22 Novembre. Parte II.

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Agata.

Agata Vasta si aggirava tra i tavoli servendo pietanze, augurando buon appetito con un dolce sorriso di cortesia, e una parola gentile per tutti. Voleva tenersi il suo posto di lavoro bello stretto poiché le permetteva un minimo d'indipendenza. Ingoiava rospi e, zitta zitta, cercava di fare bene il suo lavoro: la cameriera presso la tavernetta Lo scoglio, perché sopra uno scoglio si trovava davvero.

La veranda sul mare regalava una vista senza eguali della piccola insenatura brucolana, con le sue piccole barchette di pescatori ormeggiate nella parte rocciosa meno esposta al vento, e il piccolo pontile che ospitava i natanti dei privati, nell'altra.

Una grotta naturale dove stava deposta una Madonna col Bambino ricordava il segno della croce da rivolgere al suo cospetto, quando le si passava davanti. Un piccolo tributo per la sua protezione durante la navigazione.

- Il mare non da mai una seconda possibilità - dicevano i vecchi pescatori della zona. Questa regola veniva osservata fin da bambini quando ci si cominciava a tuffare dallo sperone alto due metri, come battesimo dell'acqua.

Quella sera però tirava un'aria strana, peggio di quando trasmettevano le partite di Champions League. Non era una tensione sportiva, ma qualcosa di completamente diverso.
Sembravano tutti agitati e parlottavano tra di loro, ignorandola quasi del tutto. E raramente lei veniva ignorata per via del suo aspetto stravagante.

Sempre vestita di nero, con i corti capelli biondi e fucsia e tatuaggi variopinti, attirava sempre l'attenzione dei clienti non abituati ad avere tra i tavoli una versione 2.0 della nuova Cindy Lauper.

Entrò in cucina sbuffando, andando quasi a sbattere contro la sua corpulenta collega Rosetta intenta a cercare qualcosa nella dispensa sul retro.

«Ma si può sapere cosa hanno tutti oggi? A malapena mi hanno rivolto la parola!»

«Non sai chi è tornato oggi in paese? Ma dove vivi?»

«Vivo qui da un anno, conosco ormai tutti ma non so chi è tornato! Forse Fiorello, quello della TV?»

Rosario Fiorello, un noto showman televisivo, era molto conosciuto nel borgo dove veniva di frequente a mangiare prelibati piatti marinari senza essere disturbato.
Qui lo conoscevano tutti ed era di casa e come tale si muoveva con assoluta tranquillità nella cordialità tipica della gente del borgo.

Ma capì che non era lui dagli occhi eccitati di Rosetta Lombardo.

Le si avvicinò con fare circospetto, parlando a voce bassissima , vicino al suo orecchio: «è tornato il figlio di Rizzi, Diego. Quello che si è fatto dieci anni di prigione. C'è chi l'ha visto proprio nel pomeriggio entrare a casa sua.»

«Davvero?» Agata sgranò gli occhi per la sorpresa.

Aveva visto poche volte in giro Rosario Rizzi e ignorava addirittura che avesse un figlio o una moglie.

«Certo che ce ne vuole coraggio a farsi rivedere dopo quello che è successo. Quel bastardo assassino dovrà fare i conti ora con lui.»

Rosetta indicò il bancone, dove un uomo sopra lo sgabello stava bevendo la terza bottiglia di birra con espressione indecifrabile, non rivolgendo la parola a nessuno e abbastanza malconcio.

«Quello è Jimmi, il padre di Laura Palmer, l'amica di Stefania Roggio. Tutte e due sono state ammazzate e i loro corpi non sono mai stati ritrovati.»

Agata aveva visto tante volte quell'uomo al bancone bere fino alla chiusura del locale senza scambiare parola con nessuno, e ora ne capiva anche il motivo.
Il terribile motivo.
Si sentì scuotere da brividi freddi in tutto il corpo per ciò che aveva appena sentito.
Diego Rizzi... mai sentito questo nome.

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