositi con una scrollata di spalle.
Alla fine, stanco della sua eterna indecisione e sopraffatto da una quantità indefinita di dubbi aveva cancellato il numero.

Perciò, quando sentì di nuovo quella voce esuberante ed allo stesso tempo impertinente, le gambe gli si immobilizzarono. Fu costretto ad arrestare la sua corsa per non cadere rovinosamente a terra e fare la figura dell'imbecille davanti a centinaia di persone.
<< Quella grandissima zoccola di Camille >> stava dicendo Magnus quando Alec riportò l'attenzione di nuovo sulla conversazione << ma non si era trasferita a Parigi? I francesi si sono finalmente accorti di quanto possa essere tossico ed deleterio un essere immondo come lei? E non sai cosa ha avuto il coraggio di dirmi, la zoccola. Mi ha invitato a cena. Questa sera. All'Elitè. >> sospirò seccato << sono tremendamente combattuto se devo essere sincero. Non so se presentarmi lì, ordinare ogni tipo di pietanza esistente in questo pianeta e prosciugarle la carta di credito oppure ingaggiare un vecchio ciccione calvo e bavoso, farlo andare al posto mio e prosciugarle comunque la carta di credito >>

Alec nel frattempo aveva poggiato le mani sulle ginocchia, abbassando e rialzando il petto freneticamente << direi di fare un tentativo con il vecchio ciccione >> disse rantolando
<< Si, sembrava anche a me l'idea migliore. Il problema è uno solo. Dove lo trovo un vecchio ciccione a quest'ora? Sono un uomo tremendamente selettivo, lo sai, non conosco questo tipo di gente. Si comprano? >> domandò fingendo un'ingenuità che non gli apparteneva.

Alec, nonostante la situazione assurda, il vergognoso tremore alle gambe ed il rossore che era tornato a colorargli il volto si lasciò sfuggire un sorriso << prova nell'elenco telefonico >> lo canzonò continuando a respirare affannosamente.
<< Sei peggio delle piaghe d'Egitto, Raphael >> lo accusò dando prova di non averlo ancora riconosciuto << e poi si può sapere perché cavolo stai ansimando? Non ho mi-.. >> si bloccò << brutto clandestino infame! >> urlò subito dopo << non dirmi che stai di nuovo rispolverando tutto il kamasutra con il cubano del Pandemonium perché ti giuro che potrei ucciderti e questa volta nessuno verrà a salvarti >>

Alec divenne rosso come un pomodoro e provò a regolarizzare il respiro, ma quel giorno aveva corso più del previsto quindi impiegò più tempo del necessario ad incanalare la giusta quantità di ossigeno nei polmoni.
<< L'omicidio è illegale >> si affannò a rispondere
<< Non quanto la tua mancanza di rispetto. Potrei quasi offendermi sai? >> riprese Magnus subito dopo << spiattellarmi la tua vita sessuale in questo modo orribile. Non è corretto. Soprattutto dopo il fiasco colossale dell'altra sera >>
Alec non riuscì a controllare la smorfia di disappunto che si dipinse sul suo volto << non può essere andata così male >>
<< Stai scherzando? >> ritorse l'altro infastidito << pensavo che nessuno potesse battere Rajhi ma sono stato costretto a ricredermi! Aveva l'alitosi >> specificò scandalizzato << insomma, avrei anche potuto perdonarglielo visto il bel faccino ma poi ho notato l'elastico dei suoi boxer giallo canarino spuntare da sotto un paio di jeans scoloriti che neanche mia nonna porta più! >> sospirò << ho davvero rischiato una crisi epilettica >>
Alec alzò gli occhi al cielo e si accomodò su una piccola panchina in legno di fronte il lago del parco << peggio delle infradito con i calzini? >>
Magnus inspirò bruscamente, poi rimase in silenzio una manciata di secondi.
<< Non sei Raphael vero? >> chiese poi
Il moro sollevò un ginocchio sulla panchina e ci poggiò sopra il gomito della mano destra, poi inclinò la testa ed incastrò il cellulare tra il suo orecchio e la spalla << no >>
<< Merda! >>
Alec rise << preferisco Alec. È socialmente meno imbarazzante >>
<< Cazzo! >>

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