•Capitolo Due•

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"And Sometimes, against All odds, against All Logic, we still hope"

Alcuni dicono che parlando con la gente, ci si sfoga. Parlando dei propri problemi, delle proprie paure o afflizioni, o fobie o traumi, ci si sente meglio. Di gran lunga meglio di quando si cerca di tenere tutto dentro; metodo che, oltretutto, non è destinato a durare, dato che prima o poi si finisce per esplodere, e dalla bocca fuoriescono fiumi di parole e frasi che sino a quel momento avevi soltanto pensato ed elaborato in uno scomparto della tua mente.
È un toccasana per milioni di persone, parlare.

Tuttavia, il mondo è bello perché vario, e Corey Knyving non faceva parte di quella categoria.
Era seduto lì, su quel divano in pelle da un tempo che gli sembrava eterno, a fissare il vuoto, mentre il suo psicologo era intento a blaterare cose senza senso, in merito ad uno shock post-traumatico e ad altre sciocchezze varie. Non che gli interessasse, comunque. Avrebbe voluto essere ovunque, escluso che in quello strettissimo ufficio ricolmo di scartoffie varie, mobili costosi e poltrone in pelle. Si sentiva in trappola, come un animale braccato. E, per lo più, la sua attuale condizione non migliorava affatto la cosa;
Era come se ogni suono, ogni rumore o percezione gli arrivasse ovattato alle orecchie, come se a tapparle fossero dei coton fiok giganti.
Davanti ai suoi occhi non vi era
la scrivania in legno pregiato, o il quadro vicino alla finestra, o l'uomo che, seduto di fianco a lui, cercava di spiegargli in termini tecnici cosa gli stesse accadendo. No, niente di tutto questo. La sua mente riproduceva gli avvenimenti di soli due mesi fa, quando la sua vita era stata stravolta per sempre. La Terza Moira lì, ad Aicher, chi lo avrebbe mai immaginato?
Quella donna - quell'essere - che gli aveva portato via l'unica persona che fosse mai riuscito ad apprezzarlo per quello che era, l'unica che fosse mai riuscita a capirlo. Kaya... La bellissima Kaya, così dolce, così fragile, ignara del pericolo che stava incombendo su di lei da ormai sedici anni, come un'ombra di cui è impossibile liberarsi.
Kaya, quella ragazza il cui destino era stato segnato sin dalla sua nascita e che era stata disposta a diventare sua amica, e ad ascoltare le sue storie.
Ricordava ancora quella dolce espressione di muta sorpresa, quando lo sentiva raccontare; le iridi le si allargavano leggermente, insieme alla sua bocca carnosa che, impercettibilmente, si dischiudeva ogni qual volta nella storia comparisse un personaggio od un avvenimento interessante.
Ed il suo modo di spostarsi i capelli dietro l'orecchio, quando era nervosa o imbarazzata, lo faceva impazzire.
Senza contare la sua innata grazia nei movimenti, quando raccontava la sua, di storia. Oh, quelli erano i momenti che preferiva.
Quando parlava di un particolare avvenimento, Kaya aveva quel modo di raccontare semplice e coinciso, senza una virgola fuori posto. A volte gesticolava, altre invece si limitava ad appoggiare le mani sulle ginocchia, giocando con i lembi dei pantaloncini di jeans che quasi sempre indossava.
Corey sorrise malinconico, rimembrando quella volta in cui lui e Kaya si erano guardati negli occhi per momenti interminabili, senza proferire parola. Era come se si capissero, come se fossero in sintonia da sempre.
Ricordava distintamente ciò che aveva pensato in quel momento:
"Però, allora è questo ciò che si prova quando si è innamorati"
Perché Corey la amava, eccome se la amava. Ma non era quell'amore scontato, quello che unisce due fidanzatini qualunque, no di certo; era un legame, un legame forte e inaspettato, di quelli che quando compaiono, è impossibile liberarsene. Era quell'amore in cui bastava una risata di troppo, o un sorriso dolce rivolto a te e solo a te, o una semplice stretta di mano, a rendere grande un giorno.
Corey non aveva mai avuto intenzione di dichiararsi a Kaya, poiché il loro rapporto era perfetto così com'era.
E non c'era bisogno di un "vuoi essere la mia ragazza?" Per congiungere un legame già stabilito. Loro lo sapevano, nel profondo del loro cuore, che quello tra loro fosse amore. Puro e semplice amore.
Ma ora... Ora a che serviva pensarci? Era finita. Kaya era sparita sull'Olimpo, dopo aver combattuto valorosamente contro sua madre. Ma aveva perso. E lui non era riuscito a fare nulla. Se n'era rimasto steso su quel freddo e impolverato pavimento, impotente e incapace di muoversi. Aveva visto Kaya cadere sul fuso e cedere all'oscurità. Per sempre.

The Curse - La Maledizione della Terza MoiraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora