Capitolo 1 : Mattinata e Pergamena

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La luce diventò rossa, e loro due attraversarono insieme. Dall'altro lato, lo sconosciuto girò a sinistra mentre Hyungwon girò a destra, e sentì una leggera fitta nel vederlo andar via. Ecco che se ne va un incontro da favole che finisce nel nulla. Addolorante, ma tipico. Hyungwon non era proprio un maestro nelle relazioni, ad ogni modo.

Camminò un po' più giù nel maricapiede quando realizzò che gli auricolari erano incastrati in uno dei bottoni del suo cappotto. Si fermò dov'era e iniziò a liberarle. Rimase immobile all'lato della strada, con la testa abbassata, e le mani occupate.

Hyungwon non sentì le urla della gente, o il rumore stridulo delle gomme dell'autobus finchè non fu troppo tardi. Non sentì nemmeno l'impatto, il che fu un bene.

Bianco. Era tutto bianco. Perchè era tutto bianco?

Hyungwon sbatté le palbebre una volta, due volte, e poi portò le mani verso i gli occhi e gli stropicciò. Le sue mani sembravano stranamente leggere. Ogni parte del suo corpo si sentiva leggera, come se stesse fluttuando.

"Chae Hyungwon?"

La voce era dolce, bella, ma era comunque maschile. Era una voce che si usava quando qualcuno parlava ad una persona malata o emotiva.

Lentamente una figura si distinse da tutto quel bianco. Era un uomo, giovane, e pure carino. Aveva dei lineamenti delicati, e dei soffici capelli biondi che gli ricadevano sulla fronte. I suoi occhi erano grandi ed espressivi, ed era vestito tutto in bianco- dei larghi, pantaloni bianchi, e una maglietta bianca attillata. La sua perfetta, pelle bianca ricordava a Hyungwon di una mattina che sembrava tanto lontana.

"Sono io," disse Hyungwon. Le sue labbra sembravano insensibili. "Dove sono? Che cosa sta succedendo?"

Ma mentre lo disse la risposta gli arrivo da sè.

Hyungwon guardò il biondo con occhi spalancati, ma la sua espressione lo confermò.

"Sì," disse l'uomo in bianco. "Sei stato colpito da un autobus che stava sbandando. Mi dispiace."

Hyungwon continuò a fissarlo mentre i pensieri iniziarono a correre nella sua testa. "Ma ho detto a Changkyun che l'avrei incontrato per pranzo," disse infine.

"Ho paura che dovrai perdertelo," disse l'estraneo biondo con un sorriso dispiaciuto. "Mancherai a tutti i tuoi appuntamenti."

"Stai cercando di essere divertente, aspirante angelo?" sbottò Hyungwon. "Non sono in vena di giochetti. In caso non riesci a vederlo, sono morto. Questo rovina il senso d'umorismo di una persona, quindi scusami se non mi rompo una costola ridendo."

Il presunto angelo si guardò intorno, in preda al panico. "Questo non dovrebbe succedere," disse imbarazzato.

"Cosa, a molte persone morte piacciono le battute sull'essere morti?" chiese sarcasticamente Hyungwon.

"No, non dovresti essere così emotivo," disse l'angelo, ancora imbarazzato.

"Non dovrei essere emotivo? Sono morto!"

"Esattamente, avresti dovuto lasciare molte delle tue emozioni insieme al tuo corpo," disse l'angelo. Una pergamena che definitivamente non era lì prima, ora si trovava nelle sue mani. L'aprì e la lesse. "Sei davvero Chae Hyungwon? Ne sei sicuro?"

"Lo stai chiedendo a me?" Hyungwon rimase senza parole. "Sì, sono io. Ne sono alquanto sicuro."

Mentre l'uomo in bianco controllò sulla sua pergamena, la realtà iniziò ad innondare Hyungwon. "Non posso credere che sono morto," disse ad alta voce. "Ci sono così tante cose che non ho mai avuto l'occasione di fare. E adesso non né avro mai l'opportunità. Ho solo 22 anni, dannazione." Si fermò e si corresse. "Avevo 22 anni."

"Aspetta," disse l'angelo all'improvviso. "Hai 22 anni? Ne dovresti avere 38."

"Ne ho 22," disse Hyungwon. "Sono alquanto sicuro anche su questo."

"Non è quello che dice la lista," disse il biondo, agitando la pergamena. "Chae Hyungwon, nato nel 1978, la sua morte era prevista per oggi."

"Sono nato nel '94," disse Hyungwon lentamente, "non nel '78."

"Oh," disse l'angelo, e poi, "Oh." E ancora una volta, "Oh." Si schiarì la voce. "Bene ho delle notizie."

"Lasciami indovinare," disse acidamente Hyungwon. "Un'idiota ha fatto uno sbaglio. Non sono realmente morto."

"Non sono un'idiota," disse l'angelo indigniato, e poi si schiarì ancora la gola, si ricompose e disse calmamente, "Congratulazioni 22enne Chae Hyungwon. Sei vivo."

Hyungwon cercò di non darlo a vedere, ma il sollievo prese possesso di lui nel sentire quelle parole. Era vivo. Era vivo. Fu come se la realtà di essere morto l'avesse raggiunto solo dopo aver scoperto di essere vivo.

"Se aspetti ancora un momento," stava dicendo l'angelo, "sarai di nuovo nel tuo corpo tra un attimo." Sorrise ancora, sembrava sinceramente dispiaciuto. "Spero che non ci rivedremo per un bel po' di tempo."

Hyungwon voleva dire un'ultima cosa, ma all'improvviso non riusciva più a parlare. Un torpore iniziò a prendere possesso del suo corpo, e si sentì improvvisamente leggero. Stava fluttuando. Stava fluttando indietro nel suo corpo...

Il forte squillo della sveglia penetrò nella fredda aria mattutina. Una mano vicina esce fuori dalle coperte, prese la sveglia e la lanciò contro il muro. La sveglia colpì il muro e si frantumò in mille pezzi, e poi ci fu silenzio.

Anche se nella sua mente ancora mezza addormentata, Hyungwon celebrò.

Finalmente aveva sconfitto la sveglia infernale.

Trascinò il suo corpo fuori dal letto e camminò dentro il bagno con ancora gli occhi chiusi. Ma quando fece per raggiungere il lavandino trovò il nulla, solo aria. Confuso, Hyungwon si stropicciò gli occhi e gli aprì.

Non era in bagno. Non era in nessuna delle stanze del suo appartamento. Si guardò intorno, confuso. Era nell'appartamento di qualcun'altro, ma non nel suo. Hyungwon iniziò a camminare per la casa.

L'appartamento era più grande del suo, e anche più ordinato. La cucina era ben organizzata e immacolata. Nel bagno sembrava che un orda di donne delle pulizie precise fosserò passate di lì.

Dove diavolo sono? Come ci sono arrivato qui? Hyungwon pensò all'ultima cosa che riusciva a ricordare. Stava camminando verso l'università, c'era un'estraneo carino, e poi... e poi...

Hyungwon passò accanto a uno specchio attaccato al muro, e si bloccò sui suoi passi. Quello era il suo riflesso...?

Ritornò verso lo specchio, si fissò, e quasi svenì.

Il viso che stava ricambiando il suo sguardo non era il suo viso.

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Vi lascio il link della storia qui: http://archiveofourown.org/works/6986071/chapters/15919111

Mint And Poppy (Traduzione)Where stories live. Discover now