Finale

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Mirando a las mismas estrellas

GIALLO (storico)

-Scrivo io.

-Per favore, dammi la penna.

-Vattene! Voglio insultarli, voglio...

-Ho detto, dammi la penna.

-Va bene. Posso aggiungere qualcosa, però? Mi lasci troppo poco spazio.

-Non voglio che combini disastri.

-Prometto di comportarmi come si deve.

-Non mi fido di te.

-Promesso!

-Promesso, allora.

L'uomo aprì con cautela il piccolo frammento di pergamena che stringeva tra le dita e lo stese alla luce delle stelle. Intinse la penna d'oca nel calamaio e la premette un paio di volte contro il bordo di vetro, per togliere l'inchiostro in eccesso. Appoggiò la destra tremante sulla gamba e attese che la prima gocciolina appiccicosa cadesse sul foglio biancastro e ruvido.

"Indirizzo questa lettera all'equipaggio della Pinta dell'Ammiraglio.

È il 14 settembre 1492.

Il mio nome è Tomás García Hernández, di professione falegname.

Non c'è molto da dire sul mio conto. Quando ero soltanto un ragazzo, i miei genitori mi abbandonarono in un orfanotrofio, senza dare spiegazioni. Ricordo che all'inizio avevo molti amici, ma dopo poco tempo non rimase nessuno. Dicevano che ero strano.

Per tutta la vita c'è stato qualcuno che mi considerava pazzo, qualcuno che mormorava alle mie spalle. Queste voci sono state la causa della mia rovina.

Ho vissuto e lavorato a lungo nella città di Palos, poiché riparavo barche presso il porto.

Quando ho sentito la necessità di cambiare vita, sono salpato insieme con i miei compagni su una delle tre caravelle dell'Ammiraglio e sono partito alla scoperta dell'ignoto, sfidando l'impossibile: la nostra missione era tracciare la rotta per le Indie, attraverso l'Oceano Tenebroso.

Per tre giorni interi ho fatto parte dell'equipaggio come qualsiasi marinaio. Sveglia al mattino presto, turni massacranti, ponti infiniti da ripulire, ma anche feste e compagnia, scherzi e tanti, tanti racconti. La fatica si sopportava più volentieri insieme.

Poi, una notte, l'ombra nera del mio passato si è fatta rivedere. Ha strisciato lungo il vuoto tra le stelle e mi ha tolto la luce.

Per una volta mi sentivo parte di una famiglia ed ero amato e rispettato. Che cosa è successo? Scrivo questa lettera al mio equipaggio per chiarire la faccenda del timone sabotato, perché non è giusto che la verità rimanga nell'ombra e la colpa sia attribuita a me, che sono del tutto innocente.

Sono sempre stato un onesto cittadino: pagavo il giusto e mi guadagnavo da vivere facendo un lavoro tranquillo e redditizio. Nessuno ha mai avuto da lamentarsi di niente, lo giuro. Si potrebbe chiedere in paese; ciò che la gente mormora non riguarda certo il mio mestiere di falegname.

Mentre ero sulla nave, obbedivo e non saltavo mai un turno di guardia: non mi sono mai ammalato. Ho sempre spartito il mio tozzo di pane e il mio mezzo bicchiere di vino; non ho mai rifiutato a nessuno la mia zuppa di pesce.

Qual è stata la ricompensa? Sono stato abbandonato dai miei amici su una piccola barca di legno, con una penna, un angolo di pergamena e una pistola. Mi trovo in mezzo al nulla più assoluto, accanto al pirata che ha realmente commesso il crimine. Lo sento scalpitare e ingiuriarvi.

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⏰ Last updated: Aug 02, 2017 ⏰

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