30 Novembre. Parte II.

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Perché sto mentendo?

«Sarà scappato sentendo la macchina. Ma cerca di rientrare che fa un freddo cane. Buonanotte, Agata.»

Le fece un cenno di saluto con la mano, rimettendo la marcia e scendendo verso casa.

Appena il tempo di veder scendere la macchina per la buia e stretta strada e cominciò a chiamare il suo amico, letteralmente inghiottito dalla notte.

«Tito?... Tito ?... Dove sei andato a finire?»

Fece un salto in aria quando se lo vide spuntare dall'oscurità del giardino. Aveva il viso stravolto e due occhi colmi di una paura profonda, atavica e oscura.

«Nascondi i disegni e non farli vedere a nessuno! Nemmeno tu. Promettimelo!»

Parlava a fatica, con sguardo allucinato e il viso alterato da un'emozione che Agata non riusciva a decifrare.

«Ok, te lo prometto. Ma per favo...»

Si allontanò prima ancora di farle finire la frase e trattenendosi dall'istinto di rincorrerlo. Lui odiava essere toccato.

Una volta in camera, non riuscì a prendere sonno per la curiosità.

Cosa c'era disegnato in quei fogli?
Perché erano così importanti da farglieli nascondere? Perché ne aveva tanta paura?

Lui amava disegnare in maniera astratta e senza tecnica; solo quello che la sua mente, in quel momento, evocava, lo imprimeva in rapide pennellate nervose e vibranti.
Come averla impressa, con pochi tratti, su un telo bianco, tre giorni prima, rendendo il suo dipinto molto personale e unico.

Perché è arrivato al punto di suonarmi fino a casa, di notte, per consegnarmeli?

Troppo inquietante.

Con un calcio tirò via la coperta e prese i fogli. Li osservò bene, sentendo montare veloce un pesante senso di colpa. Non emanavano odore di pittura fresca. Non erano recenti.

Sciolse, con leggera esitazione, il nastro che li avvolgeva. Un forte senso di tradimento le corrodeva la coscienza. 

Li aprì sulla scrivania, accendendo e posizionando la lampada sopra i fogli.
Sentiva i suoi battiti impetuosi galoppare veloci come cavalli indomiti.

Cristo santo.

Diversi disegni, messi giù con tratto veloce e nervoso, rappresentavano degli avvenimenti, in maniera nitida e chiara.

Primo foglio:

dentro una stanza, sul pavimento, una ragazza. Bionda. Con una pozza di sangue sotto la testa e con diverse figure che le stavano attorno.

Secondo foglio:

riconobbe Tito. Accanto ad una porta, che osservava. Un ragazzo con corti riccioli scuri gli stava accanto e guardavano quello che stava succedendo, davanti ai loro occhi.
Uno stupro. La ragazza bionda aveva i polsi bloccati da una figura alle sue spalle e l'altra, inginocchiata davanti le sue gambe aperte, teneva i pantaloni abbassati.

Devo vomitare.

La nausea era salita fino all'esofago e pensò che non sarebbe riuscita a trattenersi ancora per molto. Bloccò il conato con una mano, mentre con l'altra premeva all'altezza del diaframma.

Decise di continuare a guardare.

Terzo foglio:

non capiva se era una stanza; l'ambiente sotto era molto sfumato, con i contorni evanescenti.
Una ragazza dai lunghi capelli neri era avvinghiata ad un uomo. Lui le teneva una coscia sul suo fianco mentre lei si aggrappava alle sue braccia, appoggiati ad una parete.
In disparte, sempre quel ragazzo visto nel foglio precedente, osservava la scena.

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