Capitolo 2

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Ormai sono le tre e mezza di notte e vago sola per le strade, si ho paura ma almeno non sono più in quella casa. Che poi casa... La casa non è una struttura ma ciò che rende una struttura una casa è l'amore che quelle persone provano. Morti i miei genitori la casa era solo mio fratello ma adesso quella è solo una prigione. Scavalcato il cancello della villa mi siedo sull'altalena e aspetto che si faccia mattina mentre scrivo qualcosa sul mio diario. Questo parco ormai fa parte di me. Quando ero piccola i miei genitori mi portavano qui insieme a mio fratello e giocavamo. Ricordo ancora quando scesa dallo scivolo un bambino mi ha spinto per togliermi qualcosa dalle mani e mio fratello mi ha difeso. Ma non dovrei pensare a lui se no non riuscirò mai ad andare via. Lui mi è stato accanto in tanti brutti momenti e che colpa ne ha se adesso non ci riesce? E perché io non riesco a stargli accanto? Sono scappata alla prima difficoltà. Dovrei tornare a casa e continuare a provare ad aiutarlo. Eppure anche se con il cuore voglio tornare da lui per aiutarlo la mia testa urla di andare via e il mio corpo rimane incollato in quest'altalena gelida. Alle sei il cancello della villa viene aperto e io mi nascondo dietro un albero per non farmi vedere. Mentre il guardiano perlustra il parco io scappo via. Vado nel bar dove lavoro e lo apro. Inizio a riordinare e a pulire il pavimento. Alle sette iniziano ad arrivare i primi clienti così li servo. Approfittando dell'assenza della clientela mi siedo in quel piano e inizio a suonare qualcosa.
"Mi scusi è aperto?" Mi fermo e guardo l'entrata
"Si, mi scusi, entri prego" l'uomo entra e mentre io vado dietro il bancone l'uomo guarda vari cornetti.
"Beh come sono questi?" Non ho mai visto quest'uomo in questo bar, magari è arrivato da poco in queste vie. Ha un ciuffo quasi alla Elvis Presley e un po' di ciccia, in faccia sembra qualcuno da beffeggiare e indossa vestiti pesanti nemmeno stesse cadendo la neve.
"Marmellata di albicocche o ciliegia, nutella, crema  e pistacchio" dico indicando i vari cornetti.
"allora ne prendo tre alla nutella e uno alla crema" li metto in un sacchetto e dopo aver pagato, prima di uscire si gira e mi dice "comunque complimenti, sa suonare molto bene" e dopo avermi fatto l'occhiolino va via. Guardo la porta per qualche secondo e poi torno in me. All'una dopo aver mangiato un panino al bar aspetto che arrivi l'altra ragazza che lavora qua il pomeriggio e poi vado via. Entro nel parco dove ancora pochi bambini giocano e dopo essermi seduta vicino ad un albero ascolto della musica.
La sera vado nel pub e salgo sul piccolo parco dove suono la chitarra o il pianoforte e canto ciò che mi chiedono. A volte capita che qualcuno più coraggioso chiede di poter cantare e così io mi limito ad accompagnarlo. Alle tre esco dal pub e vado verso la villa ma vedendo il custode vago per le strade, diretta non so dove. Passo così la prima settimana. La mattina al bar fino alle due poi al parco e la sera al pub fino alle cinque per poi fare un piccolo giro della città che inizia a risvegliarsi con i primi lavoratori, a volte resto di meno al pub e vado al bar a riposare sperando che non se ne accorga nessuno. Con i soldi che ho non posso nemmeno affittare una stanza. Così mi limito a lavarmi nel bagno del bar quando so che non c'è nessuno. Ormai questa è la mia routine. È già passato un mese e dicembre è alle porte, mio fratello non è mai venuto a cercarmi e fino ad adesso non ho fatto nessun brutto incontro. Credo che i miei genitori mi stiano proteggendo. Vado in bagno nel pub prima di andare via e mi cambio i vestiti. Chi avrebbe mai immaginato una vita del genere? Beh almeno non dormo sotto un ponte, almeno per adesso. Mentre cammino per le strade vedo in un pub la figura di mio fratello che beve seduto in un tavolo insieme ad altri ragazzi. Così prima che possa vedermi, pur se dubito che di come è conciato capisca chi sono, prendo un'altra strada. Non sono mai venuta da queste parti di Milano, é piena di ristoranti e negozi. Stanca di camminare mi siedo in un gradino mangiando quelle patatine che mi avevano offerto al pub, e pensare che ero andata via prima per andare a riposare al bar. Un uomo cammina dal lato opposto a dove sono io e sento il suo sguardo puntato su di me, lo guardo con la coda dell'occhio e noto che mi guarda con curiosità. Così mi metto dritta mentre nel mio cervello si attivano tutti i campanelli d'allarme. Maledetta me ma non potevo avere delle migliori amiche e scroccare l'alloggio a loro? No dovevo avere solo semplici conoscenze. Il ragazzo si avvicina e io tiro fuori il mio telefonino, scarico, facendo finta di parlare con qualcuno.
"Pronto? Papà? Ma dove sei finito? Puoi fare veloce? Sono qui fuori da sola al freddo e tra poco piove!" Dissi con voce squillante per farmi sentire dal tipo, però in realtà qualcosa ormai la speravo... Mamma, papà venite a prendermi, io non voglio stare più in questo mondo! Non senza di voi e non senza mio fratello.
Il ragazzo mi fissa da lontano e poi cammina ancora girandosi delle volte. Detto fatto dieci minuti dopo scende dal cielo una piccola pioggerellina. Rimango lì a fissare l'acqua che cade sull'asfalto. Non so quanto tempo sia passato ma quando mi sveglio, a seguito di uno dei miei soliti incubi, mi ritrovo non più in strada o nel solito bar ma in un letto. Scatto seduta spaventata e mi guardo attorno. Su una sedia vedo il mio zaino e su un comodino il mio telefono e ai piedi del letto le mie scarpe. Così mi metto subito le scarpe e mi guardo. Sono ancora vestita il letto è leggermente umido, forse a causa dei miei vestiti bagnati dalla pioggia. Prendo il mio telefono e guardo quella stanza. Su una scrivania c'è la foto di un ragazzo seduto al pianoforte mentre sorride. Il ragazzo è magro, ha degli occhi luminosi e i capelli ricci con il ciuffo che gli ricopre un po' la faccia, dalla foto sembra innocuo, ma che ci faccio qua? Guardo l'orologio da polso sulla scrivania che segna le cinque e mezzo così prendo il mio zaino e guardo fuori dalla stanza. Il ragazzo che ho visto nella foto dorme su un divano proprio di fronte a quella che dovrebbe essere la porta di casa. Allora rientro nella camera dove mi sono svegliata e guardo fuori dalla finestra. È una casa ad un piano quindi esco dalla finestra e scappo via. La cosa sicura è che non tornerò mai più in quella via.

Piccola Anima Disobbedisci Perché è Vietato MorireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora