2° Capitolo.

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«Non si saluta?» chiese una voce familiare fingendo un tono arrabbiato e afferrandomi per i capelli, i miei bellissimi capelli biondi e ordinati. Venni trascinata all'interno della toilette del G.H.S.
«Audrey, aspetta» dissi sapendo fosse lei, «Non puoi fare così ogni mattina» protestai guardandola chiudere la porta del bagno.
Rimasi impietrita non appena vidi la ragazza di Caleb truccarsi insieme ad una sua amica, casta tanto quanto lei.
«Tu» disse in tono dispregiativo.
Neanche pensai si stesse riferendo a me fin quando Audrey mi diede un pizzico e spostò gli occhi su di lei. Quella ragazza non mi aveva degnata di uno sguardo, in macchina, perché era stata impegnata ad ammirare mio fratello come se fosse una divinità greca, eppure pretendeva che io le prestassi attenzione.
«Sì?»
«Sei la sorella di Caleb, vero?» domandò puntando l'indice nella mia direzione.
«Sì, purtroppo» dissi sbuffando, «Posso andarmene?» chiesi facendole capire quanto non avessi voglia di parlarle.
«Non ancora» contestò con un sorriso a trentadue denti, «Ho una cosa per te» disse prendendo l'eyeliner e avvicinandosi minacciosamente insieme all'altra ragazza.

****

Mi ritrovai davanti lo specchio del bagno a dover pulire con l'acqua i baffi finti che quelle due streghe mi avevano disegnato.
«Pensi sia stata opera di tuo fratello?» chiese Audrey grattandosi la guancia.
«Ne sono più che certa!» esclamai concentrata a strofinare l'indice fra il naso e il labbro, «Quel teppista...» dissi sottovoce vedendo espandere il trucco, «Mi vendicherò» conclusi strofinando sempre più forte.
La vidi ridere e, anche se avessi voluto vederla nella stessa situazione, mi rassegnai al fatto che fossi ridicola. Presi della carta e mi asciugai in fretta per non arrivare troppo tardi a lezione.
«Che classe hai?» chiesi a Audrey sistemandomi i ciuffi fuori posto.
«1b, chimica.»
«Io 3a, biologia.»
Ci guardammo per poco iniziando a ridere, non saremmo mai andate a quelle lezioni.
«Fitz?» domandammo all'unisono, «Fitz» ripetemmo in coro dirigendoci alla lezione di psicologia. 
Il professore ci guardò entrare, sorpreso dal fatto che fossimo lì.
«Che stavo dicendo?» chiese mentre si aggiustava gli occhiali beige esageratamente grandi.
Quella voce calda e sensuale era come droga per ogni studentessa del liceo.
«Professor Nathan Fitz..» sussurrai incantata. Era alto, con gli occhi verdi, i capelli biondo rame, giovane, «Stupendo» dissi.
«Il cervello umano oppure io?» domandò il professore guardandomi con un sorriso malizioso mentre nessuno osava proferire parola.
«Il cervello umano» risposi d'istinto mentre vedevo la mia migliore amica coprirsi la faccia con le mani.
«Se avesse prestato un po' di attenzione, signorina Lehmann» disse venendo nella mia direzione, «Saprebbe che non stiamo parlando del cervello umano» concluse poggiando le mani sul mio banco e sporgendosi verso il mio viso.
Feci un'espressione mortificata seguita da una smorfia di umiliazione, mentre lui si leccava l'angolo della bocca.
«Scusi, professore» dissi desolata incrociando il suo sguardo.
«Stavo chiarendo ai tuoi compagni se sognare ad occhi aperti facesse bene» puntualizzò tornando alla cattedra.
«No, a quanto pare» risposi a voce bassa poggiando la testa sul banco.

Useless HateWhere stories live. Discover now