-6- Stupido

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Qualcuno disse: 'È folle colui che si illude di poter fuggire da cio che ha dentro la testa'

L'illusione è un brutto ostacolo.
E no, non si fugge da ciò che ti colpisce violentemente i pensieri. Non si trovano tantomeno scorciatoie di pensiero.
Ciò che ti invade la mente ti rende immutabile e debole. Incapace di reagire, di intendere e di volere.
È una situazione orribile, in poche parole.
Non pensavo di doverci ritornare, eppure con la sua sola presenza, mi sono ritrovata in quel baratro in cui caddi mesi fa. L'aver solo reincontrato i suoi occhi, ha scatenato in me l'apparazione degli scheletri che avevo accantonato.
Poi, l'aggiunta della paura complica enormemente le cose.
La paura di poter fallire nuovamente mi frena. Sto cercando di portare avanti un obbiettivo, e non intendo minimamente rinunciarvi.

《Ehi, ciao Ale》
《Buongiorno Paul. Vieni pure》
mi abbraccia per salutarmi ed io lo stringo ancora più forte.
《Come è andata?》
probabilmente sa già la risposta ma vorrebbe sentir dire direttamente da me come abbia fatto a passare questa prima notte dopo il suo ritorno.
《Che domande. Non le vedi le mie occhiaie? Sembravano tanto evidenti questa mattina allo specchio》
《wow, notte di fuoco, eh?》ammicca ridendo. Lo fulmino con lo sguardo.
《Eh dai, si scherza. Senti, ti abbiamo promesso che andrà tutto bene e devi credermi》
《Paul, non è che non vi voglia credere, ma quando torno a casa mi sento disarmata. Sapere che lui è lì, dall'altra parte della parete, mi fa uscire pazza》gli dico mettendomi la testa fra le mani.
《Ale..》
Alzo la testa per incitarlo a continuare
《Lo ami ancora?》
Non so che risponde. Non perché non lo sappia, lo so benissimo, ma perché mi ha spiazzata.
Sono molto chiara dei miei sentimenti.
《No》rispondo. Senza troppi giri di parole.
Paul mi guarda, forse cercando qualche tratto che gli facciano capire che abbia mentito.
Ho detto la verità. Giuro.
《Guarda che non ci sarebbe nulla di male ad ammetterlo. Anzi. Dopo tutto quello che avete passato è bellissimo che tu possa ancora amarlo》
《Hai detto bene: dopo tutto quello che IO ho passato. È inconcepibile anche solo provare ancora un minimo di quello che io abbia provato per lui》
《Sappi solo che se un giorno mi dovessi dire che la vecchia Alessia è tornata, non ti giudicheremo》
《Beh, vorrà dire che imparerete ad accettare questa nuova Alessia. Ed adesso fila in campo o Max se la prenderà con me. Ah, ricorda tu hai ragazzi che alle 11 hanno le visite》
《Va bene, lo ricorderò... soprattutto a Paulo》
Gli lancio un occhiataccia tale da chiudere la porta con le mani in segno di resa.

                   **********

《Forza ragazzi, un'altro paio di giri di campo e poi va bene così per oggi》
《Meno male, non ce la facevo più 》sbotta Alvaro. Rido. Non lo ricordavo così scansafatiche.
《E tu non ridere che a Barcellona ti avranno fatto sgobbare peggio che qui》
《Oh, ma che doveva fare che quando salta non arriva neanche al primo incrocio》
《Riuscivi a dribblare Neymar? Insomma, con l'altezza che ha riesce a fregarti》
《Ho sentito come una volta abbia addirittura rubato palla ad un suo compagno di nazionale. La leggenda narra che ancora lo stia cercando》
《Ma la volete finire, voi? Siete davvero degli stronzi》
Faccio loro una linguaccia e si mettono a ridere.
Sì, mi era mancato tutto questo.

Durante gli ultimi, ma instancabili, giri di campo, mi si affianca Paul. Non riesco ancora a crederci che siamo tornati ad allenarci insieme.
《Allora Paulito, come va?》esordisce.
《Cosa vuoi sapere Paul?》gli dico subito ridendo. Lo conosco fin troppo bene.
《Ma perché dubitate tutti della mia buona fede?》domanda con fare teatrale. È uno stupido.
《Perché ti conosco. Avanti, parla》
《Come è andata la tua prima notte dopo il gran ritorno?》
una semplice domanda che allude a troppe cose.
'Gran ritorno'. Grande perché? perché è cambiato tutto? prima notte? sono due anni che vivo in quell'appartamento e non è cambiato nulla.
O forse sono io troppo cieco da non accorgermene.
《Bene!?》rispondo guardandolo, domandandogli più che altro se sia mai la risposta giusta o quella che si aspettava.
《Le hai parlato?》
Ecco.
《Beh, ci siamo salutati sul pianerottolo ieri sera e ci siamo visti questa mattina. L'ho accompagnata io perché la sua macchina ha avuto un guasto》
Paul non risponde. Si limita solo a sorridere. Sorriso beffardo.
《E non ridere》gli dico spingendolo un po.
《Scusa amico, è che lo sai che ho sempre tifato per voi》mi ammette sinceramente.
《In cuor mio probabilmente anche io. Solo che ho dovuto rovinare tutto》
《Ehi, so che potrebbe sembrare una frase fatta ma io penso sempre che nulla è perduto fin quando non lo senti veramente 》
《Paul, in mia assenza hai preso una laurea in filosofia? 》lo guardo tra il sorpreso e il divertito.
《Sì, per prenderti in giro deficiente, cammina》

《Alle docce》grida Gonzalo.
《Stupido ci sono i test. Abbiamo capito che non ti lavi e vorresti tanto farlo, ma aspetta almeno》tutti lo prendono in giro e poi dopo mi rendo conto: i test. Me n'ero completamente dimenticato. Questo vorrà dire solo una cosa: restare di nuovo soli.
Non che me ne dispiaccia, anzi. Rimarrei a guardarla per ore. Ciò che mi preoccupa è il disagio che le provoco. L'ho notato come mi guarda e la difficoltà che ha quando è con me. E non perché ancora provi qualcosa per me, per quanto lo possa sperare credo, ma perché forse ha paura. Paura che le possa ancora far male.
Quanto vorrei invece dirle che io al solo pensiero di lei in lacrime mi contorce il cuore. Non ho mai sopportato vederla stare male. Neanche quando i nostri compagni alle elementari la prendevano in giro per i suoi occhiali grandi. Quante volte ho fatto a botte solo per proteggerla.
Non avrei mai pensato che io sarei stato fra quelli che l'avrebbero fatta star male. Io che ho sempre cercato di vedere quel sorriso stupendo sul volto che la contraddistingue. Io che...sono uno stupido!

"El Chico De La Gloria" | Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora