Yellow/3

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Lidia's pov.
La mattina di mercoledì spensi la sveglia due ore prima di quando sarebbe dovuta suonare, tanto ora più ora meno non avevo dormito tutta notte. "Madame Bovary" mi aveva tenuta sveglia e a me andava benissimo così, avrei dormito in un altro momento. Con tutta calma mi alzai e decisi di farmi una bella doccia fredda per svegliarmi un po' e subito dopo legai i capelli in una crocchia disordinata e indossai i vestiti per andare a scuola. Un paio di skinny jeans neri lisi su qualche punto della coscia ma che non lasciavano vedere la pelle, un maglioncino a strisce tutte colorate e le mie solite vans. Quella mattina decisi di truccarmi un po', insomma avevo del tempo ma arrivata davanti allo specchio mandai a farsi fottere quella opzione, cambiai solo l'orecchino al terzo buco e mi buttai sul letto così da vedere per la terza volta la mia serie preferita, "Stranger Things". Proprio quando Nancy e Jonathan si inoltravano nel bosco spensi il pc e scesi in cucina. Mia mamma era ai fornelli, mio padre era sul divano insieme ai miei due fratellini e faceva loro il solletico, sorrisi a quella immagine. Subito dopo qualcuno mi diede una spallata e mi sorpassó, Will si giró e mi porse la mano per un cinque mentre mi sorrideva, ricambiai sia il sorriso che il gesto.
"Un'altra notte insonne tesoro?" mi chiese mio padre, faceva il medico e si preoccupava moltissimo della nostra salute, della mia in particolare considerando che fin da bambina avevo "sofferto" di insonnia. Io non la chiamerei così perché comunque dormivo e mi piaceva farlo solo che non lo facevo di notte, tutto qua. Mia madre si girò preoccupata ma mi sorrise come solo lei sapeva fare, era una donna eccezionale e aveva un cuore enorme.
"No papà, ma era da un po' che non facevo colazione con voi, di solito siete già tutti usciti quando mi alzo" mentii mentre mi sedevo a tavola. "Uff Dia, la tua buffa macchia viola è già sparita, a noi piaceva" disse Em indicando sè e Harry mentre infilava il dito nel vasetto della marmellata. Le sorrisi e le scompigliai i capelli, pensando alla scommessa che avevo appena vinto. In ogni caso avevo fatto la scelta giusta, vedere tutta la mia famiglia e tanto cibo davanti a me mi fece sorridere. Erano importantissimi per me, da mamma e papà a William, Emma e Harry. Mi dispiaceva non passare tanto tempo con loro, tra il mio liceo, il college di William, l'asilo dei gemelli, lo studio psichiatrico di mamma e l'ospedale di papà i nostri orari non coincidevano spesso ma il pranzo, la cena e il dopo cena li passavo praticamente sempre con loro ma comunque mi sembrava sempre troppo poco. In quel momento promisi che avrei iniziato a passare più tempo con loro, lo volevo davvero fare, fin da subito. "Io sono parecchio in anticipo per la scuola, posso accompagnare io Em e Rarry a scuola." proposi e subito i due iniziarono a battere le mano felici e sorridermi mostrandomi i loro sorrisi sdentati e sporchi di marmellata. Corsi al piano di sopra, indossai la mia giacca di jeans e presi lo zaino. Uscimmo di casa e, passando per Hyde Park, tenendo le loro manine tra le mie li portai fino a scuola. Per tutto il tragitto Em non smise di parlare di quanto volesse una tartaruga e Harry di quanto volesse un giorno fare l'astronauta. Dall'asilo al liceo ci voleva meno di un quarto d'ora e con calma mi diressi a scuola ascoltando i The Script e con il cuore leggero. Arrivai che comunque la campanella era già suonata ma da pochi minuti, infatti molti studenti erano ancora fuori dall'edificio ma non Chris e Jud. Conoscendoli saranno stati sicuramente a fumarsi una sigaretta sul retro o direttamente già in classe. Mentre salivo le scale dell'entrata mi soffermai a guardare i volti dei ragazzi che mi circondavano, c'era chi studiava, chi fumava, chi rideva o chi, come me, ascoltava la musica. Varcai la soglia e subito il mio sguardo venne attirato da un gruppo di persone che occupava metà del corridoio principale. Tra tutti i ragazzi subito riconobbi Shawn, ma lui ovviamente non si accorse di me. Il suo busto era fasciato da una felpa bordeaux della Vans e le sue gambe erano fasciate da degli skinny jeans neri e solo allora mi resi conto di quanto fosse muscoloso, ma non in modo esagerato, un essere muscoloso che infonde un piacevole senso di protezione. In quel momento scoppiò a ridere e rovesciò la testa all'indietro e subito mi tolsi le cuffiette incuriosita dal suono che avrebbe potuto avere la sua risata ma ero ancora troppo lontana da sentire. In ogni caso dimenticai la sua arroganza, sembrava sè stesso in mezzo ai suoi amici e non il ragazzo popolare presuntuoso che avevo conosciuto due giorni prima. Scossi la testa e respirai profondamente, stavo dando troppa importanza ad un ragazzo che nemmeno conoscevo ma subito allontanai quel pensiero, ero dell'idea che nessuna persona non fosse degna di troppa importanza. Mi accorsi poi che il mio armadietto si trovava nel lato del corridoio esattamente di fronte alla cerchia di persone, con la speranza che non facessero caso a me mi diressi verso il 194.

Peach // Shawn MendesWhere stories live. Discover now