VII

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«Mio padre era una grandissima testa di cazzo. Voleva fare quello che ne sa ma era una grandissima testa di cazzo. S'è fatto i soldi commerciando coi rumeni, con gli albanesi, aveva delle navi e gli portava qui la roba. Si prendeva le percentuali su tutto e s'è comprato un po' di case a Rimini e Riccione, pure un albergo. Io dico che se cercano nei piloni, lì dentro, ci trovano qualche cadavere. Ma al mio vecchio fregava niente, lui tirava dritto e non guardava in faccia nessuno. Però aveva questa fissa del circo. Perché era un nostalgico, mio nonno ci aveva lavorato, magari solo a spalare merda, e lui aveva delle foto di suo padre, lì in mezzo ai buffoni finché non è arrivata la guerra a sistemarlo. E allora andava per mercatini e tornava con i manifesti e i costumi e le insegne, ci ha riempito la casa con quelle stronzate. Poi un giorno è arrivato uno di quelli, uno slavo con cui commerciava, e gli dice che se vuole gli procura dei carrozzoni. Cazzo, mia madre non ne hai idea, quante gliene ha dette, ma lui niente, ormai era andato in fissa, gli avevano pure portato le foto, e allora ha preso ed è andato là, in uno di quei paesi grandi come una cagata di mosca, ma allora era tutta Unione Sovietica. E si compra queste meraviglie. Dieci carrozzoni, e nemmeno tutti dello stesso circo, alcuni buoni, altri marci da far schifo. I numeri per portarli in Italia, e poi non aveva dove metterli. Allora gli dicono di questo tedesco che vende un capannone a un cazzo, in mezzo al nulla, nuovo ma senza acqua, senza corrente, una colata di cemento. E lui se lo prende. Fa arrivare i carrozzoni e li porta qui. Poi un paio di volte al mese spariva e veniva a lavorarci, non a farli belli o a ridargli il colore, per lui era sacro che restasse la muffa originale, ma voleva che funzionassero, che si aprissero e si chiudessero bene. Mia madre diceva che questo posto era peggio dell'amante, che comunque era una gran troia. Gli amici lo pigliavano per il culo per questa cosa dei carrozzoni nel capannone, era diventata una barzelletta, secondo me non ci credevano che era vero. Poi lui è morto. E allora è diventato tutto mio. Un po' di cose me le sono vendute, con quello che è rimasto ci campo bene. Ci campavo. Dei carrozzoni e del magazzino non mi è mai fregato un cazzo, era la stronzata di mio padre, non la mia. Una volta per curiosità ci ho potato una puttana con cui stavo, una negra, per scoparla nelle gabbie. Ma poi lei ha fatto un sacco di storie, diceva che le facevano paura, aveva paura che la chiudessi dentro e allora niente, me la sono bombata in mezzo alla campagna. Ero diventato scemo a trovare questo posto, dalla mappa non si capiva un cazzo, la strada se l'è mangiata la campagna. E anche a me i carri di mio padre facevano schifo. Non ho mai cercato di venderli solo perché non valgono lo sbattimento, tanto i soldi li ho. Li avevo. E niente, poi non lo so come è andata. L'ho raccontata mille volte la storia dei carri di mio padre. A chiunque, cazzo me ne fregava, qualche volta abbellivo a storia e dicevo che erano carrozze o carri funebri, tanto per ridere. L'ho raccontata davvero a tutti, anche quando ero ubriaco, qui o in giro, perché un po' di mesi sto a Ibiza e ogni tanto vado in Thailandia per le ragazzine. A tutti l'ho detta. E poi un giorno mi viene in mente di tornare qui a vedere se posso farci qualcosa, del capannone, dei carrozzoni, che erano passati due anni dall'ultima volta, forse meno. E dentro un carrozzone ci vedo uno. E quello mi guarda e sembrava ci stesse per rimanere secco. Era nudo. Pensavo fosse uno che aveva avuto la mia stessa idea e forse la sua troia se l'era giocato bene e l'aveva chiuso lì. Poi boh, non lo so. Mi sono svegliato qui ed ero nudo anche io. No, avevo le mutande e la canottiera, me li ha levati dopo. E niente. Sono qui da allora. Non so quanto è passato. Non credo che mi cerchi nessuno, perché con mia madre è un po' che ho rotto, gli amici sanno che mi piace stare in giro, penseranno che ho beccato la passera giusta e sto fottendo alla grande alle Galapagos. Mi cercheranno i figli di troia delle tasse, per quelli sono contento, vaffanculo. Ma non mi cerca nessuno. E nessuno cerca questo posto, se vogliono confiscarmi roba ce n'è a pacchi sulla costa. Prima di arrivare qui ne hanno da cercare. Perciò non verranno. Quindi siamo fottuti.» 


*

Anna aveva bevuto ogni parola, ogni sillaba. La voce di Vasco era rimasta costante, non alta, non bassa, se ne fregava che gli altri lo sentissero, forse aveva già raccontato pure quella storia a tutti. Vera? Non vera?

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