College

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"Mamma, starò bene. Stai tranquilla" cercai di rassicurarla, mentre cercavo di non far cadere tutti i libri, la borsa e le valigie a terra, cominciò a farmi la ramanzina di quanto fosse fiera di me e di quanto mi volesse bene, sbuffai.
"Si okay mamma, ora devo chiudere. Ti chiamo io, appena mi sono sistemata" lei mi salutò mandandomi un bacio e chiuse la chiamata, sospirai guardando davanti a me, la University College di Londra regnava davanti ai miei occhi.
"Palla!" Urlò qualcuno, non feci in tempo a scansarmi che mi arrivò una palla da basket dritta in viso.
Caddi a terra, facendo cadere tutto.
"Cazzo!" Imprecai maledicendo mentalmente chiunque mi avesse tirato la palla, sentii dei passi, così alzai il viso e un sorriso smagliante mi fece innervosire, mi alzai.
"Scusami Barbie, ti ho fatta del male?" I suoi occhi grigi mi stavano squadrando pure l'anima, lo guardai male e risposi:
"Come mi hai chiamata?" Sorrise.
I suoi capelli neri erano scompigliati dal vento, il suo fisico era asciutto.
Aveva un piercing sotto al labbro inferiore e uno sul sopracciglio.
"Barbie" prese la palla e poi mi fece l'occhiolino, sbuffai e se ne andò via.
"Grazie per il tuo aiuto eh!" Sbottai.
"Non ho mai detto che ti avrei aiutata" Gli feci il dito medio e raccolsi tutte le mie cose, guardai lo schermo del mio telefono e sbuffai per la centesima volta in quella giornata, non stava andando molto bene come primo giorno.

Dopo quasi due ore che stavo cercando la mia camera, la trovai e tirai un sospiro di sollievo cercando la chiave, che non trovai e così mi maledissi per la mia sfortuna.
La porta si aprì di scatto e uscì una ragazza con i capelli neri e gli occhi azzurri, le feci uno dei miei migliori sorrisi e la salutai.
"Devi essere Rebecca, l'italiana" sorrise e così annuii ridacchiando.
"Tu devi essere Alexa" lei annuì e mi aiutò a portare le cose nella stanza.
"Menomale che sei ordinata" osservai.
"Solo perché viene il mio ragazzo" Risi.
"Spero che venga più spesso, odio la confusione" lei ridacchiò annuendo.
"Tranquilla, viene quasi sempre, mi sembra strano che ancora non sia qui"Sorrisi annuendo e misi le mie cose nell'armadio, scelsi il letto di sopra.
"Tu da quanto sei qui?" Chiesi mettendo le cose, tutte ordinate per colore nel mio armadio.
"Dio, ma sei fissata! Che mostro!" Urlò la mia coinquilina, ridacchiai annuendo e risposi:
"Ancora non hai visto niente" sorrise.
"Il mio ragazzo non può venire, quindi ti va della pizza per cena?" Annuii.
"Si, certamente" appena finii di mettere tutto a posto, chiamai mia madre per dirle che stavo bene, cominciò a parlarmi di quanto le mancassi.
"Mamma, mi manchi anche tu. Ora però devo andare. Salutami Tommaso"Tommaso era il mio ragazzo da sempre.
Eravamo, come diceva mia madre, destinati a stare insieme per sempre.
"Certo piccola, dopo chiamalo"
"Si, certo" chiusi la chiamata e Alexa mi sorrise guardandomi, mi porse un pezzo di pizza e sorrisi mangiandola.
"Che mi racconti di te?" Le domandai.
"Cosa vuoi sapere?" Alzai le spalle.
"Da quanto stai insieme al tuo ragazzo, Alexa?" Le chiesi pulendomi le labbra.
"Quasi due mesi, una storia da college"
Annuii e accese la televisione.
"Tu sei fidanzata?" Annuii sorridendo.
"Da quanto?"
"Praticamente da sempre, mi sono messa insieme a Tommaso quando avevo solo sei anni" mi guardó curiosa.
"Racconta tutto" ridacchiai.
"Ci conosciamo da sempre, le nostre mamme sono amiche da quando erano solo bambine, così io e Tommaso siamo cresciuti insieme e ci siamo innamorati poco a poco" sorrise annuendo.
"Da come sorridi, si vede che lo ami"
"Lo amo" ammisi guardando la TV.
"Il mio ragazzo vuole vedermi per due minuti, torno subito" annuii ridendo e lei sorride alzandosi e se ne andò via.
Il mio telefono cominciò a squillare.
"Ehi!" Salutai il mio ragazzo.
"Ehi, come stai?"
"Tutto bene, tu come stai?"
"Mi manchi già" rispose con un tono molto triste, feci un piccolo sorriso.
"Mi manchi molto anche tu" ammisi.
Sentii la porta aprirsi e così salutai Tommaso e guardai Alexa che aveva un mega sorriso, le sorrisi e lei chiuse la porta a chiave.
"Come si fa a capire se si è innamorati? Cosa si prova?" Mi domandò ridendo.
"Beh, non vedi l'ora di vedere il suo sorriso, non vedi l'ora di stare con lui"Sorrise mettendosi seduta sul divano.
"Il sorriso di Layvin è qualcosa di illegale, te lo giuro" ridacchiai e lei mi sorrise prendendo un pezzo di pizza.
"Vado a mettermi il pigiama, torno in men che non si dica" rise annuendo.
"Devi andare nel bagno in fondo al corridoio però, dato che il nostro è guasto" sgranai gli occhi e sbuffai.
Presi il mio pigiama a Koala e Alexa rise, la guardai male ma con un sorriso e poi presi le mie ciabatte a puffo.
"No okay! Io ti amo!" Ridacchiai e uscii dalla nostra camera, presi il telefono e mandai un *che fai?* A Tommaso.
"Ehi Barbie" roteai gli occhi e mi girai.
Mi si mozzò il fiato in gola, ma era illegale quel fisico!
Indossava solo un pantaloncino grigio.
"Non sbavarmi dietro"
"Non contarci, ma cosa più importante. Cosa ci fai nel dormitorio femminile?"
Si grattò la poca barba che gli donava in un modo assurdo e alzò le spalle.
"Dovevo vedermi con la mia ragazza, ma oramai è tardi. Ha la sua coinquilina in camera"
"Uno come te è un tipo serio?" Chiesi divertita inarcando un sopracciglio.
"Gelosa Barbie?" Chiese divertito.
"Non contarci troppo, mio caro" rise e così mi incamminai verso il bagno.

Mi guardai allo specchio e sorrisi alla mia immagine riflessa, adoravo avere gli occhi verdi, proprio come mio padre e così nel pensarlo, mi scese una lacrima che scacciai immediatamente.

Appena uscii dal bagno, mi ritrovai una ragazza che mi sorrise, ricambiai il sorriso.
"Carino il pigiama"
"Ti ringrazio" mi sorrise entrando in bagno e così mi avviai verso la mia camera, appena entrai trovai Alexa che guardava un film, mi misi a sedere accanto a lei che mi sorrise porgendomi dei popcorn, la ringraziai mangiando.

Aprii gli occhi e guardai l'orologio che tenevo al polso, erano le tre del mattino e così svegliai Alexa per farla andare nel letto, dato che ci eravamo addormentate sul divano.
"Oddio, mi sono addormentata" risi per la sua faccia e lei fece lo stesso.

Mi infilai sotto le coperte e impostai la sveglia per le sei del mattino, amavo svegliarmi presto.

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