La fine.

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Quando Ariana, di ritorno dal supermercato, si era scontrata con uno sconosciuto aveva iniziato a tremare.
Quell'esperienza l'aveva segnata, era diventata la povera vittima di un carcere psicologico; carcere in cui si era rinchiusa da sola, nel tentativo di proteggersi dai pericoli, dal dolore e da se stessa.
Aveva iniziato ad odiare le sue forme, le copriva come meglio poteva, con maglioni, felpe, tute; tutto perchè le curve di cui un tempo andava fiera ora la spaventavano a morte, aveva paura di cosa potevano scatenare negli uomini, delle loro reazioni o di un loro possibile interesse.

Aveva avuto il terrore degli uomini. Non riusciva a parlargli guardandoli in faccia, a meno che non fosse sicura che fossero attratti anche loro, al centotrenta percento, dagli uomini.
Aveva avuto problemi anche a rapportarsi con suo padre e suo fratello, quando erano venuti a farle visita a Miami, ma a loro non aveva detto nulla, così come non aveva detto nulla a sua madre. Loro sapevano solo che si era trasferita a Miami con le sue amiche del cuore.
"Per essere più indipendente" aveva detto loro.
Aveva anche iniziato ad andare da uno psicologo e aveva di sicuro ottenuto dei buoni risultati, ora riusciva ad andare a fare la spesa da sola e tornare a casa intera.
Kendall e Kylie le erano state accanto tutte le sere in cui ciò che le era successo le tornava alla mente sotto forma di incubo , l'avevano convinta ad andare da quello psicologo e si erano prese cura di lei quando era stata fragile al punto di potersi spezzare con un soffio di vento. Entrambe avevano un lavoro, Kylie come commessa in un negozio di cosmetici, che un giorno desiderava vendesse una sua linea di make-up, e Kendall come segretaria e apprendista di un fotografo molto richiesto, che la pagava poco ma che le aveva promesso che l'avrebbe lanciata nel mondo della moda.
Anche Ariana aveva un lavoro, faceva da babysitter ad una famiglia con quattro bambine che avevano rispettivamente dodici, nove, sette e tre anni.
Quattro bambine dolcissime tra l'altro.

Era lí, impalata, da cinque minuti buoni mentre il ragazzo le aveva chiesto se stesse bene con uno strano tremore nella voce.
Un tremore che, in altri casi, l'avrebbe messa ancor più in allarme di quanto già non fosse ma che in quel caso la incuriosiva; il suo sesto senso le diceva che era qualcuno di conosciuto, ma aveva troppo timore di guardare l'uomo negli occhi, perciò si limitava a fissargli le scarpe, con la destra che sembrava stare per slacciarsi.
Anche il ragazzo sembrava in trance.
-Uhm, ti è caduta la conserva.- disse lui, con voce ferma stavolta, indicando il vasetto.
Quella voce.
La conosco.
-Come ti chiami?- le chiese il ragazzo.
Ariana non rispose, si chinò e prese il vasetto, riponendolo nel sacchetto di plastica.
Ariana lo guardò per un altro istante quando sentì il sacchetto rompersi e cadere con tutti i cibi che conteneva all'interno.
-Fantastico.- disse esasperata.
-Serve una mano?- continuò il ragazzo mentre era già intento a raccogliere alcune scatolette di tonno.
-No, ci riesco.- disse prendendo tutto da terra e rialzandosi, notando però che metà spesa era tenuta dal ragazzo tra le mani, molto più grandi e agili di quelle della ragazza.
-Non credo tu riesca a tenerli da sola, se vuoi ti accompagno fino alla porta di casa.-
-Scusami ma di solito non parlo con gli sconosciuti.- disse lei congelandosi sul posto.
-Oh andiamo Ariana, non mi hai ancora riconosciuto?- disse allora il ragazzo, accennando una risata, mentre Ariana sbiancò.
-Ari?- la richiamò lui.
-Tu... Tu sei Justin? Justin Bieber?- chiese lei stupita, dopo aver osservato bene i bellissimi lineamenti del ragazzo.
-Eh già! Non sai da quanto ti cercavo! Saranno passati sette mesi da quando ho iniziato, e pensare che stavo andando in hotel, dopo averti cercata per metà South Beach.- disse lui ridendo e facendo sorridere lei.
-Allora signorina, mi è permesso accompagnarla fino a casa sua ora?- chiese.
-Uhm, credo di sì..- rispose lei abbassando lo sguardo.
I due ragazzi si incamminarono verso la casa che Ariana condivideva con Kylie e Kendall, scambiando battute -che provenivano principalmente da Justin-, informazioni -infatti 'che hai fatto hai capelli?' gli aveva chiesto Ariana e 'uh, non ti piacciono?' aveva risposto Justin prima di sentire un complimento a basse voce della ragazza- e notizie.
Justin era cambiato.
Justin aveva una considerazione maggiore delle donne, le rispettava, com'era giusto che fosse.
Era maturato, l'aveva sentito necessario quando la ragazza che amava era stata colpita perché donna.
A volte soffriva ancora, si sentiva in colpa e si svegliava nel mezzo della notte per quella notte in discoteca. Ma chissà, forse trascorrere di nuovo del tempo insieme avrebbe fatto bene ad entrambi.
Forse stavolta i due pezzi del puzzle si sarebbero incastrati alla perfezione l'uno nell'altro.
Forse perché l'amore di uno dei due era talmente forte da bastare per entrambi, in quel momento.
Forse perché vista la debolezza di uno, l'altro si era sentito di dover dare il duecento per cento in quella relazione, aspettando che l'altro passasse dal dare ottanta al suo cento.
Forse perché un po' l'amava anche dal primo messaggio inviatole.
E forse l'ultima cosa che le disse quella sera, dopo averle promesso che il pomeriggio successivo sarebbe passato e l'avrebbe portata a fare un giro in lui,  fece scattare qualcosa nella ragazza.

Hey Slut! [first of 'Problem'?]Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon