"Louis, tutto bene?" Gli chiese prontamente  il professore, avvicinandosi a lui con cautela. Il ragazzo inizialmente neanche lo sentì, troppo occupato a lottare con i propri demoni per preoccuparsi del resto. Aveva piegato leggermene la testa di lato e stretto gli occhi, cercando ancora una volta di scacciare le voci delle ombre che non volevano lasciarlo stare. E solo quando il professore ebbe pronunciato per la seconda volta il suo nome i suoi occhi si riaprirono, fissandosi per la prima volta in quelli nocciola dell'altro.

"Scusi professore, stava dicendo qualcosa?" Domandò allora atono, con lo stesso sguardo fisso e spento che riempiva i suoi occhi da tanto tempo ormai.

Il castano sospirò, guardando tristemente il suo alunno migliore mentre si lasciava divorare dal dolore. Poi posò piano una mano sulla sua spalla e, guardandolo diritto in volto, decise che quello sarebbe stato il momento migliore per restituirgli quello che gli era stato rubato da tempo.

"Vieni con me" disse solo. e Louis, come l'ameba umana che era diventato, lo seguì senza emettere un fiato: a occhi bassi e schiena ricurva mentre ancora altre urla gli facevano fischiare le orecchie.

Il professore lo fece entrare nella propria classe e lo invitò a sedersi ad uno dei primi banchi a qualche metro dalla cattedra; prese la sua solita borsa di pelle malandata e, senza dire una parola, inizio a frugarvi freneticamente dentro. Louis non vi prestò attenzione, le voci nella sua testa avevano ricominciato a martoriarlo con le solite spregevoli frasi. Odiava tutto quel rumore, c'era così tanto chiasso nella sua testa che non riusciva nemmeno più a pensare.

Eppure tutte le urla, le voci e le continue incitazioni a porre fine alla sua vita, scomparvero del tutto nell'esatto istante in cui il professore estrasse dalla sua borsa un oggetto che il ragazzino aveva completamente dimenticato di possedere:

Stretta fra le lunghe dita del signor Payne, la sua amata copia di "Alice in the wonderland" di Lewis Carroll se ne stava lì perfettamente immacolata, con la sfarzosa copertina colorata ad illuminare l'intera stanza e qualche piccolo strato di polvere ad attaccare le numerose pagine insieme.

"Credo che questo appartenga a te.." disse soltanto il professore, facendo un passo avanti e posando la copia del libro sul banco a pochi centimetri da lui. Louis restò a fissarla per quelle che gli parvero ore, senza toccarla, mentre la sua mente gli riproponeva alcuni flash dell'ultima volta in cui l'aveva tenuta fra le mani:

... "Ciao!"

"Sei in ritardo! qualche minuto e me ne sarei andato"

"L'essere ritardatari appartiene alle persone che antepongono il piacere al tempo... sono quelli che i momenti li gustano lentamente..."

"Sarà, ma se continui così sarò costretto a comprarti un orologio da taschino"

"Così che io possa diventare il bianconiglio e trascinarti con me nella mia tana?"  ...

La sua voce...

i suoi occhi...

quel suo stramaledetto sorrisetto bastardo e quella leggera punta di malizia nella voce che lo aveva fatto sciogliere come un ghiacciolo al sole...

Subito, migliaia di ricordi balenarono nella sua mente con un irruenza tale da fargli a dirittura tremare le ginocchia, mentre numerose lacrime iniziarono a scendere senza alcun controllo dai suoi occhioni da cerbiatto. In men che non si dica, il suo corpo era di nuovo in preda agli spasmi ed ai singhiozzi più incontrollati mentre, ancora una vota, il dolore lo schiacciava sotto il suo insostenibile peso. Il professor Payne lo strinse a se in un delicato abbraccio, lasciando che le sue lacrime gli inzuppassero la camicia di flanella e che i suoi singhiozzi rimbombassero nel silenzio della sua aula. Gli accarezzò lentamente la frangia castana, aspettando pazientemente che il suo pianto si calmasse e che tutto tornasse silenzioso e mentre attendeva in completo silenzio che questo avvenisse, una frase carica di dolore solcò labbra fini del giovane ragazzo:

The Only Exception //IN REVISIONE//Where stories live. Discover now