-4- ''Dieci''

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''L'esperienza è il tipo di insegnante più difficile.
Prima ti fa l'esame e poi ti spiega la lezione''
-Oscar Wilde

Io di esperienza ne ho da vendere. Mi ha inflitto tante lezioni, è vero, ma mai che ne avessi capito il loro reale funzionamento. Ho continuato a sbagliare sempre di testa mia, cercando invano di seguire il cuore e le mie sensazioni. Sono andata sempre contro corrente ma soprattutto incontro alle conseguenze che mi portavano le mie azioni. Diciamo che fino ad ora non mi pento assolutamente di nulla. Anzi.
Sono orgogliosa di ciò che sono diventata nonostante piccoli errori. Uno di questi è stato sicuramente fidarmi troppo. È un difetto che ho da sempre e lo considero come un autodifesa. Mi affeziono troppo per ricevere quello che io do costantemente. E poi l'unica che ci sta male sono io.
Complimenti Alessia, sei sempre la solita.
E sei sempre la solita quando ti ritrovi alle 5 del mattino sul letto, dopo una nottata a non aver chiuso occhio, con una tazza di the fumante a pensare.
A pensare al batticuore che ti è venuto poco prima dopo aver udito solo due parole dalla sua bocca.

《Ciao Brownie》
Non rispondere, non rispondere, non rispondere
《Ciao Paulo》
Ma sei scema?!
《Ti...ti trovo bene》
Tutto qui? che fantasia Paulo, mi congratulo con te.
Un sorriso ironico appare sul mio viso, ma sono ancora girata, per cui lui non può vederlo.
《Grazie》gli rispondo solamente.
Quanto sei ridicolo Paulo.
Mi tocca il polso per farmi girare e in un solo tocco mi ritornano i brividi che avevo perso tanto tempo fa.
Ritorno a guardare quelle iridi verdi che mi hanno accompagnata, nel bene e nel male, per tutta la vita e a cui ho cercato sempre invano di trovare un appiglio alle mie emozioni.
Non riesce a dire nulla. Serra le mascelle e mi guarda dritto negli occhi. Che c'è Paulo? cos'altro vuoi da me?
《Mi fai male》
《Scusami》
Mi lascia ed una sensazione di vuoto mi pervade.
《Senti, volevo parlarti a proposito..》
ma non lo lascio neanche terminare
《No, Paulo. Ti prego. È tardi, sono stanca e non ho voglia di parlare. Sarai stanco anche tu per il ritorno da Barcellona. Spero tu abbia fatto una bella esperienza in Spagna.
Cerca di non ritornare il vicino rompi-palle di sempre.
Ora scusami ma devo andare..》
《Ale..》
《Ben tornato alla Juventus Paulo》

Saranno stati si e no 10 minuti di conversazione ed è come se fossi stata 10 minuti in apnea. 10 minuti in cui mi mancava l'ossigeno e il cuore pompava più sangue che poteva per sopravvivere.
Odio me stessa quando mi comporto così. Non dovrei reagire in questa maniera, tanto meno davanti a lui. Devo imparare a controllarmi.
Oh, avanti Alessia. Se in 10 minuti ti ha creato tutto questo, cosa farai quando starete a Vinovo a contatto almeno ogni mattina?
Cavolo, che situazione orribile.
Il mio cellulare mi avvisa che è arrivato un messaggio.
Comincio a sudare ma poi mi tranquillizzo quando leggo il destinatario:

Alicia:
'Sis, perdonami tanto, ho letto solo ora. Il lavoro mi distrugge. Comunque liberati urgentemente. Urge un disperato caffè in compagnia di tante chiacchiere. Mi devi raccontare tutto. E tu stai tranquilla. Se ti fa qualcos'altro dovrà vedersela con me quell'argentino da due soldi.'

'Ti vorrei ricordare che anche tu sei Argentina come lui e come me. Hai insultato tutti e anche te stessa scema. Comunque tranquilla. Io posso liberarmi quando voglio. Controlla la tua di agenda. Baci'

'Hai ragione. Ma lui è un finto Argentino. I veri puro sangue non sono stronzi. E lui lo è. Va bene, cerco di liberarmi per questo pomeriggio. Baci'

Rido per la prima volta in questa giornata.
Alicia.
L'amica di sempre.
L'amica dalle mille avventure.
L'amica delle vendette.
E l'amica famosa.

Sì, perché è diventata un importante design qui in città e quindi per vederla bisognerebbe fare richiesta al comune qualche volta. Insieme siamo venute a Torino. Anzi, è stata lei a seguire me dopo che mi è venuta la brillante idea di seguire un ragazzino in capo al mondo in cerca di fortuna. Ma chi me l'ha fatta fare?

Decido di alzarmi e cominciarmi a preparare. Non sono per niente pronta ad iniziare una nuova giornata. Non mi va. Se dipendesse da me poltrirei benissimo nel letto e conoscendomi lo farei veramente. Ma purtroppo devo andare, il lavoro mi chiama.

Nell'uscire dalla doccia sbatto il ginocchio contro il mobile di legno all'entrata del bagno e le prime imprecazioni mattutine arrivano. E tanto per cambiare mi fuoriesce un po di sangue e mi devo medicare. Fortuna che so come farlo. Da piccola preferivo che fossero gli altri ad aiutarmi quando mi facevo male e subito un ricordo in particolare mi salta alla mente...

《Guarda Ale, ci sono dei cuccioli》
《Sono bellissimi Paulo. Ne vorrei tanto uno》
《Aspetta, te lo prendo》
《No, che fai? Non scavalcare, ti farai male. Vado a prendere una cosa a casa, aspetta》
Solo che nel correre inciampo e mi faccio veramente male.
《Ahi》
《Ale, Ale, che hai fatto? come stai》
《Mi brucia》
《Aspetta, ci penso io》
Paulo strappa la sua maglietta e dopo averla bagnata ad una fontanella lì vicino l'appoggia al mio ginocchio tamponandolo per poi fasciarlo.
《Ecco, per adesso dovrebbe andar bene》
《Grazie Paulo》gli lascio un bacio sulla guancia e lui sorride.

Seppur piccolo, ha sempre cercato di prendersi cura di me. Trovatemi un bambino di 10 anni che si strappa la maglietta per aiutare la sua amichetta che si è fatta male. Scommetto che ce ne sono pochissimi ed io, l'ho sempre avuto accanto a me.
Risorrido a questo dolce ricordo.
Ora lui non c'è, devo medicarmi da sola. Ma da buona tradizione, prendo una vecchia maglia che avevo intenzione di buttare e la avvolgo intorno al ginocchio. Adesso mi fa meno male, è anche un po brutto da vedere, ma riesco a camminare ed è questo l'importante.
Ancora una volta ho lasciato che i ricordi abbiano avuto il pieno controllo su di me.


"El Chico De La Gloria" | Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora