TRE

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Tutti gli uomini hanno un punto di rottura. Damiano aveva raggiunto e superato il suo.

Sollevatosi dal balcone, si lasciò cadere a terra a faccia in giù con una guancia appoggiata sul freddo pavimento e cominciò a piangere, disperatamente e senza freno. Gemeva come un bambino mentre i singhiozzi lo scuotevano, le lacrime scendevano copiose e un sottile filo di bava colava dalla sua bocca.

Era completamente sconfitto, distrutto, incapace di lottare oltre contro la perversa follia della situazione in cui si trovava. Tanto era tutto inutile: il suo mondo fatto di piccole certezze e di oziose abitudini era crollato lasciandolo solo, prigioniero e disperato.

Già si vedeva morto. Qualcuno avrebbe aperto la porta dell'interno quattordici, prima o poi, e ci avrebbe trovato la sua salma marcita o mummificata. Il corpo di un uomo di cui a nessuno fregava nulla, dimenticato da tutti, lasciato lì a morire di fame e di sete, o semplicemente di disperazione.

Toccato che ebbe il fondo della tristezza, vi rimase a crogiolarsi per un po' con la faccia spalmata sui liquidi che aveva versato, ma poi fu preso da un impeto di rabbia.

'Non può finire così' si disse alzandosi di scatto 'Non è giusto!'

Si asciugò la faccia con la manica della maglietta e prese a guardarsi intorno. I suoi occhi gli restituivano solo buio e vuoto, le sue orecchie fischiavano debolmente nel totale silenzio, ma gli sembrò che il gesto di girare la testa di qua e di là lo aiutasse a pensare.

Uscire in terrazzo non era una soluzione praticabile. Non vedeva nulla e c'era il pericolo di precipitare di sotto per diciotto piani. D'altro canto era chiuso dentro. La sua sopravvivenza era legata alla sua capacità di uscire da quella casa che era stata il suo rifugio e ora si era trasformata in una prigione, in una trappola mortale.

Avrebbe anche potuto attendere i soccorsi. In fondo la corrente elettrica non era fondamentale. Se il bagno funzionava, se l'acqua usciva dai rubinetti poteva sopravvivere per qualche giorno. Il suo rotolino di ciccia gli sarebbe tornato utile, altro che corsa al parco!

Brancolò fino all'angolo cucina e trovò la leva del miscelatore. Tutto dipendeva da quello: era solo un blackout o tutti i servizi si erano interrotti? Forse si era davvero appisolato durante la partita di tennis. Forse aveva dormito tutto il giorno e si era svegliato in una notte di luna nuova nel bel mezzo di un blackout. Una coincidenza curiosa, ma possibile.

Si fece coraggio e alzò la leva. Lo scrosciare dell'acqua nel lavello era forse il suono più bello e confortante che poteva sentire. Per sicurezza si bagnò la mano, la mise a coppa e ne bevve dell'acqua.

'Almeno questa va' si disse chiudendo il miscelatore 'non morirò di sete'.

Rimaneva da risolvere il problema principale: uscire. Un problema non da poco con la serratura inattiva a causa del blackout. Ma forse una soluzione c'era: se non ricordava male i cardini erano interni. C'erano delle grosse viti che li reggevano, conficcate nello stipite della porta. Poteva svitare quelle. In fondo era il mago dell'avvitatore, il suo MK23 non si sarebbe di certo fermato davanti a un ostacolo del genere.

Mentre procedeva verso il disimpegno per recuperare l'attrezzo, fu fulminato da un altro pensiero: forse il suo visore non era nemmeno rotto. Se fosse stato un blackout che aveva interessato tutti, forse anche gli altri avevano il visore fuori uso. Già immaginava i suoi vicini in preda alla stessa sua angoscia e questo lo fece in parte sentire meglio. D'altro canto questo scenario poteva comportare mille possibili cause, da una temporanea interruzione della corrente al crollo dell'intero sistema continentale, da un fusibile bruciato a un attacco alieno alla Terra.

'Be', forse questo no' pensò raccogliendo il suo solido, potente, rassicurante MK23 e la relativa valigetta 'Se devo scegliere, meglio un fusibile.'

Realtà virtuale - Il viaggio di DamianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora