Capitolo 2

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Luhan.

Quando aprì gli occhi e inquadrai l'orologio sulla parete, erano già le sei meno un quarto del pomeriggio. Cavolo, ma quanto avevo dormito?

Dopo aver fatto una breve perlustrazione della casa, e controllato che quelli del trasloco avessero portato tutto, mi ero appisolato un attimo sul divano. Ma proprio un attimo eh.

Lasciai perdere, alla fine mi alzai barcollando dal divano e andai in cucina con l'intento di prendere qualcosa da mettere sotto i denti dal frigo.

Ma appena lo aprì e mi resi conto che era completamente vuoto, ritornai coi piedi per terra.

Merda, in quella casa a parte i mobili e qualche robaccia che avevo tolto dalla scatola che mi ero portato dietro non c'era niente.

Forse nei giorni successivi avrei dovuto comprare qualche soprammobile.
Ma in quel momento, dovevo andare a comprare del cibo, se no lì ci morivo seriamente.

Andai nella camera da letto, dove c'erano alcuni scatoloni con dei miei vestiti, cambiai la maglia e poi andai alla ricerca di dove avessi lasciato il portafoglio, lo trovai nella borsa coi vestiti che avevo lasciato sul tavolo. Lo cacciai nella tasca posteriore dei jeans, presi il telefono e uscì di casa.

Il corridoio era completamente vuoto, come quella mattina, ma in quel momento mi soffermai di più ad osservarlo. I muri erano di un elegante grigio chiaro, dal soffitto pendeva qualche lampadario con decorazioni in vetro e tra le porta era disposto un mobiletto con dei vasi di fiori bianchi sopra, insomma, gusto raffinato direi.

Mi avvicinai all'ascensore e schiacciati il bottone, le porte si aprirono e io entrai subito, mi appogiai alla ringhiera dietro e mentre le porte si chiudevano vidi quella del mio vicino, la numero trecento quattro.

Mi chiedevo che ci facesse un tipo come lui in un palazzo del genere. Dal suo abbigliamento non mi sembrava che spruzzasse soldi da ogni poro.

Scrollai la testa, non volevo pensarci. Non a lui. È stato veramente sgarbato, cavolo, io mi stavo per presentare, cosa che, tra parentesi, non avevo mai fatto! E va be', pazienza, la mia vita sociale non era mai stata tanto attiva, come se la cosa poteva cambiare da un giorno all'altro.

Le porte dell'ascensore si aprirono, e io sgattaiolai fuori. Presi il mio telefono e controllai su Google Maps se ci fosse qualche supermercato lì nei dintorni, ma l'unico che trovai era quasi a sette isolati da lì.

La prossima volta avrei dovuto trovare qualcosa di più vicino, ma quella sera proprio non mi allettava l'idea di andare in qualche ristorante e mangiare solo come un cane, quindi quello andava più che bene.

Dopo più di un'ora, e dopo vari vicoli ciechi, arrivai finalmente a quel stramaledetto supermercato. Presi un carrello ed entrai.

Al ritorno era stato più facile, almeno per la strada, quella me la ricordavo, mentre quelle quattro buste invece pesavano una tonnellata e si era fatto quasi buio. Sul serio, non c'era un supermercato più vicino?

E io stavo svenendo dalla fame, era dalle nove di quella mattina che non mangiavo niente, mi sentivo un buco nello stomaco, e pian piano stava diventando una voragine.

Quando sarei finalmente tornato a casa mi sarei preparato un bel panino a quattro strati, perché in effetti, io non sapevo cucinare.

Pensavo non sarebbe stato un problema, che avrei imparato col tempo, ma avevo la netta sensazione che avrei mangiato panini per un po'.

Mentre stavo ancora fantasticando su cosa mi sarei mangiato una volta tornato a casa, mi accorsi che mi stavo avvicinando al mio palazzo.

E che sul marciapiede davanti al portone, c'erano due persone che se la stavano dando a suon di lingue, se avessero scopato lì sul posto credo sarebbe stato meno osceno.

「O V E R L A Y」Where stories live. Discover now