Dammit Dean

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Dean era davvero stanco: dopo una caccia senza frutti durata tutta la giornata, aveva passato assieme a suo fratello Sam più di tre ore filate davanti allo schermo del computer con la vana speranza di trovare una soluzione al caso che stavano seguendo in quei giorni. Dapprima pareva uno dei soliti, il loro pane quotidiano: un "semplice" covo di vampiri da eliminare nella periferia di una cittadina nel Kansas; peccato che quei bastardi si fossero nascosti molto bene in quel dannato paesino sperduto nel nulla. La cosa più frustrante per Dean però era sentire la mancanza di Castiel, il suo amato angelo dagli occhi blu. Sapeva che c'erano problemi in paradiso e, a malincuore, si era trovato costretto a lasciare che Cas andasse ai piani alti per sistemare le cose, non prima però di aver trascorso una notte d'amore come buon auspicio.
Dean in quel momento era steso sul letto del modesto motel in cui avevano deciso di alloggiare lui e Sam, ed era intento a godersi il meritato riposo dopo le estenuanti ricerche. La sua mente cominciò a vagare, a immaginare e a ricordare; inizialmente i suoi erano pensieri tranquilli: la sua baby, ovvero il nome che lui si ostinava ad affibbiare alla sua auto, il suo adorato "fratellino" Sammy, che al momento era nel letto affianco al suo sprofondato in un sonno profondo; e poi pensò a Cas. Castiel. Il suo amato Castiel, l'angelo che lo salvò dalla perdizione e che ogni giorno lo salva dalla depressione e dai suoi demoni interiori. Nonostante lo conoscesse da anni, era solo da pochi mesi che stavano insieme: tutta colpa dell'orgoglio maschilista del biondo che lo aveva reso cieco nei confronti dei sentimenti che provava per la creatura celestiale. D'altronde, meglio tardi che mai, no? I suoi pensieri, da dolci e innocui, cominciarono a prendere una piega molto diversa. Si ritrovò a pensare ad appena due notti fa, quando ancora era con Castiel nel rifugio degli Uomini di Lettere: pensò agli occhi dell'angelo, accesi forse anche dalla sua grazia, che viravano verso il blu elettrico per via dell'eccitazione e della malizia malcelate. Pensò alla sua pelle leggermente abbronzata grazie alla giornata trascorsa al mare qualche settimana fa; e poi pensò alle sue labbra. Quelle labbra rese gonfie e umide dagli infiniti baci che si erano scambiati, quelle labbra che solo in presenza di Dean erano capaci di sostituire un sorriso smagliante con un ghigno malizioso in meno di un secondo. Quando il cacciatore biondo era da solo con Castiel perdeva il controllo; si ricordò di come lo spogliò lentamente, assaporando con gli occhi ogni centimetro di quella pelle celestiale che ormai conosceva a memoria. Quanto gli piaceva baciarla, Dio se amava baciare quella pelle che non bramava altro che essere toccata e gustata solo e soltanto da Dean Winchester. Gli vennero in mente i gemiti di Cas, ormai marchiati a fuoco nella mente del cacciatore, quei gemiti che rischiavano di farlo venire ancora prima di cominciare. Quanto gli piaceva torturare il suo angelo, ma una tortura più che piacevole, che sia chiaro: cominciava dal collo, dove lasciava lievi baci che diventavano però sempre più decisi, lasciandosi dietro una costellazione di macchie violacee. Passava poi al petto ben scolpito dell'angelo: si divertiva a delineare il contorno dei pettorali e addominali con la lingua, mentre con le mani andava a stuzzicare i capezzoli dell'angelo resi ormai turgidi dall'eccitazione che non smetteva di aumentare. Puntualmente un ghigno malizioso ornava la bocca di Dean quando sentiva la mano impaziente di Castiel che, ormai sull'orlo della sopportazione, cercava di spingere il volto del cacciatore verso la zona del corpo dove le sue labbra erano le più richieste.
Il Winchester si ritrovò di colpo a pensare a come il suo concetto di provare piacere fosse cambiato nel giro di pochi mesi: quando ancora credeva fermamente di essere etero, povero illuso, riteneva che una notte di sesso con una bella ragazza conosciuta al bar fosse la cosa migliore al mondo, l'unica che gli permettesse di staccare la spina per un po'. Quando ci fu il primo bacio con Castiel, tutto cambiò: mille emozioni mai provate prima lo avevano travolto il quel momento, tanto che credeva di soccombere sotto il loro peso; poi quando il bacio aveva preso una piega a dir poco disperata, dove le loro bocche, i loro corpi e le loro anime diventarono un tutt'uno, qualsiasi dubbio che fino ad allora aveva offuscato la mente e il cuore di Dean, era sparito. Aveva finalmente chiaro ciò che provava per il suo angelo custode, un misto di ammirazione, tenerezza e tanto amore.
Una delle cose migliori di Castiel è sempre stata la sua capacità di infondere tranquillità con la sua sola presenza: Dean, anche quando si ritrovava a pensare che il mondo stesse andando allo scatafascio, un solo sguardo verso quegli occhi azzurri come il cielo, e l'esistenza umana aveva di nuovo un senso.
Dean si destó da quel fiume di pensieri e si chiese, sorpreso e un po' imbarazzato, da quando fosse diventavano così sdolcinato; sapendo però già la risposta, si sistemò meglio nel suo letto e, con un paio di occhi blu a fargli compagnia, cadde tra le braccia di Morfeo.
Peccato che su, nei piani alti, il povero Castiel avesse sentito ogni singolo pensiero del cacciatore, da quelli dolci che gli avevo scaldato il cuore, a quelli spinti che lo avevano imbarazzato e, povero lui, eccitato.
Fu così che Castiel, uno degli angeli più importanti del paradiso, data la nuova gerarchia sociale instaurata da Dio in persona, si ritrovò con un'erezione in piena regola nel bel mezzo di una riunione. Cominciò quindi a maledire Dean e i suoi pensieri per niente casti, promettendo al suo cacciatore una vendetta coi fiocchi.
Il biondo, sentita la "minaccia" di Castiel, rise tra se e se, trascorrendo poi una notte costellata di sogni che chiamare sconci sarebbe stato un eufemismo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 09, 2018 ⏰

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