Silenzio

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Una lenta e piacevole musica proveniente dal piano inferiore si propaga per tutto l'edificio. La ragazza controlla il suo riflesso per l'ultima volta prima di avviarsi verso biblioteca, dove lui la sta aspettando. Si osserva vanitosamente, posando e studiando ogni suo angolo, chiedendosi se fuori farà caldo.

Scende lentamente le scale, osservando la grande casa e divertendosi ascoltando il tonfo ovattato dei propri tacchi sul pavimento di moquette. Quando apre la porta della biblioteca, comprende che è lì il grammofono che riproduce la dolce musica. Intravede il profilo del giovane uomo intento a godersi la musica, gli occhi socchiusi: una delle attività più indicate, per un telepate come Charles Xavier, a concentrarsi e usare il proprio dono senza interferenze.

- stavi spiando tra i pensieri di qualcuno? - gli chiede lei con tono di finto rimprovero. Lui apre gli occhi e allontana le dita della mano dalle tempie, sorridendole tristemente con gli occhi azzurri. Lo ha sempre trovato molto affascinante: quando era più giovane aveva provato dei sentimenti non ricambiati per lui. Ora, a anni di distanza, non era ancora completamente immune al suo fascino: tuttavia vi conviveva serenamente, senza esserne più tormentata.

- già pronta? - chiede sorpreso, evitando di risponderle.

- non volevo farti aspettare. Tutto bene, Charles? - insiste pazientemente.

Lui sospira e la guarda. - con il siero di Hank riuscirò anche a stare in piedi, ma ho problemi con... Con questi - dice, indicandosi le tempie.

Ora il viso di lei è preoccupato.

- allora dovresti smettere -

Lui scuote la testa e stringe le labbra. - è più facile muoversi... Sarei un peso in carrozzella -

- ma il tuo potere è fondamentale per quello che dobbiamo andare a fare stasera! - ribatte lei, agitata.

Charles si avvicina sorridendole. - oh, ma saremo bravi lo stesso -

Alla ragazza sembra strano dover dire a Charles come comportarsi - in passato lui era stato un buon maestro, le aveva insegnato molto, ed ora i ruoli sembrano essersi invertiti - e non riesce ancora a capacitarsi dello stretto legame di parità che li lega come se fossero buoni amici da parecchi anni.

Dopo che lui l'aveva aiutata anni fa, lei aveva deciso di continuare per la sua strada: troppo giovane per l'uomo che l'aveva accolta, troppo affamata della vita e troppo febbricitante di mettersi in gioco con i suoi poteri, era tornata solo dopo parecchio tempo. Quello che aveva trovato tornando non era più il diligente professore di una volta, ma un uomo dai sogni infranti e dai sentimenti feriti, che a stento la riconosceva. Aveva deciso così di fermarsi per aiutarlo a riprendere in mano il filo della sua vita, proprio come lui aveva fatto con la sua.

Lo aveva aiutato a gestire quella enorme villa e, assieme ad Hank, un ragazzo geniale e gentile, ad affrontare le difficoltà di dover vivere su di una sedia a rotelle. Aveva riportato un po' di luce nella vita dell'uomo, e Charles ne era consapevole. Era consapevole anche che quella luce, stava facendo germogliare nel suo cuore qualcosa di ancora molto acerbo ma molto, molto dolce.

Mai gli era capitato di non udire le voci dei pensieri altrui. Erano un rumore costante, qualcosa di sempre presente, di inevitabile. Non erano mai state un vero problema: in fondo non aveva mai conosciuto altra realtà che quella dell'essere un telepate.

Ma dopo l'incidente di Cuba, e con il siero di Hank, aveva finalmente conosciuto il silenzio.

- Charles, per piacere, non usare più quella roba -

Lui le fa segno di fare silenzio, ignorando il suo rimprovero, e indica la fonte della musica.

- per piacere, sto ascoltando - le fa l'occhiolino e la prende per mano, iniziando a danzare. Lei arrossisce lievemente mentre lui, con il cuore in agitazione, l'avvicina a sé.

Ondeggiano in silenzio, aspettando che Hank venga a recuperarli.

- è la prima volta che ascolto la musica così... senza voci e quant'altro - mormora l'uomo.

- com'è? - domanda lei, accennando ad un sorriso.

Lui le accarezza una guancia guardandola negli occhi, senza percepirne nemmeno un pensiero.

- è tutto così quieto -

- allora posso immaginare il trambusto che sei solito avere in testa. -

Charles ride e abbassa lo sguardo scuotendo la testa.

- dubito che sia immaginabile -

Blue eyes [ X-Men raccolta di flashfic ]Where stories live. Discover now