•Capitolo Dodici•

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Salve a tutti, piccoli Sopravvissuti! No, non sono morta, se è questo che vi state chiedendo xD.
Il problema è che ero in vacanza in Calabria e non ho avuto molto tempo per aggiornare, ma vi assicuro che ce la sto mettendo tutta!
A questo proposito, volevo ringraziarvi per tutti i voti e i commenti, davvero, contano moltissimo per me e per il proseguimento della storia. I vostri pareri, in particolare, sono i più graditi. Che siano positivi o negativi poco importa, tutti i commenti sono bene accetti!
Inoltre, vorrei invitarvi a dare un'occhiata al video qui sopra, editato da http_ria_ferrara : è il trailer della storia, e a me è piaciuto un casino. Davvero, l'ho adorato e mi piacerebbe condividerlo anche con voi, anche perché ci permetterà di immergerci ancora di più in questa nuova avventura, che tra l'altro è appena cominciata!
Bene, dopo questa piccola premessa direi che posso finalmente lasciarvi al capitolo :)
Grazie mille per avermi sorbito in questo "spazio autrice" e vi auguro buona lettura!
P.s: ho modificato l'età dei fratelli: Heather ha 19 anni, Harry 17, Abigail 16 ed Andy 5, quindi non preoccupatevi se trovate scritte età differenti dall'inizio :)

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Tra tutti i luoghi della Caverna che Heather aveva visitato fino ad allora, la mensa era sicuramente la peggiore.
A differenza delle altre sezioni dell'edificio - con i loro muri di un bianco accecante e incontaminato, senza una macchia o una virgola fuori posto - le pareti del refettorio erano di un grigio sbiadito, spento, ricoperte da uno spesso strato di polvere. E, come se non bastasse, l'odore acre di sudore fece passare ad Heather qualsivoglia parvenza di fame che avesse prima di entrare in quella topaia che avevano anche il coraggio di spacciare per mensa.
Ovviamente, mica poteva essere tutto perfetto. Si ritrovò a pensare, tappandosi il naso con due dita.
«Tranquilla, ti abituerai anche a questo.» disse Jo accanto a lei, posandole una mano sulla spalla, avendo probabilmente notato la sua espressione di disgusto. Heather si distanziò quasi subito, infastidita. «Non credo potrò mai abituarmi a questo tanfo, nemmeno tra un milione di anni.» rispose, la voce resa nasale dalle due dita posizionate sul ponte del naso.
«Stenterai a crederci, probabilmente» ribatté la giovane accanto a lei, mettendosi in coda per prendere i vassoi «Ma qui il cibo è buono.»
L'occhiata scettica che Heather le rivolse era già di per sé una risposta, ma Jo scrollò le spalle «A me piace.» disse come per giustificarsi.
«Non so che razza di merda ingurgiterai, allora.» fece la corvina in tutta risposta, guadagnandosi un'occhiataccia da parte della compagna. Tuttavia non ci fece molto caso, impegnata com'era a cercare di scorgere, in mezzo a quella fiumana di persone, la chioma riccioluta di Harry o quella biondo oro di Abigail.
Dopo un po', li individuò seduti ad un tavolo poco lontano; Harry aveva un'aria apparentemente turbata, poiché aveva preso a rigirarsi senza sosta un ricciolo scuro tra le dita sottili, mordendosi occasionalmente il labbro inferiore, mentre discuteva con la sorella di chissà cosa. Muoveva la bocca, ma la corvina - a quella distanza - non riusciva a cogliere nemmeno una parola del suo discorso. Nel mentre che parlava, inoltre, Harry aveva preso a gesticolare talmente che Heather temette si potesse spezzare le braccia da un momento all'altro.
Intanto, Abigail - seduta dall'altra parte del tavolo con Andy tra le braccia, che cercava disperatamente di raggiungere un pezzo di pane al centro della tavola - aveva assunto un'espressione tra l'infastidito e il curioso, i morbidi capelli biondi legati in una treccia laterale che le ricadeva dolcemente sulla spalla.
Heather sperava con tutto il cuore che quella fila interminabile finisse al più presto, così che avrebbe potuto raggiungere i suoi fratelli e scoprire cosa diavolo stesse succedendo.

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Ci vollero più di dieci minuti affinché arrivasse finalmente il suo turno.
L'uomo dall'altro lato del bancone - grosso quasi come l'armadio di camera sua (Dio, come suonava strano definirla tale, anche se non era propriamente la sua stanza, ma sorvoliamo.) con due braccia larghe quanto la metà di un tronco - le porse un piatto ricolmo di un qualcosa che a Heather ricordava tanto una di quelle immagini riportate sulle riviste sgualcite che lei e i suoi fratelli avevano trovato in giro per la loro vecchia casa, tempo fa; le veniva sempre l'acquolina in bocca ogni qual volta si ritrovasse ad ammirare quelle foto, alcune delle quali le riportavano alla mente sprazzi di ricordi vaghi e dolorosi appartenenti ad una vita passata, che oramai non sentiva più sua; e le bastava chiudere gli occhi per viaggiare indietro nel tempo e immaginare ogni tipo di prelibatezza.
In quei momenti, tuttavia, erano quasi sempre Harry ed Abigail a riportarla alla dura e triste realtà che, implacabile, faceva il suo ingresso sotto forma di mele avariate e pane andato a male.
Fu proprio per quel motivo, quindi, che una volta che il profumo di quel cibo a lei sconosciuto le ebbe invaso le narici, la ragazza aveva sbattuto le palpebre ed era rimasta immobile per qualche istante, fermandosi a contemplare il piatto che aveva tra le mani come se stesse avendo a che fare con un mostro a due teste.
A riportarla alla realtà fu proprio il suo stomaco, che ben decise di iniziare a brontolare in un modo alquanto rumoroso, tanto che molti ragazzi si voltarono a guardarla.
Con un leggero rossore ad imporporarle le guance solitamente pallide, Heather si portò una mano allo stomaco, come se in quel modo potesse attutire il suono, mentre con la mano libera reggeva il vassoio.
Fantastico, ora sembro davvero una morta di fame. Pensò con disprezzo, mentre una fastidiosa vocina all'interno del suo cervello le rispondeva a tono con un  "lo sei" ben piazzato.
Sarebbe voluta sprofondare.
Con lo sguardo fisso sul piatto la giovane si affrettò ad uscire dalla fila, ma non prima di aver lanciato una breve occhiata alla sua compagna di stanza, che le sorrise rassicurante. Non sembrava essersi accorta di nulla. Rispose al suo sorriso con un cenno del capo, cercando nuovamente di individuare il tavolo a cui erano precedentemente seduti Harry, Abigail ed Andy.
Fortunatamente li individuò quasi subito. Fece quindi per raggiungerli, quando una voce vellutata  a lei sconosciuta la fece bloccare sul posto.
«Sai, è successo anche a me la prima volta. Solo che il mio stomaco ha almeno avuto la decenza di essere meno rumoroso.»
Heather si voltò di scatto, stringendo tra le mani il vassoio fino a che le nocche non le divennero bianche; fece per gridare a quel coglione di turno un volgare "togliti dalle palle, prima che perda ancor più la pazienza", ma quelle stesse parole rimasero sospese nel nulla non appena il suo sguardo incrociò quello magnetico di un giovane dai capelli blu notte, la pelle nivea, labbra carnose e fisico asciutto.
La ragazza, tuttavia, notò a malapena quelli che per lei erano solo particolari, rispetto agli occhi di quello strano individuo vestito completamente di nero.
L'iride destra era infatti di un azzurro intenso, agghiacciante, che minacciava di trascinare chiunque si fosse soffermato a guardarla troppo a lungo nelle profondità di un abisso senza fine; la sinistra, invece, era di un marrone caldo, quasi ambrato. Al contrario dell'altra, trasmetteva un senso di calore sorprendente.
Heather ne rimase a dir poco ammaliata.
Era certa di averli già visti, quegli occhi, poiché le trasmettevano una sensazione fastidiosamente familiare: la respingevano e attraevano allo stesso tempo, cercavano di leggerle dentro, scavando all'interno della sua anima con una facilità a dir poco disarmante, come a voler cercare qualcosa di cui probabilmente nemmeno lei sarebbe stata a conoscenza.
Li aveva già visti, sì... ma dove?

The Curse - La Maledizione della Terza MoiraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora