The Prologue

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Mi diressi come ogni sera al pub camminando tra le vie della città, illuminate dalla luce fioca dei lampioni ai lati della strada asfaltata.

Il mio passo era abbastanza veloce visto che non mi era mai piaciuto dover camminare da sola a quelle ore della notte, ma del resto io non potevo farci nulla perché gli orari non li definivo io e quel lavoro mi serviva davvero.
Il mio turno sarebbe iniziato a mezzanotte e il mio orologio da polso segnava qualcosa come le undici e mezza - ero in orario come sempre – e mi mancavano una ventina di passi per raggiungere il locale.
Finalmente, aperto il solito portone rosso grazie alle chiavi di Freddie, entrai nel locale sentendomi soffocare un po' come tutte le volte, ma grata di non aver fatto sgradevoli incontri durante la strada.

Mi diressi allo stanzino di noi dipendenti dove il mio armadietto aspettava solo di essere aperto e svuotato di tutto il suo contenuto che lo faceva quasi scoppiare. Quindi tirai fuori la mia divisa, composta da completino nero con dettagli dorati per nulla coprente e tacchi neri, il cartellino con il mio nome e un paio di birre, giusto per inaugurare la serata al modo più giusto.

Buttai tutto per terra tranne una bottiglia che stappai violentemente contro l'armadietto, rischiando di frantumarla in mille pezzi, quando due mani si appoggiarono sui miei occhi ed io iniziai a ridacchiare.

"Oh Freddie, pensi che dopo tutti questi anni io non abbia ancora imparato a riconoscere i tuoi scherzi?"

Gli presi le mani e gliele posi sulla mia vita, per poi abbracciarlo tanto forte da pensare di soffocare.

"Mi sei mancata, mia dolce amica" mi disse lui, rivolgendomi un sorriso a trentadue denti.

Gli sorrisi a mia volta e mi accorsi che la birra si era rovesciata per buona parte per terra.

"Ne vuoi un sorso?"

"No grazie, passo. Sai che non mi piace ubriacarmi prima della serata."

Io alzai gli occhi al cielo perché era una cosa davvero stupida.

"Ubriacarti? Ma se una birra non ti tocca minimamente" ridacchiai tra me e me pensando a quando aveva bevuto un bicchiere di vodka e non era riuscito a trovare la strada di casa da solo.
Lui si girò dall'altra parte.

"Okay basta ricordi, il nostro turno inizia tra poco ed è meglio che tu ti cambi."

Presi quella sua affermazione come un ordine e, dopo aver appoggiato la birra, iniziai a svestirmi sfilandomi i jeans e sostituendoli con la solita minigonna troppo stretta.
Freddie ormai se ne era andato, quindi finii di cambiarmi e uscii anch'io dallo stanzino.

Già da lontano si poteva sentire benissimo la musica ad alto volume che proveniva dall'interno del locale, aprii l'ultima porta e questa iniziò a pomparmi nelle orecchie come al solito.

Mi diressi verso il bancone e iniziai finalmente a preparare qualche ordinazione che un paio di clienti mi avevano richiesto, cercando di mantenere la calma e sorridendo anche a quei vecchi che mi volgevano disgustose frecciatine.

Tutto andava come sempre, la solita noiosa routine alla quale ormai ero fin troppo abituata ma che non mi dispiaceva più di tanto anzi, quella sera mi sentivo quasi sollevata di essere al lavoro invece che affrontare le lamentele del mio fidanzato a casa.

Joe era davvero turbato del fatto che continuavo a voler lavorare in questo posto perché non pensava mi servisse davvero, visto che io gli avevo sempre detto che i miei genitori erano benestanti, ma la verità era che li dovevo mantenere io.

Avevano lavorato insieme in una multinazionale di prodotti per capelli ma quando questa era fallita, tutti i dipendenti erano stati licenziati e loro non avevano più trovato lavoro da nessun'altra parte.  Quindi l'unica loro possibilità ero io, ma io e Joe stavamo insieme da così tanto tempo che lui sembrava quasi essere fiero di quello che erano i miei genitori e non avevo mai trovato il coraggio di dirglielo.

Il mio fidanzato era davvero geloso che io lavorassi in uno strip club e continuava a non capire cosa mi spingesse a continuare, non sapeva che avevo un disperato bisogno di quei soldi.

A me comunque servire ai tavoli del Night non dispiaceva, nonostante spesso dei tipi loschi cercassero di portarti in bagno con loro o toccassero cose che insomma non dovevano essere toccate, però quello Joe non lo aveva mai saputo.

La serata sembrava andare molto bene, avevo già servito tantissimi drink atteggiandomi con destrezza sui tacchi e ricevendo occhiatine maliziose; ma le cose iniziarono a diventare scomode quando, mentre servivo una tavolata di ragazzi sui vent'anni, un giovane biondo e con il naso un po' ad aquilino mi afferrò con prepotenza la gonna troppo corta, facendomi inciampare su me stessa e portandomi a cadere sul suo corpo esageratamente accaldato.

Tutto il gruppo dei suoi amici iniziò a ridacchiare e a farfugliare commenti fin troppo ad alta voce, dato che io riuscii a sentirli bene e non erano per niente carini.
Non mi era mai successo nulla del genere sul posto di lavoro, ma non mi scomposi più di tanto.

Cercai di liberarmi dalla presa di mr. Ciuffo Dorato ma lui non sembrava voler lasciar andare i mie fianchi, anzi si aggrappò di più e avvicinò pericolosamente il suo viso al mio. Provai a scansarlo ma senza che io nemmeno me ne accorgessi la sua lingua era già dentro alla mia bocca, e pensai che quella fosse la sensazione più disgustosa che avessi mai provato.

Stavo proprio baciando una persona a me sconosciuta e ubriaca fradicia?

Mi ricomposi e, approfittando del momento in cui il ragazzo mollò la presa, mi divincolai e mi allontanai disperata verso il bagno.
Le lacrime minacciavano di scendere e quella sensazione di delusione mi invase fino alle viscere del mio corpo.

Non sapevo cosa fosse successo; forse Freddie aveva ragione, che l'alcool prima dei turni non fa così tanto bene ma invece pensai che quella birra mi era davvero servita e mi stavo divertendo e non sapevo cosa mi fosse preso, la mia vita era cambiata in così poco tempo, tante delusioni e niente soddisfazioni.

"Hai bisogno di una mano?"

Mi asciugai in fretta le lacrime che oramai avevo fin sotto le guancie e cercai di frenare la mia mente dai mille pensieri, mentre mi volgevo verso la voce roca che mi aveva appena posto una stupida e banale domanda.

"Come se a te importasse... che problemi hai? Questo è il bagno delle donne" risposi io in modo sfacciato, prendendomi qualche secondo per osservare la figura che avevo davanti.

Si trattava di un tale abbastanza giovane, sui trent'anni o poco più, aveva occhi e capelli castani ma di una sfumatura particolare che in quel momento non seppi definire.

"In realtà penso proprio che tu abbia sbagliato."

Era davvero bello. E attraente. E pensai di non aver mai visto un uomo così grazioso ed elegante nel locale dove lavoravo.
La domanda mi sorse propri spontanea "come mai sei vestito così?"

"Così come? Non credo di capire cosa intendi."

Mio dio. Splendido, magnifico, incantevole.

"Così... elegante. Insomma, non è il tipo di posto" balbettai. Che stupida.

Lui mi squadrò per quella che sembrò un'eternità di tempo.

"Non sapevo cosa mettermi quindi ecco, ho scelto questi. Non avevo idea in quale locale sarei andato perché mi hanno portato i miei amici, perché dicono che non esco abbastanza, ma a me questo tipo di serate non fanno impazzire. Sono le ragazze graziose come te che mi fanno subito cambiare idea.."

ragazze sono tornata con una nuova storia e mi farebbe tanto piacere se seguiste questa...!! l'altra non penso che la continuerò perché non mi piace più ❤️

BAD AT LOVE.//  Shawn Mendes.Where stories live. Discover now