Alex

Il tragitto dall'ospedale a casa lo passiamo in silenzio. Arrivati Andrea ed Emma vengono da noi, perché Roberto ed Angela non sono stati avvertiti del loro arrivo per non preoccuparli, li informeremo nel pomeriggio. <<Ti do dei vestiti di Linda così puoi cambiarti>> propone mio padre ad Emma. <<Non ce n'è bisogno>> <<Oh, le farebbe solo che piacere. Hai fatto tredici ore di viaggio, una bella rinfrescata ti può solo che fare bene>> <<è un modo gentile per dirmi che puzzo?>> domanda con finta indignazione. <<No tesoro>> replica mio padre ridacchiando. Non ascolto altro e me ne vado nella mia stanza. Mi sdraio sul letto e un sorriso mi affiora sulle labbra. La mamma si è svegliata. È sveglia. Ricordo l'ansia che ho provato poco prima di sapere che si era svegliata. Mi sento così in colpa per non essere stato li nel momento del bisogno. Quando lei stava male io ero a divertirmi. Sono un coglione. Come sempre non ho pensato alle conseguenze delle mie azioni. È stato un bene per Emma essersene andata. Emma...Emma...il suo nome e il suo ricordo mi ha tormentato per tutta la settimana. Ora è tornata. Ha preso subito un aereo ed è venuta fin qui. Spero che lo abbia fatto per mia madre non per me, io non lo merito. Ora è a casa mia, sotto la mia doccia, nuda a pochi metri da me. Il solo pensiero mi fa rizzare il membro. Sento la sua voce provenire dal salone, segno che è uscita dal bagno. Guardo la protuberanza che è cresciuta nei pantaloni, al solo ricordo del corpo nudo del mio angelo, e decido che ho bisogno di una doccia gelata.

Cerco di lavare via i pensieri e i ricordi sotto il freddo getto dell'acqua. È venuta qui per la mamma non per me. Cerco di convincermi ripetendomelo nella mente all'infinito. Mentre i insapono il ricordo delle sue piccole mani su di me, mi affiora alla mente. Tutte le volte che mi sussurrava: "Ti voglio". Tiro un pugno alle piastrelle della doccia, per sostituire quei ricordi con il dolore. Elimino gli ultimi residui del sapone dal mio corpo e poi esco dalla doccia. Mi avvolgo un asciugamano alla vita e vado nella mia stanza. Quando sono in corridoio trovo la porta della mia camera socchiusa. <<Emma...>> mormoro entrando, ma lei non mi sente. È intenta a sorridere guardando io soffitto. <<Perché sorridi?>> le chiedo con voce roca ma con un tono più alto di prima. Sobbalza per lo spavento e mi fissa. Noto i suoi occhi vagare sul mio corpo e sento uno strano fremito. <<Allora?>> distoglie lo sguardo e torna a guardare il soffitto. <<Hai staccato le stelle>> porto a mia volta gli occhi al cielo. Mi ricordo quelle stelle. Era l'unica volta in cui non litigavamo. Il suo corpo nudo sotto le stelle mi torna alla mente. <<Non sono più un bambino>> replico brusco, per cercare di cancellare quei ricordi. Mi vesto e poi mi sdraio sul letto.

<<Non hai risposto alla mia domanda>> <<Cosa?>> <<Perché sorridevi?>> <<Pensavo a quando eravamo piccoli. A quando ci sdraiavamo sul pavimento, spegnevamo le luci e ci inventavamo le nostre costellazioni>> sorride. Chissà se anche lei collega qui momenti ad altri decisamente meno innocenti...

<<Perché sei arrossita?>> <<Cosa?>> <<Sei tutta rossa>>la indica con un cenno della testa. <<Fa caldo>> replica passandosi le mani sul viso, si sistema la crocchia e distoglie lo sguardo. <<Non stare li impalata, non ti mordo>> dico sbattendo una mano sul materasso. Si siede il più lontano possibile da me. Questa sua mossa mi irrita un pochino, vorrei prenderla per un braccio e trascinarla sopra di me. Ma non posso. <<Buona notte>> mormoro prima di chiudere gli occhi.

Delle labbra calde e morbide, che entrano in contatto con le mie, mi svegliano. Non apro subito gli occhi, non posso. Ricambio il bacio. Quel bacio che risveglia in me quella passione maledetta che mi invade ogni qual volta che le sto accanto. Continuo ad esplorarla senza aprire gli occhi, quando lo farò la dovrò allontanare da me. Continuiamo a baciarci, lei è sopra di me, io le stringo i fianchi con le mani. Le accarezzo la pelle con i pollici e la sento fremere sotto il mio tocco. Stringo la presa sulla sua vita e capovolgo la situazione. Non ho ancora aperto gli occhi e non ho staccato nemmeno per un secondo le labbra dalle sue. La sento gemere sotto le mie carezze. Torno in me e mi stacco di colpo. <<Non possiamo>>

1. I FELL IN LOVE: Mi sono innamorata del mio miglior nemico - in revisioneOnde histórias criam vida. Descubra agora