Capitolo 11 - parte due

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Le gambe le tremavano, tanto che sarebbe potuta cadere sul suolo proprio in quel momento

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Le gambe le tremavano, tanto che sarebbe potuta cadere sul suolo proprio in quel momento. Lilian parcheggiò l'auto a qualche locale distante dal Saint Martin, osservando le luci a neon dell'insegna di quest'ultimo e notando, sotto di essa, la figura alta di Nathan.
Il ragazzo pareva tanto attraente agli occhi di Lilian. Il ciuffo dei capelli rialzato, una sigaretta tra l'indice e il medio e lo sguardo che osservava il vuoto.
La ragazza si avvicinò cautamente a lui.
Nathan, intanto, scorse un movimento alla sua sinistra e, girando il capo, si trovò faccia a faccia con la dolce Lilian. Le sorrise per salutarla buttando la sigaretta lontana da lui.
"Buonasera" disse lui aprendole la porta. La ragazza oltrepassò la soglia accogliendo il caldo del locale.
Era evidente dell'imbarazzo tra i due. Entrambi senza un argomento con cui iniziare una conversazione, nessuno dei due senza uno straccio di informazione dell'altro.
Entrambi completamente spaventati ma, allo stesso tempo, eccitati all'idea di scoprire un nuovo essere non proprio distante dal loro.
I due presero posto ad un tavolino abbastanza riservato.
Il locale era molto casual e, come struttura, molto simile al Jimmy's; diversi tavoli erano posti su tutta l'area della sala, c'era una sezione bar affiancata da un piccolo palco sul quale, diverse serate, era occupato da un cantante dai capelli lunghi e ricci e la sua chitarra. Mentre, altre sere, dava spazio al karaoke e ai giovani stonati.
Lilian si tolse il cappotto appoggiandolo sulla sedia. La ragazza iniziò a torturarsi l'estremità del vestito. Era così nervosa e inesperta; non si ricordava minimamente come approcciare con un ragazzo a cui non avrebbe prestato la sua attenzione fino a qualche settimana prima.
Sembrava così complicato e contorto agli occhi della ragazza, così misterioso e pieno di segreti.
Così umanamente soprannaturale.
Nathan, d'altro canto, si punzecchiava le pellicine delle dita e osservava la ragazza senza apparire, troppo, come un maniaco.
Osservò i movimenti di lei; come aggiustò il cappotto sulla sedia e come si sistemò i capelli biondi dietro le spalle.
Sembrava così insicura e piccola. Totalmente l'opposto di Mabel, pensò il ragazzo.
Al pensiero della ragazza, Nathan iniziò a tremare e cercò di non pensare a quegli anni burrascosi, al suo passato tremendamente infernale.
I due continuarono a guardarsi ancora per diversi minuti, senza dire una parola.
La situazione fu smossa da una cameriera che portò due menù e li adagiò sul tavolo.
Lilian non potè che ridere.
"Cosa c'è di così tanto divertente?" Chiese Nathan appena la signorina si allontanò da loro.
Lilian senza pensare rispose. "Io non mangio."
Il ragazzo appoggiò il menù, nuovamente, sulla superficie del tavolo, iniziando a guardare la ragazza a sottecchi.
Che diavolo voleva dire quella affermazione? Pensò lui.
"Niente niente?" chiese Nathan ancora sorpreso dall'affermazione.
Effettivamente era abbastanza magra.
Lilian capì al volo i pensieri del ragazzo e non potè che ridere di nuovo.
"Non nel senso che intendi tu. Non mangio cibo da umani."
Al giovane iniziò a girare la testa.
"E di cosa ti nutri allora?"
Senza indugi, Lilian rispose alla domanda lasciando di stucco Nathan. In fondo doveva smuovere la situazione in qualche modo, no?
"Sangue."
"Sangue? Intendi quel tipo di sangue? Sangue umano?"
"Sì, intendo sangue umano, animale o anche da una sacca di plasma."
Nathan iniziò nuovamente a tremare. Era spaventato, era evidente, e Lilian aveva percepito il suo timore nei suoi confronti.
Nathan capì al volo il filo conduttore. Se si cibava di sangue, voleva dire che era un'assassina, un'assassina spietata.
A quel punto cercò di non pensare a lei mentre lo assassinava per sopravvivere.
"Vuoi uccidermi?" la domanda gli scivolò via dalla bocca senza che se ne accorgesse.
Lilian gli sorrise. Un sorriso dolce e innocente, non da serial killer in cerca di nuove prede.
"Se avessi voluto ucciderti, non pensi che lo avrei già fatto da un pezzo?" Gli sussurrò lei, tranquillizzandolo.
"Ho smesso di cibarmi di sangue di persone innocenti già da diverso tempo. Ho smesso con gli omicidi," raccontò la ragazza.
A quel punto, tornò la cameriera - Lauren, così si chiamava - per prendere le ordinazioni.
Nathan guardò Lilian, "ti dispiace?" le sorrise e lei gli diede il via libera.
Il ragazzo ordinò un cheeseburger con delle patatine, salsa compresa. Una limonata e, infine, un fetta di torta.
É veramente affamato, pensò Lilian.
Quando Lauren tornò in cucina con le ordinazioni, la giovane colse diversi particolari del ragazzo, occupato a riguardare il menù.
Portava un percing sul sopracciglio e un orecchino nero sul lobo dell'orecchio.
La sua camicia bianca, leggermente sbottonata, risaltava la sua pelle abbronzata e quello che sembrava un tatuaggio sul suo petto.
"Hai un tatuaggio?" Chiese Lilian indicando la parte di pelle scoperta dalla camicia.
Il ragazzo alzò gli occhi verso la giovane, "Sì, vuoi vederlo?" lei non esitò ad annuire.
Nathan sbottonò un altro bottone della camica e la scostò di lato.
Il tatuaggio era costituito da cinque strisce verticali, come se fosse un graffio.
Sì, rappresentava proprio un graffio sul petto.
"Cosa significa? Se posso saperlo ovviamente." Chiese la ragazza curiosa di conoscere che storia si celasse dietro quel tatuaggio alquanto strano.
Nathan sospirò e i flashback di quel momento turbolento gli tornarono in mente in un lampo. Era il suo primo momento di una nuova vita. Una vita che, nonastante fosse pericolosa e amplificata, era più stabile e calma di quella che aveva prima dell'incidente.
Il ragazzo esitò per un momento, ma alla fine raccontò quella storia a Lilian.
Una storia che non aveva mai raccontato a nessuno.
"Qualche anno fa mi trasformai in quello che sono adesso, un essere orrendo ma che mi ha salvato la vita. I primi mesi di trasformazione furono i più duri, quelli più difficili da controllare. Una sera un ragazzo - avrà avuto massimo trent'anni o giù di lì - mi si presentò davanti e lo uccisi con i miei artigli, un taglio profondo sul petto."
La ragazza iniziò a pensare al passato oscuro del ragazzo. Anche per lei i primi mesi di trasformazione furono decisamente burrascosi e pieni di omicidi, - non solo i primi mesi, pensò - lo riusciva a capire perfettamente.
Ancora ricordava quella settimana, piena da paura e di incertezze. Troppe vittime bagnarono il suo passato. Le prime furono davvero terribili, sia per loro che per lei.
E se non fosse la sua unica vittima? Pensò la ragazza.
In fondo quei due non erano tanto diversi l'uno dall'altro. Erano entrambi due anime condannate.
Nathan deglutì, "mi sono tatuato quel graffio che gli tolse la vita; per non dimenticarmi di lui, per non dimenticarmi di ciò che sono e di ciò che sono capace di fare."
Lilian abbassò gli occhi incerta su cosa dire a riguardo.
"Ti capisco perfettamente," disse infine lei, "ho passato un periodo simile molto tempo fa, quando la mia trasformazione si manifestò."
"Sei nata così?" chiese lui impacciato.
"Ehm, sì... sono così da tutta la vita."
La loro conversazione fu interrotta dalla cameriera che portò il cheeseburger di Nathan, con le patatine e la bevanda.
"Vuoi provare? Non è poi così male."
"È inutile, il mio corpo rigetterebbe il cibo."
Nathan fece spallucce e iniziò a mangiare il cheeseburger.
"Quindi i tuoi genitori sono..."
"Come me," rispose solamente lei, lasciandolo nel dubbio.
Il ragazzo annuì e continuò con il suo pasto.
Lilian, fino ad allora, non ebbe mai visto nessuno tanto affamato quanto Nathan. Divorò il cheeseburger in pochi minuti e ormai gli rimanevano solo un paio di patatine.
"Sei di qui? Intendo di South Angels?" Chiese la ragazza da un momento all'altro, sorprendendo Nathan.
Il ragazzo si pulì le labbra con un tovagliolo, "no, in realtà sono del Devon, Inghilterra."
"Avrei giurato fossi americano," gli spiegò la ragazza.
"Sì, sono stato davvero poco nella mia città natale. Con gli anni ho appreso l'accento americano, anche perchè mia madre er - è di qui." A Nathan gli si formò un groppo alla gola parlando della madre. Troppi ricordi gli tornarono in mente.
Si maledì per non aver passato tanto tempo con lei, per non aver colto l'attimo e aver vissuto una vita allontandola da se stesso.
Avrebbe tanto voluto tornare indietro per rimediare a tutto.
Dopo di che ci fu un lungo silenzio tra di loro.
Il ragazzo terminò anche l'ultima fetta di torta e, ormai con lo stomaco pieno, propose a Lilian di fare una passeggiata. La ragazza accettò senza indugi, raccogliendo il cappotto e infilandoselo poco dopo.
Nathan lasciò una banconota da venti dollari sul tavolo e, successivamente, incontrarono il vento invernale di South Angels.

