•Capitolo Sei•

88 10 8
                                    

Correvano.
Attraversarono la gente agonizzante sul terreno, schivarono le macerie che piombavano dall'alto, i detriti ed il fumo che otturavano loro le narici e i polmoni.
Heather, in lacrime, tra le braccia di suo padre, insieme ai sue tre fratellini, osservava attonita tutto l'orrore che la circondava; a partire dal cielo ormai ridotto ad una coltre di fumo, fino a giungere alle urla strazianti delle persone che cercavano disperatamente di sfuggire a quel terribile destino.
Suo padre, Adam, correva a perdifiato.
A guidarlo, solo l'istinto di sopravvivenza e la preoccupazione per i suoi figli.
Tutto intorno, il caos; corpi che si scontravano, grida, lacrime, risse, sangue, tuoni e la terra che tremava come la corda di una chitarra.
Quell'inferno sembrava non essere destinato a terminare, tanto che per un secondo Heather pensò che sarebbe andato avanti all'infinito.
Poi, ad un tratto...
tutto cessò.
Le persone si bloccarono, come se fosse stato messo in pausa un vecchio filmato.
Lo scenario cambiò, si distorse, passando dal campo di guerra ad una grotta sospesa nel nulla; era ampia, fredda e buia; della legna ormai spenta era situata al centro di quel luogo così tetro.
Attorno ad essa, cinque figure rannicchiate.
Heather, Adam, Harry, Andy ed Abigail.
Sporchi, sudati, feriti, si stringevano gli uni agli altri senza proferir parola, le nocche bianche e gli sguardi persi. Non sapevano quanti giorni fossero trascorsi dalla loro fuga, ma fatto sta che la loro vita era diventata insostenibile. Ogni giorno il padre dei bambini usciva per andare a caccia, nonostante fosse debole e pieno di ferite. In quel momento, la povera famiglia era cullata solamente dal suono della pioggia che, indisturbata, arrivava a creare un'atmosfera di pace, nonostante la situazione fosse tragica e tutt'altro che tranquilla.
Il freddo penetrava da ogni dove, carezzando con le sue lunghe braccia i corpi tremanti dei bambini e dell'uomo al loro fianco.
Quest'ultimo sembrava essere messo peggio di tutti; numerose ferite - più o meno profonde - gli occupavano braccia e gambe. La sua fronte era imperlata si sudore e le pupille dilatate, il respiro affannoso.
Stringeva a sè i suoi bambini, soffrendo silenziosamente per la moglie, la sua cara moglie morta tra le macerie non poi di pochi giorni prima, non proferendo parola. Una lacrima solitaria gli rigò la guancia destra.
Non aveva più molto tempo. Sentiva, ad ogni secondo che passava, il suo respiro farsi sempre più pesante, e le forze abbandonarlo.
Guardò i suoi figli, terrorizzati quanto lui, se non di più, ed una lacrima solitaria gli attraversò il viso segnato da mille intemperie.
Erano così piccoli... così fragili... come avrebbero fatto a sopravvivere da soli?
«P-piccoli...» disse Adam con voce flebile, accasciandosi vicino a loro con occhi pieni d'amore e risentimento. Occhi di un uomo vissuto, un uomo che aveva avuto la più bella vita che potesse capitargli. «vi devo chiedere un... un favore.» fece una lunga pausa per riprendere fiato, mentre i figli li fissavano confusi, tenendosi per mano; Adam sorrise lievemente a quella vista, prima di continuare. «Ho-Ho bisogno che voi raggiungiate la città p-più vicina... i-io H-ho cercato di portarvici il più presto possibile. Lí sa-sarete al sicuro...» si fermò nuovamente, il cuore che iniziava a rallentare.
La Moira Maledetta aveva preso la sua decisione. La vita terrena di Adam Burton stava per terminare.
«Papà...» Heather cercò di dire qualcosa, ma un groppo in gola glielo impedì; non riusciva a parlare.
Adam le sorrise dolcemente, in quel modo che la faceva sciogliere ogni volta.
«H-Heather, tu sei la-la più grande e la più responsabile... guidali. Guida i tuoi fratelli. Mettili in salvo. Dovete... dovete restare uniti... » tossì, mentre Heather ed i suoi fratelli lo guardavano impotenti, i loro giovani visi rigati da lacrime che non ricordavano nemmeno di aver versato.
Adam li guardò uno ad uno, quasi come se volesse imprimersi nella memoria i visi di quei quattro angeli che, insieme a Mandy, aveva messo al mondo.
«Restate... restate uniti. Combattete. Non arrendetevi m-mai. Quando sarà il momento...» un ennesimo colpo di tosse. Un ennesimo granello che scendeva nella clessidra. «capirete tutto. Dovete...» la sua vista iniziò ad appannarsi, le mani a tremare, le ferite a fare male contemporaneamente. Udì sommessamente le grida dei suoi figli, mentre l'ultimo granello della clessidra determinava la fine, ormai imminente, della sua vita terrena.
Prima di chiudere gli occhi, due parole risuonarono nella mente dei fratelli. O meglio, un nome:

The Curse - La Maledizione della Terza MoiraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora