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Dopo aver passato quasi due ore a cercare i prodotti scritti sulla lista di mia madre e quelli di cui avevo bisogno io, finalmente uscii da quell'enorme supermercato, nel quale più volte mi persi.
Fortunatamente non abitavo molto lontano dal centro della città, infatti riuscivo a muovermi anche a piedi, sia per andare in centro che per andare scuola.
Sicuramente però aver avuto a disposizione una macchina con cui trasportare quelle due borse piene di spesa non sarebbe stato tanto male.
Presi forza ed iniziai a camminare verso casa.
Passai dentro al Primrose Park, un enorme parco che circondava un grazioso laghetto.
Mi piaceva andarci e rilassarmi stando seduta sulla panchina proprio di fronte al lago.
Era da tanto tempo che ci venivo.
Notai un paio di bambini che stavano giocando con delle barchette di carta, mentre le loro madri siedevano sull'erba a chiaccherare.
Notai infine un ultimo bambino che ogni volta che la madre si girava a parlare con le altre mamme, si avvicinava sempre di più al laghetto. Sua madre lo sgridò per l'ennesima volta, e quest'ultimo si mise a piangere. All'inizio la madre era rimasta seria, dopo un paio di attimi però gli asciugò le lacrime e lo abbracciò dolcemente.
Queste scene mi rendevano felice ma allo stesso tempo mi facevano provare un senso di amarezza, un senso di vuoto.
Avrei voluto tornare bambina anche io, avrei voluto tornare a quando l'unica preoccupazione era quali cartoni avrebbero trasmesso in televisione o quando sarei andata al parco a giocare con i miei amici. Avrei davvero voluto tornare indietro nel passato e provare di nuovo quella spensieratezza che avevo prima.
Invece no, invece cresciamo e più lo facciamo, più le preoccupazioni e i problemi si accumulano.
Persa tra i miei pensieri non mi resi conto di essermi seduta sull mia solita panchina.
Sospirai un attimo e guardai in alto.
Il cielo che fino a qualche momento fa era completamente limpido e pulito, iniziava a coprirsi di sfumature rosa e arancione.
Ma che ore erano?
Presi immediatamente il telefono della tasca e quando vidi che segnava le 5:07 mi impanicai.
Raccolsi le borse e iniziai a camminare veloce.
Dovevo incontrarmi con Logan alle 5, ero in ritardo.
"Aspetta un attimo" pensai.
Cazzo ero così presa dalla spesa che mi scordai di prendere la camicia.
Accidenti a me!
Ero un completo disastro.
Dopo una mini corsetta arrivai a scuola, dove ci saremmo dovuti incontrare, senza fiato.
Vidi un ragazzo appoggiato alle sbarre della scuola, la quale era ovviamente chiusa.
Mi avvicinai timidamente.
Ora cosa gli avrei potuto dire?
Qualcosa tipo:
"Bene Logan, ti ho rotto dicendoti che volevo restituirti la camicia, che alla fine l'ho dimenticata a casa" ?
Cavolo.
Appena mi notò si avvicinò anche lui. Indossava dei jeans neri e una felpa altrettanto nera con sopra una giacca blu scuro.
Appena si mise davanti a me, potei notare le nostre differenze di altezza.
In confronto a lui, ero una nana.
Ero in imbarazzo, non sapevo cosa dire.
<< Hey >> Mi salutò facendo un semplice sorriso.
<< Ciao Logan >> Risposi al saluto cercando di non far intravedere il mio disagio.
<< Sei in ritardo >> Disse senza essere cattivo.
<< Ehm... si infatti volevo.. dirti che>> Provai a dire balbettando.
<< Che ho dimenticato di portarti la camicia >> Dissi facendo una risata ridicola.
E se avesse pensato che fosse stato tutto una scusa?
<< Ah tranquilla non succede nulla. Puoi portarla a Dublino se vuoi >> Disse ridendo.
<< In realtà io non verrò in gita >> Ammissi.
<< Davvero? Non lo sapevo. È un peccato >> Disse un po' dispiaciuto.

Il silenzio pervase e iniziai a sentirmi veramente a disagio.
Non ero molto socievole, anzi cercavo sempre di evitare il più possibile le persone.
<< Ti serve una mano? >> Domandò Logan interrompendo quel fastidioso silenzio.
All'inizio non capì, poi mi ricordai delle borse.
<< No tranquillo, tanto abito qui vicino >> Risposi gentilmente.
<< Allora ti accompagno così mi dai anche la camicia >> Propose il ragazzo.
<< Ehm si certo, andiamo >> Dissi iniziando a camminare.

Logan insistette nel prendere una borsa lui, ed insieme ci dirigemmo verso casa mia.
Che situazione, speravo solo che mia madre fosse ancora al lavoro.
Il tragitto era abbastanza corto, nel frattempo Logan mi chiese il motivo per cui non sarei partita, io mentii dicendo che avevo degli impegni familiari.
Arrivata a casa iniziai a sentirmi stupida, se solo fossi stata più attenta, non avrei dovuto portare uno sconosciuto a casa.

Che poi Logan uno sconosciuto non lo era, anzi alle elementari, dato che facevamo insieme anche quelle, spesso giocavamo assieme e qualche volta era pure venuto a casa mia.
A quel punto mi chiesi se anche lui si ricordasse di queste cose.
Dopo essere entrata a casa, feci accomodare Logan, il quale però non si volette sedere.
Appoggiate le borse, salii in camera per prendere quella dannatissima camicia a scacchi.
E quando tornai giù, sentii la serratura della porta d'ingresso aprirsi.
<< Mamma >> Dissi sorpresa appena entrò chiudendo la porta dietro di sé.
<< Ciao Jane, hai preso tutto quello che ti avev- >> Iniziò a dire ma si interruppe appena entrò nella sala nella quale c'era Logan.
<< Ah, vedo che abbiamo ospiti! >> Disse sorpresa.
Si era raro che io portassi qualcuno a casa, soprattutto un ragazzo.
<< Salve signora Parker, sono Logan >> Logan salutò cortesiamente mia madre porgendole la mano.
Lei la strinse con un sorriso, non troppo sforzato.
<< Piacere mio. Siete compagni di scuola, tu e Jane? >> Chiese mentre appoggiò la sua borsa sul bancone ed iniziò a rovistare nel frigorifero.
<< Si, seguiamo quasi tutti i corsi assieme >> Spiegò lui.
<< Oh bene, quindi immagino che anche tu andrai a Dublino come Jane, vero? >> Domandò di nuovo mia madre.
Cazzo.
Cazzo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 21, 2017 ⏰

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