"E tu?" Chiese Nathan alla ragazza.
Era ormai un'ora che camminavano senza sosta su un marciapiede desolato, affiancato da vari locali ancora aperti e da diverse vetrine di negozi.
Per tutto il tempo parlarono del più e del meno. Dal tempo alla scuola e, infine, ai loro migliori amici e alle gaffe assurde che commettevano a volte.
"Io cosa?" chiese la ragazza a sua volta.
"Sei di South Angels?" chiese in modo curioso il ragazzo.
"Ehm - no, c'è... non so di dove sono." A Lilian sembrava una cosa ridicola da dire, ma era la verità. I suoi genitori non le dissero mai dove era cresciuta da piccola, dov'era nata.
I suoi fratelli avevano tutti un punto di riferimento - Camille era nata in Germania, Trevor in Scozia e Tyson in America, tutti in piccoli villaggi ormai rasi al suolo.
"Non hai idea di dove sei nata?"
"Diverse volte ho posto questa domanda ai miei genitori... Mi dissero solamente che ero nata nel cuore di un bosco da un parto improvviso, non si ricordano neanche in che stato o in che paese fossero."
Il ragazzo iniziò a guardarla con un luccichio negli occhi. Tutto quello lo rendeva ancora più curioso e dava a Lilian un senso di misteriosità in più. Gli piaceva tutto ciò.
"Si lo so, è strano." Ridacchiò lei.
"No, anzi. Ti rende ancora più misteriosa di quanto già sei. E io adoro i misteri." Affermò lui facendola arrossire.
Ritornarono nella strada del Saint Martin, affiancandosi entrambi ai loro mezzi di trasporto che, casualmente, avevano parcheggiato vicini.
"Bella moto," esclamò la ragazza.
Nathan sorrise verso la sua Harley Davidson.
"Sei mai salita su una di queste?" indicò il mezzo.
"No, mai."
"Vuoi fare un giro?" Le propose il ragazzo.
La richiesta allettava la mente e le azioni di Lilian, ma si era fatto troppo tardi e doveva, assolotumante, rientrare.
Gli sorrise, "magari un'altra volta."
"Mi stai dicendo che ci sarà un altro appuntamento?" Chiese lui con un sorrisino sinistro stampato sulla bocca.
"Chi lo sa" esclamò lei.
Lilian entrò nella sua auto, mettendola in moto e salutando Nathan con un gesto militare.

Salve!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Se così fosse fatemelo sapere con un commento. Adoro leggere i vostri pensieri, pareri e consigli.
Vi mando un grande bacio e vi auguro la buonanotte.
Greta x

Immortals - Tra amore e guerraWhere stories live. Discover now